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3 dicembre 2017

UN MINUTO OLTRE IL FUTURO: CARLO BOLLI E LUIGINO LORENZONI

 

UNA STORIA DI IMPRESA E DI AMICIZIA

di Emanuela Dottorini

“…un minuto oltre il futuro…” sono il titolo e le parole che chiudono questo libro, scritto e costruito attraverso l’incontro di un regista scrittore e un imprenditore, grazie ad un articolo commissionato da un magazine economico che cercava una storia di imprenditoria di successo.

L’occasione giornalistica finirà per essere la ragione della nascita di un’amicizia  e di un libro che  in copertina indica come autori, Carlo Bolli, il regista scrittore e Luigino Lorenzoni, l’imprenditore. In realtà saranno autori e protagonisti di se stessi attraverso incontri e amabili scontri di idee, confidenze e confessioni reciproche, che disegneranno il profilo di una storia umana e imprenditoriale di successo; di quelle storie che danno fiducia di sapere che ci sono persone onestamente in gamba .

La storia di Luigino Lorenzoni non è solo la storia di una grande famiglia di successo ma è anche  la storia di un uomo che parte da origini modeste e percorre strade di umiltà, fatica, determinazione e grinta. E’ la voglia sana di lottare e riuscire che si percepisce in queste pagine; il legame con il proprio territorio, Magliano Sabina, nel reatino, che non viene mai meno.

La storia dei Lorenzoni è anche la storia del loro paese attraverso i cambiamenti sociali ed economici che Luigino intuisce con anticipo e sa sfruttare con onestà ed entusiasmo. La politica locale non manca nei suoi impegni, nel senso di voler cercare la cura degli aspetti sociali del territorio in cui vive; proprio la politica evidenzierà  divergenze nelle opinioni dei due autori protagonisti e sarà proprio da questo confronto che si dimostrerà il carattere genuino di due pensieri differenti che percorrono il filo dell’onestà intellettuale.

Non poteva che costruire un’amicizia l’incontro intervista su questa bella storia umana e di impresa. La famiglia di Luigino, la famiglia Lorenzoni, è una grande famiglia, non di quelle da fiction. Non ci sono intrighi, c’è invece il gioco di squadra e di famiglia, gioco sano, faticoso e continuo : c’è il lavoro vero.
Dovrebbero leggere questo libro tutti quelli che sono convinti che fare impresa sia, per sua natura, un lavoro che non possa prescindere dall’illecito , dalla fuga verso altre terre o da altre negatività. Questa storia dimostra invece che fare impresa è altro ed è possibile.

L’uomo che si costruisce da solo negli anni e il regista scrittore, talentuoso e polemico, a volte scontroso e orgoglioso fino alla superbia, si delineano tra le pagine di un libro che fa nascere la loro amicizia cementata dal ricordo commosso di Paolo Pioggia , amico reciproco e già mancato, cui si deve la frase scritta a Luigino nel rovescio di un biglietto da visita: “…a Luigino che vive un minuto oltre il futuro”.






#libri #impresa #amicizia #emanueladottorini luiginolorenzoni #carlobolli

2 ottobre 2017

CIBO E VINI . "IL PICCOLO ALPINO" TRATTORIA ROMANA AL TESTACCIO

La tipica trattoria romana al Testaccio di Roma
“IL PICCOLO ALPINO”
Un nome insolito per i sapori della tradizione romana

di Emanuela Dottorini

La trattoria Il “Piccolo Alpino” nel quartiere Testaccio di Roma, accoglie con semplice familiarità chi è alla ricerca di piatti classici della cucina romana.


Il Piccolo Alpino

La leggenda dice che il nome derivi dalla vecchia fraschetta dove si radunavano gli alpini ed è rimasto quello dopo che i titolari, ora seconda e terza generazione con Renato e Simone, lo hanno messo su.


Il Piccolo Alpino - tavoli 

I tavoli sono apparecchiati con gentile semplicità e i piatti proposti sono quelli classici romani. Il menù li offre praticamente tutti, compresi i fritti e le pizze cotte nel forno a legna. Il piatto forte sono i rigatoni alla “Carbonara” ma seguono altre delizie come la coda alla vaccinara, i rigatoni con la pajata o la trippa e le polpette al sugo ( belle grandi come da tradizione).

