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29 luglio 2015

Lucetta Scaraffia a Postignano con la conferenza "Umbria: all’origine di monasteri e conventi"

Sabato 1 agosto 2015, alle ore 18.30, presso la Chiesa della SS. Annunziata del borgo medioevale di Postignano (PG) si terrà, con ingresso gratuito, una conferenza di Lucetta Scaraffia  

Lucetta Scaraffia

dal titolo
“Umbria: all’origine di monasteri e conventi”.

Postignano


A seguire, sarà presentato il suo volume “Andar per monasteri” edito dalla Società Editrice il Mulino.

Lucetta Scaraffia è docente di Storia contemporanea presso l’Università degli Studi di Roma «La Sapienza».
Storica e giornalista, è editorialista de «Il Messaggero» e dell’«Osservatore Romano» – per il quale coordina il mensile Donne chiesa mondo – e collabora con «Il Sole 24 Ore».
È autrice, tra l’altro, di Due in una carne. Chiesa e sessualità nella storia (2008, con Margherita Pelaja), La santa degli impossibili. Rita da Cascia tra devozione e arte contemporanea (2014, Vita e Pensiero), Papa Francesco e le donne (2014, con Giulia Galeotti), Pregare, un’esperienza umana. L’incontro con il divino nelle culture del mondo (2015, con Franco La Cecla) e Donne, chiesa, teologia (2015, Vita e Pensiero).

L’iniziativa è nell’ambito della quarta edizione della manifestazione culturale estiva “Un Castello all’orizzonte” organizzata dai proprietari che hanno restaurato il borgo abbandonato, gli architetti Gennaro Matacena e Matteo Scaramella.

Alla fine degli anni ’60, l’architetto americano Norman F. Carver definì il Castello di Postignano come l’archetipo dei borghi collinari italiani,

Postignano

tanto da riprodurre le imponenti case-torri del borgo, aggettanti l’una sull’altra, nella copertina del suo libro fotografico “Italian Hilltowns”.

Il Castello di Postignano offre un’esperienza di turismo e di vita sostenibili, fatti di sostanza e di emozioni: sessanta case perfettamente restaurate nel rispetto dell’impianto medievale delle architetture, ma caratterizzate da tutte le risorse di una vivibilità moderna - un albergo “diffuso” - un ristorante/trattoria dove, la cucina semplice, l'attenzione alle tradizioni e alla qualità delle materie prime sono la sua filosofia – un wine bar “Vini e Oli dell'Umbria” - un centro servizi - l’antica chiesa, oggi luogo di eventi culturali, artistici e di intrattenimento; qui i restauri hanno svelato affreschi di antica bellezza, tra i quali una Crocifissione del XV secolo apparsa dietro una parete crollata – una biblioteca – alcune botteghe artigiane - un centro benessere, la piscina, l'area all'aperto “Il giardino delle rose”.




GLOBE THEATRE | MOLTO RUMORE PER NULLA dal 5 al 30 agosto

GLOBE


SILVANO TOTI GLOBE THEATRE
Direzione artistica Gigi Proietti


dal 5 al 30 agosto 2015 ore 21.15
MOLTO RUMORE PER NULLA



regia di Loredana Scaramella
traduzione e adattamento di Loredana Scaramella e Mauro Santopietro

Prodotto da Politeama Srl


BENEDETTO: “Quale è stato il primo dei miei difetti per il quale ti sei innamorata di me?”
BEATRICE: “Per tutti quanti insieme. Perché hanno organizzato una compagine così perfetta da impedire anche ad una sola qualità di insinuarsi tra loro.”                                                                      Atto V, 2


Il mese di agosto al Silvano Toti Globe Theatre è dedicato ad un grande successo della programmazione del Globe che ha fatto ridere e ballare spettatori di tutte le età: MOLTO RUMORE PER NULLA, con la regia di Loredana Scaramella,  che torna in scena dal 5 al 30 agosto ore 21.15. “Molto rumore per nulla” è una favola illuminante sul potere della parola, una  riflessione brillante e divertente su come una difficoltà possa trasformarsi in un’occasione di crescita personale e collettiva. Un gruppo di soldati al ritorno dalla guerra  invade il palazzo, lo spazio delle donne. Benedetto e Beatrice, campioni dei rispettivi schieramenti, continuano ad affrontarsi a colpi di battute ironiche, sotto gli occhi divertiti di tutti. Ma il destino riserba loro una grande prova, prima che venga sancito con un doppio  matrimonio il tempo della pace.  