Il Piccolo Alpino- tonnarelli cacio e pepe

I tonnarelli cacio e pepe sono una delizia con la loro cremina di pecorino e pepe, morbidi e corposi al punto giusto.
Il vino della casa, il cosiddetto “vino ignorante”, che è un rosso del Lazio servito fresco, disseta magicamente con il suo retrogusto leggermente dolcetto che con sorpresa va alla perfezione con i sapori decisi della cucina romana. I vini che servono qui sono il Frascati e il vino Pecorino tra i bianchi, il Montepulciano e quello della casa, tra i rossi.
Per i secondi sul classico leggero assaggio le scaloppine al limone: morbidissime e saporite con una fetta di limone bio al centro.


Il Piccolo Alpino- salame di cioccolata

Poi un dolce, già adocchiato dal menu: il salame di cioccolato con taglio perfetto, morbido e croccante al punto giusto lavorato con ottimo cioccolato scuro.
“Il Piccolo Alpino” con 50 coperti dentro e pochi all’aperto, da 32 anni è frequentato dai romani di zona “testaccini” e i fuori zona che lo conoscono, compresi i turisti, ma i più raffinati.

Il Piccolo Alpino
Via Orazio Antinori, 5
00153 Roma
Tel. 06/574.13.86
Chiuso il Lun. e Mar.

21 giugno 2017

LIBRI RECENSIONE "DALL'UTOPIA ALLA DISTOPIA IN PASOLINI", SGUARDI AUTOREVOLI

“L’utopia di Pasolini”
il libro della direttrice del Centro studi di Casarsa, pubblicato da Bottega Errante, più l’allestimento speciale della mostra
 “I tanti Pasolini”
con le storiche fotografie di Carlo Riccardi a cura di Maurizio Riccardi e Giovanni Currado
 
 
di Emanuela Dottorini


Nella  conversazione su Pasolini e sulla recente pubblicazione di Angela Felice
 
 
 
 
 
 
 
Roberto Ippolito, noto giornalista
 
 
Roberto Ippolito
foto di Mycultureinblog
 
ha introdotto la serata evento nello Spazio 5 di Roma tra le  fotografie storiche di Carlo Riccardi.
Questo libro - dice Ippolito- è L'utopia di Pasolini,  cioè l'utopia di conciliare il suo inconciliabile.
L'utopia della gioventù, prima di tutto, dice Angela Felice
 
 
Angela Felice
foto di Mycultureinblog


 
che, studiosa  di Pasolini e Direttrice del Centro studi Pier Paolo Pasolini di Casarsa della Delizia, afferma l'importanza dell'uso dei suoni in senso strettamente musicale nella poesia di Pasolini che attori della "Compagnia Friulana" hanno recitato in lingua originale furlan.
 
Attore della Compagnia di teatro friulana e Filippo La Porta
foto d Mycultureinblog

 
Per Filippo La Porta questa pubblicazione è di una tale assolutezza critica, equilibrio e freschezza da aggiungere ancora molto al tanto già scritto su Pasolini.
Utopia è un termine che confligge proprio col tema pasoliniano della realtà; l'utopia è legata al Friuli, a Casarsa, patria ideale e idealizzata come spazio del sacro, dove il ritmo della natura diventa il ritmo stesso della lingua friulana che è incorrotta. 

 

Filippo La Porta
foto di Mycultureinblog
 

Ma è un'utopia che si converte in distopia: immagine catastrofica di una giovinezza idealizzata prima e poi  violenta, come nella "La nebbiosa". Io adulto? Mai! dice un Pasolini antipedagogico, convinto che l'esistenza non maturi nessuno  perché le persone non sono modificabili; ognuno ha un proprio ritmo misterioso.
Ma allora cosa può tentare il legame tra utopia e realtà? La poesia, che è  termine intermedio e spazio totalmente gratuito dell'esistenza.
Lunis, Lunedì è la poesia di congedo di Pasolini dall'utopia, dice Angela Felice

 

Angela Felice
foto di Mycultureinblog
 

perché il lunedì è la fine della domenica e qui la poesia suona in un friulano spento senza più gli echi provenzali delle prime poesie.
Pasolini mette sempre in campo se stesso e la sua pulsione di come dovrebbe essere la realtà; per lui Casarsa è un luogo assoluto, paradigma di come dovrebbe essere il mondo. L'utopia è il Friuli, il paesaggio sonoro di una geografia antropologica che si estende fino alle borgate romane, dove la giovinezza è  luogo dell'innocenza solo come categoria psicologica, perché condizione transitoria che diventerà nostalgica; quando l'utopia si deformerà nella distopia della coscienza dolorosa della fine del bisogno di poesia, lì dove il friulano suonerà antilirico.
 
 
 
 



31 maggio 2017

LIBRI E ARTE ""PEZZI DA MUSEO. Perché alcuni oggetti durano per sempre" di Maria Vittoria Marini Clarelli "


PEZZI DA MUSEO
Perché alcuni oggetti durano per sempre
di Maria Vittoria Marini Clarelli (Carocci, Roma 2017)




di Emanuela Dottorini

Mercoledì 31 maggio nella sede della Galleria Corsini in Roma, è stato presentato il volume Pezzi da museo. Perché alcuni oggetti durano per sempre, di Maria Vittoria Marini Clarelli (Carocci, Roma 2017).
Il titolo incisivo è stato scelto per un libro agile e snello che nonostante il carattere divulgativo resta un saggio filosofico di teoria dell'arte. La copertina suggerisce e in parte anticipa l'importanza del concetto di icona anche nell'opera di Duchamp, così caro a Maria Vittoria Marini Clarelli, già Soprintendente alla Galleria Nazionale in Roma, che aveva trattato il tema del significato del museo in "Che cos'è un museo". 
A presentare il libro sono intervenuti Massimo Carboni, Michela Di Macco e Michele Di Monte.

Michele Di Monte
(curatore della Galleria Nazionale d'Arte Antica di Palazzo Barberini e docente di Teoria e tecniche della comunicazione estetica)



Per Michele Di Monte questo saggio sottolinea la meraviglia che le opere evocano nei visitatori del museo, attivando una dinamica dell'attenzione tra oggetto e visitatore come relazione dialettica. Il museo è lo spazio dell'intelligenza delle cose e deve diventare presidio di verticalità.

Michela Di Macco
(Professore ordinario di Storia dell'arte moderna presso la SapienzaUniversità di Roma)

Michela Di Macco parla della rifondazione di un libro di museologia condensato in questo saggio breve e cristallino che procede per coppie di opposti senza fare asserzioni critiche. Il museo trasforma le cose e i pezzi da museo sono collegati al concetto di eternità.

Massimo Carboni
(Docente di Estetica)


Massimo Carboni invece ritiene che vi siano asserzioni critiche in questo saggio, che definisce di ampio respiro filosofico e letterario. Allestire è infatti  un atto critico senza parole a cui gli storici e i critici rispondono con atti operativi verbali. Costruire un percorso museale significa fare un montaggio di materiali (anche in senso cinematografico) purchè coerentemente inventato, perchè il museo non può mai essere la semplice restituzione storicistica di materiali di archivio, ma il risultato di una corretta alternanza tra memoria e oblio.



Maria Vittoria Marini Clarelli


dirige l’Ufficio studi del Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo. È stata soprintendente alla Galleria nazionale d’arte moderna di Roma e ha insegnato Museologia presso la Facoltà di Architettura della Sapienza Università di Roma.




Pezzi da museo. Perché alcuni oggetti durano per sempre, di Maria Vittoria Marini Clarelli (Carocci, Roma 2017)





#museo
#galleriecorsinibarberini
#libri
#arte
#muesologia 

25 ottobre 2016

PERCORSI D'ARTISTA: PAOLA GROSSI GONDI "GRANO D'ALTA QUOTA"

Inizia con Paola Grossi Gondi la serie dei "Percorsi", tratti di strade di arte e cultura che percorriamo accanto ai protagonisti che ci mostrano i loro passi.