La stagione 2015 del Silvano Toti Globe Theatre - unico teatro elisabettiano d’Italia, nato nel 2003 grazie all’impegno dell’Amministrazione Capitolina e della Fondazione Silvano Toti per una geniale intuizione di Gigi Proietti - è promossa dall’Assessorato alla Cultura e al Turismo di Roma. La produzione degli spettacoli è di Politeama srl, l’organizzazione e la comunicazione sono di Zètema Progetto Cultura.

Note di Regia
Rileggo  queste note scritte un anno fa, e penso che difficilmente avremmo potuto immaginare che il nostro gusto di creare “festa” attraverso un materiale nobile e un lavoro onesto e appassionato sul racconto  avrebbe trovato nel pubblico un ascolto così gioioso e partecipe. Aspettiamo  l’inizio delle nuove repliche come si aspetta un amico, ringraziando chi è venuto e chi verrà. A tempo di musica.
TRA IL BACO E LA FARFALLA
Uno dei sapori più dolci del teatro è nella ripetizione: il medesimo testo, col passare del tempo, ci si mostra cambiato. E’ un’esperienza perturbante guardare con occhi nuovi un oggetto conosciuto ma apre lo sguardo su orizzonti più vasti. Accanto ai temi che ci hanno appassionato, ne scorgiamo di nuovi. Ed è stimolante l’idea di affrontare questo viaggio con un gruppo di attori diverso, con una compagnia nata dagli incontri favoriti in questi anni dalle stagioni del Globe. Ecco il perché di una nuova versione di questa commedia che mi appare oggi come una riflessione molto brillante e ludica sul tema della crisi intesa come tempo della metamorfosi, su come un ostacolo, una difficoltà, possa trasformarsi in un’occasione di crescita personale e collettiva. Abbandonare abitudini e convinzioni ormai inadatte alle nostre vere esigenze è una necessità ed un’azione da intraprendere con coraggio, e anche con un po’ di umorismo, per avviare una rinascita della nostra società.
Molto rumore per nulla è una favola illuminante sul potere della parola, una commedia invasa da una gioia luminosa resa ancora più accecante da una lama d’ombra che per alcuni istanti l’attraversa. Il titolo racchiude tutti i sensi della storia e li nasconde proprio in quel nothing apparentemente inoffensivo. Nulla come un basso continuo contrapposto al suono di troppe parole, alla frenesia che spinge gli uomini ad amare, giocare, desiderare, combattere. Questa agitazione, che ha la sua sintesi nell’eccitazione sessuale, esplode in una casa ospitale piena di balli e di feste, d’estate, nella assolata Sicilia, un luogo che per Shakespeare certo significava esotismo e sensualità e che noi spostiamo in un Salento ideale, illuminato da quello stesso sole che esaspera i contrasti della scacchiera di corredi stesi a sbiancare, mentre dal parlato le voci prendono il volo per costruire richiami e canti che irrobustiscono il tessuto musicale già suggerito dal testo. E nothing, nella sua forma gergale antica, allude anche al sesso femminile, attorno al quale tanto rumore si scatena, e ci porta più vicino al tema centrale.
Un gruppo di soldati torna dalla guerra ed invade lo spazio delle donne. E’ la fine della specificità dei generi: l'uomo guerriero, la donna custode del focolare. Finite le battaglie, la commedia racconta quello che sta nel mezzo, dopo la guerra e prima della pace, dopo il "separato" e prima dell' "unito". Questo inter-regno è il tempo della parola, che si fa ponte tra due singoli mondi. E’ il maschile che cerca l'accordo col femminile. E Molto rumore per nulla racconta la rottura della membrana che divide i due stati, la lenta e difficile osmosi tra l'uno e l'altro. Tra uomo e donna, giovinezza ed età adulta, ricerca di identità e assunzione di identità. Tra il baco e la farfalla.
Benedetto e Beatrice, campioni dei rispettivi schieramenti, difendono strenuamente e con sfoggio di battute ironiche le loro autonome identità, come due adolescenti ostinati, lei attaccata al ruolo maschile che ha assunto, lui incapace di liberarsi dall'attrazione del cameratismo adolescenziale. Sono paralizzati da una paura che li rende comici. L’abbandonarsi alle emozioni potrebbe precipitarli su un terreno instabile che sconvolge il carattere, azzera ogni sistema di sicurezza e apre le porte ad una dimensione sconosciuta e incontrollabile. Beatrice è una donna insolita, una Queen Elizabeth in miniatura. Pur non essendo padrona di nulla, parla con libertà a stranieri, a uomini di potere, familiari e non. Tutto con lei si trasforma in motto di spirito, forgiato in una lingua paragonabile solo a quella di Benedetto, brillante e impertinente. Comportamento in genere condannato in una donna ma in lei accettato in virtù del suo essere casta, vergine e comica.  Ogni battuta di spirito va però a rafforzare la robusta corazza che nega il suo corpo e che nasconde dietro la goffaggine, le risate e lo scintillio delle parole la sua delicatissima parte emotiva. Benedetto è la sua immagine gemella, un Peter Pan attratto da una donna che è un guerriero e che gli propone un rapporto in fondo rassicurante, molto simile a quello che è abituato ad avere con i compagni d’armi. Il grimaldello che incrina queste due casseforti d’amore è proprio lo stato di crisi, il momento della difficoltà in cui le maschere rassicuranti cadono e ci si trova a rischiare la caduta nel baratro . Quando le parole di Beatrice sono rese vane dalla menzogna dei malvagi e il suo senso di giustizia non trova mezzi per farsi valere, Benedetto diventa necessario, la sua virilità un valore. Solo un uomo può impugnare la spada per difendere la giustizia, ma la strada gliela insegna una donna che lo separa dal branco. E così il buffone del Principe si trasforma nel nuovo capo del palazzo, giovane, saggio e brillante.
Da zero si va a zero: i malvagi rimangono tali, chi oggi si ama si amava già ma con una coscienza diversa. In questo processo di svelamento e metamorfosi, tutti ci ritroviamo complici del tentativo di mettere a nudo, come in un gabinetto anatomico, i meccanismi del cambiamento e tutti siamo chiamati a spiare e valutare i rischi e l’eventuale bellezza dell’incontro con l’altro. Tutti, singolarmente e come corpo sociale, nascosti nella penombra del teatro, sospesi fra realtà e finzione, facciamo insieme prove di vulnerabilità. Sostenuti dalla gioia e dal coraggio e trascinati dalla musica, transitiamo dal baco alla farfalla.
Loredana Scaramella