PERCORSI D'ARTISTA
 
PAOLA GROSSI GONDI
 
DIARIO D'ARTISTA
"GRANO D'ALTA QUOTA"

Queste sono pagine da un diario che segue casualmente lo scorrere dei giorni d'artista secondo le ispirazioni più profonde e immediate per far capire - queste sono le parole di Paola Grossi Gondi - che l'arte, quella vera, parte dal cuore dell'artista ed esprime quei valori universali, condivisibili da ogni uomo. Se non vi riesce, non è arte. 

dal diario dell'artista - 22 ottobre – memoria di San Giovanni Paolo II, Papa


Grano d’alta quota – olio su tela - 2000 - Paola Grossi Gondi


"Grano d'alta quota" è un omaggio a Giovanni Paolo II, uomo e Papa di alta quota e queste sono le parole di vera poesia che Paola ha scritto:

Hai capito chi è l'uomo, Karol il grande!
Hai indicato la strada, Karol il profeta!
Hai conquistato genti, nazioni e montagne, Karol l'atleta!
Hai amato l'arte, Karol il poeta!
E a me - che è capitato essere giovane quando parlavi ai giovani, artista, quando scrivevi agli artisti - hai portato ad alta quota, facendomi alzare lo sguardo e contemplare l'assoluto.
 

dettagli da Grano d’alta quota – olio su tela - 2000 - Paola Grossi Gondi

 

Ancora le parole di Paola: Il pubblico deve imparare ad essere più esigente e con senso critico difronte a ciò che gli viene proposto oggi come arte. 
Non mi propongo come una vera artista, lo lascio giudicare a chi guarda raccontando anche per scritto il mio punto di vista.
Questo pensiero chiude il post e sintetizza tutta la poetica di un'artista che si porge con talento e ricerca di profonda spiritualità consapevole che essere artisti è un privilegio.
 


dettagli da Grano d’alta quota – olio su tela - 2000 - Paola Grossi Gondi

#mycultureinblog
#paolagrossigondi

20 ottobre 2016

ARTE A SORPRESA:UN RESTAURO DI AFFRESCHI IN AUTORIMESSA

ARTE E RESTAURO IN AUTORIMESSA 
A ROMA

di Emanuela Dottorini

Succede in Italia e proprio a Roma di entrare in un'autorimessa per parcheggiare la macchina e trovare un cantiere di restauro in piena regola, con tanto di ponteggi e di decoratrice all'opera in camice bianco.



Sotto il vecchio intonaco sta emergendo un affresco pubblicitario, di quelli anni '50 del tipo pop art che avrebbe fatto impazzire Andy Warhol.


A dire il vero di affreschi ce ne sono altri: lungo il corridoio in entrata sfilano immagini dei primi del '900 che raccontano di un'autorimessa per le carrozze e poi per le macchine anche rifornite di carburante e poi un grande affresco di una mappa regionale, Google map d'epoca.


Viale Angelico 32/A - 00195 Roma (RM)

#ANGELICOPARKING
#RESTAURO
#AUTORIMESSA
#mycultureinblog

29 agosto 2016

INCONTRI LETTERARI : FEDERICO COLUCCI "IL BATTITO DELLA PENDOLA"


IL BATTITO DELLA PENDOLA

Federico Colucci




Angelo Pontecorboli editore-Firenze

Ediz.Luglio 2016


Pagine 89

Euro 7,80



di Emanuela Dottorini

Federico Colucci è uno scrittore che assorbe i suoi pensieri nella filosofia, sua prima materia di studi e di professione.
Se fosse un artista lo assimilerei a Dalì perché i sogni e il tempo lui li discioglie e li deforma con frasi e dialoghi asciutti come passi affrettati che si susseguono lineari e brevi . 
E’ come se traducesse all’istante i pensieri che gli attraversano la mente e li colorasse con le sue visioni oniriche e per far questo non ci fosse modo di interrompere le frasi con capoversi o inserire punti interrogativi. E’ un atto di ribellione e di libertà da scrittore indisciplinato, una sfida a seguirlo nei dialoghi e nei rapidi spostamenti di tempo e di luogo con personaggi che appaiono e scompaiono, che rinascono dai suoi libri precedenti e di nuovo vengono inghiottiti.
Tutte le ossessioni dell’uomo e del filosofo emergono inesorabili e alla fine conoscere i propri personaggi è conoscere se stessi.



Professor Colucci il battito della pendola scandisce il tempo; ci spiega il suo sentimento del tempo come espresso in questo libro?
Nell'epoca dell'assoluta presenza sia spaziale che temporale solo la scrittura può ritornare a vivere il mistero della lontananza. Il fascino della distanza. L'enigma dell'intervallo quando si è sospesi tra un  già e un non ancora. Scrittura come fluire della fantasia, dei ricordi, delle immagini sovrapposte nella confusione dei ricordi. La scrittura, così, apre percorsi tortuosi, incogniti, pericolosi, inaffidabili che si intraprendono nell'ansia di morte libertà, evanescenti, inesistenti. La penna scava sentieri fatti di insidie, nella polvere della memoria - che sempre ci guida mentre ci illudiamo di andare verso il futuro. Infinite combinazioni del presente. Infinite variazioni del passato. Infinite notti separate da infiniti giorni. Lagune ardenti. Boscaglia notturna su cui la luce del giorno stende un troppo sottile velo di rassicurante  oblio. Solo la scrittura può accompagnare la condizione di spaesamento in cui vive l'uomo contemporaneo. Accompagnare e non contrastare o curare. Attraverso la scrittura ci si può perdere in lidi confusi, non ordinati dallo spazio e dal tempo. Porte che si aprono su quadri il cui legame è costituito soltanto dal movimento dello spettatore come nel percorso di un museo dove le immagini apparentemente esterne si mescolano a quelle interne in un puzzle che ogni istante si compone e si scompone in combinazioni e modi diversi. La scrittura può essere spaesante come la dodecafonia e l'arte astratta. Può essere polisemica rimanendo sempre comunque equivoca. E così la scrittura mostra quella che chiamiamo realtà in tutta la sua equivocità che è poi la libertà fantastica dell'immaginazione dei bambini. Quella che tutti cercano di diluire nella razionalità.

Dopo l’ allusione esplicita a Pirandello, le chiedo: che ne sarà dei suoi personaggi?
Forse i miei personaggi si sperdono poi ritornano nella platea della fantasia e della memoria da cui sono venuti. Forse.

La parte più dolce e poetica è riservata alla musica: che parte ha nella sua vita?
La musica è prima di tutto il ritmo della memoria e della fantasia che poi si trasforma nel ritmo della scrittura. Perché la scrittura prima ancora di essere contenuto è ritmo.

Cosa la lega a Venezia che è il luogo, non luogo, in cui ambienta le sue opere?
Venezia è il non luogo dello spaesamento.

Chi è la donna con cui spesso dialoga nel libro e che critica con gentile asprezza la sua opera ?
La presenza femminile sempre presente nei miei scritti che, secondo quanto ebbe a dire Gioachino Chiarini durante la presentazione di un mio libro, è Diotima, forse è l'autoironia che mi affianca inesorabile quando scrivo.


Lo scrittore vuole prima di tutto essere letto ed è tra le pagine del libro che disvela se stesso.









#libri
#federicocolucci
#mycultureinblog

22 luglio 2016

LIBRI E SCIENZA: IL FISICO IGNAZIO LICATA E IL SUO "PICCOLE VARIAZIONI SULLA SCIENZA"



Ieri pomeriggio eravamo lì anche noi, trepidanti per l'incontro con cervelli importanti: il professor Ignazio Licata Fisico teorico, autore del libro in presentazione e il supporter di prestigio il professor Alessandro Giuliani, biofisico all'I.S.S.