Interpreti
(in ordine alfabetico)

Margherita
LARA BALBO
Claudio
FAUSTO CABRA
Sorba
CRISTIANO CACCAMO
Ero
MIMOSA CAMPIRONI
Don Pedro
FEDERIGO CECI
Seconda guardia
JACOPO CROVELLA
Frate Francesco
DIEGO FACCIOTTI
Borracio
ALESSANDRO FEDERICO
Leonato
DANIELE GRIGGIO
Antonio, giudice
ROBERTO MANTOVANI
Don Juan
MATTEO MILANI
Beatrice
BARBARA MOSELLI
Corrado
Orsola
Corniolo, Baldassarre
Benedetto
Prima guardia
IVAN OLIVIERI
LOREDANA PIEDIMONTE
CARLO RAGONE
MAURO SANTOPIETRO
FEDERICO TOLARDO

Musiche eseguite dal vivo dal
TRIO WILLIAM KEMP

MAESTRO MOVIMENTI DI SCENA
Alberto Bellandi

AIUTO REGIA
Ivan Olivieri
Francesca Cioci

MUSICHE
Stefano Fresi

COSTUMI

Susanna Proietti

CIBO DI STRADA: DA VENERDì RIMINI OSPITA LO STREETFOOD VILLAGE


Dal 31 luglio al 2 agosto Streetfood sarà a Rimini nella centralissima Piazza Kennedy