Arte e Scienza: il Maestro Montesano a sinistra e il Professor Ignazio Licata a destra indicano il bambino ( il professore) che guarda le stelle dal telescopio

Un libro sulla scienza presentato in galleria, la Pio Monti arte contemporanea, e una breve apertura in musica sax e piano di Luigi Cinque, predicevano la sinergia tra la scienza e le altre discipline. 
La comunicazione scientifica sta così a cuore al professor Licata che ha scritto questo libro come un'autobiografia in codice e una narrazione di quello che lui sente come "fisica", lontana anni luce dai proclami mediatici di moda che semplificando troppo e ricercando per questo consensi immediati, rischiano di agire pericolosamente sulle nuove generazioni, perchè inducono paradigmi e "paradogmi" che veicolano e limitano gli scienziati di domani a ingranaggi di un sistema scientifico di produzione e di spettacolo.
La scienza per Licata va riportata ad una dimensione di "furore conoscitivo" e di gioco, nel senso più alto del termine, perchè "con il gioco - lui dice- impariamo a vivere".
Licata e Giuliani
Il professor Alessandro Giuliani a sinistra e il Gallerista Pio Monti a destra
incisivo e carico di fervore il primo, teatrale e vigoroso il secondo, hanno parlato in sostanza al presente e per le future generazioni, calando le maschere di certi assunti scientifici troppo semplificati e troppo costruiti mediaticamente, che perdono le mille implicazioni e i mille modi diversi di vedere  e di studiare. 
Troppo semplice la riduzione: non esiste una scienza pura; i sistemi complessi hanno bisogno di una matematica semplice e viceversa; tra scienza e fede non c'è ostilità ma nemmeno parentela, perchè sono compatibili a diversi livelli del sapere: alcuni flash dei loro pensieri.
Resta solo da leggere il libro di Licata ed auspicare un prossimo incontro per approfondire quanto resta ancora di immenso da capire.

Emanuela Dottorini






L'arte della Scienza

Presentazione del libro 

"Piccole Variazioni sulla scienza" 
di Ignazio Licata
giovedì 21 luglio ore 19


La galleria PIOMONTI arte contemporanea è lieta invitare alla presentazione del libro di Ignazio Licata Piccole Variazioni sulla scienza che si terrà giovedì 21 luglio alle ore 19.
Il legame tra scienza e arte è più antico e profondo di qualunque definizione o moda, perché entrambe sono innanzitutto modi di guardare il mondo, pratiche cognitive. Il poeta inglese John Dryden definì la musica "scienza dei suoni armonici" e la scienza "arte costruita su principi". Alle logiche sottili di quest'arte è dedicato l'ultimo libro del fisico teorico ed epistemologo Ignazio Licata “Piccole variazioni sulla scienza” (Dedalo, 2016), ed è questa speciale attenzione al fare che porta il libro in una galleria d'arte contemporanea.
Scritto con lo spirito del pamphlet, l’opera è una critica della ragione mediatica della scienza a favore di una maggiore attenzione a problemi e contesti, per considerare davvero la scienza parte integrante di un più vasto processo culturale ed economico. "La scienza dice...". Quante volte con questa frase si vedono legittimare farmaci, orientamenti, stili di vita, economie... L’autore ci mette in guardia contro la nuova ideologia mediatica e ricorda che "la scienza non dice", la scienza fa! E non assicura certezze, ma sapere.
Ma come nasce uno scienziato? Per Licata tutto inizia con un bambino siciliano che guarda il cielo d'estate, esperienza rappresentata dal quadro dell'amico Gian Marco Montesano, "Guardando Il Cielo", che sarà esposto per l'occasione.
Durante l’incontro l’autore dialogherà con Alessandro Giuliani, biofisico dell'Istituto Superiore di Sanità, e ci sarà una speciale performance musicale del musicista e film maker Luigi Cinque.
Ignazio Licata, fisico teorico ed epistemologo, si occupa di fondamenti di teoria quantistica, cosmologia e teorie dell’organizzazione e dell’emergenza. Tra le sue pubblicazioni: La logica aperta della men­te (2008); Complessità (2011); I gatti di Wiener (2015).

Orario: lunedì - venerdi 12:00 -20:00

#ignaziolicata
#piomontiartecontemporanea
#libri
#scienza