Streetfood Rimini, la tendina torna a Marina Centro


Lo Streetfood Tour fa la sua ennesima tappa in Romagna, in uno dei posti simbolo della vacanza italiana. In tre giorni oltre 50 cibi di strada, musica e spettacoli in collaborazione con Associazione Commercianti Marina Centro



Diciannovesima tappa annuale per il tour del Cibo di strada promosso dallassociazione nazionale Streetfood. Prossima tappa Rimini con lAssociazione Commercianti di Marina Centro, dove in Piazza Kennedy, da venerdì 31 luglio a domenica 2 agosto  lo Streetfood Village animerà la movida della cittadina per eccellenza delle vacanze estive di giovani e appassionati di mare e divertimento. In tre giorni sono attese decine di migliaia di persone per assaggiare il miglio cibo di strada italiano, lunico certificato in qualità e tradizione dallunica e prima associazione nazionale che tutela e promuove questo settore, ormai sempre più apprezzato dai consumatori.



«Cibo di strada ormai non vuole più dire soltanto mangiare qualcosa spiega Massimiliano Ricciarini, presidente e fondatore di Streetfood è molto di più: a partire dal divertimento che può portare grazie al fatto non solo di trovarsi nelle principali piazze delle città italiane, ma anche grazie alla musica, agli spettacoli e alle atmosfere di benessere e spensieratezza che si generano in questi appuntamenti». Dalle 17 del venerdì e dalle 11 di mattina del sabato e della domenica, fino a notte inoltrata lo Streetfood Village sarà aperto a tutti gli streetfoodies che passeranno da Rimini. Saranno presenti nei gazebi di Streetfood oltre 50 specialità da tutta Italia e dal mondo per far degustare alle migliaia di persone previste i cibi di strada più tradizionali e genuini (vedi allegato). Ce ne sarà per tutti i gusti. Novità: cibo di strada etiope tra gli stranieri

Lassociazione nazionale Streetfood infatti, nata nel 2004, è stato il primo progetto in Italia a promuovere il cibo come cultura e il cibo di strada come format vincente in quanto riassume in un cartocciostoria e tradizioni di ogni regione dItalia da scoprire e gustare con le mani. Nel 2015 lo Streetfood Tour ha già segnato 19 tappe in altrettante città dItalia dimostrando come il cibo di strada è e deve essere integrato con la cultura e con la vita della città. Oltre un milione di streetfoodiesin questi appuntamenti (con una media di 50 mila presenze a evento). Sono tutti appassionati di buona cucina, di tradizione. Cercano nel cibo di strada non solo un pasto, ma emozioni e racconti dei territori da cui queste cucine così particolari provengono. Il merito di Streetfood è stato quello di garantire al consumatore prodotti certificati nella qualità e nella storia e riconoscibili con il marchio Artigiani del gusto.

In allegato il menu dei cibi di strada presenti a Rimini 
Streetfood Village Rimini, 29 luglio 2015 C.s. 41





MENU CIBI DI STRADA
Streetfood Village a Rimini


La tradizione
Sicilia - pane e panelle, pane cameusa, arancine, cannoli e cassatine.
Lazio - Fritto di pesce
Marche - Olive e fritto misto di Ascoli
Puglia - Bombette, panzerotti e puccia con il polpo, focaccia barese e 
panini gourmet su food truck
Toscana - Tortelli di patate tradizionali casentinesi (Ar) e fritti.

Hamburger di Chianina Igp certificato
Romagna - Piada romagnola e cassoni
Abruzzo - Arrosticini di pecora
Veneto - Pastin Hamburger delle dolomiti di Belluno e wurstel 
artigianali.
Campania - Patata tornado e pasticceria napoletana

Tra gli stranieri:

Argentina carne di angus alla griglia e choripan
Grecia Souvlaki e Gyros Pita

Marocco - Cous Cous e Tajine
Spagna - Paella e tacos con sangria
Etiopia - sambussa, felafel, kategnà e altre ricette tipiche

Bevande:


birra artigianale friulana e toscana a marchio Streetfood®
Cocktail di lime e frutta fresca serviti da foodtruck a forma di lime

Cammina per le città d'arte e porta a casa un paio di scarpe Panchic!

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Lo street-comfortable-chic di Panchic ti aspetta nelle città d’arte italiane!
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CAMMINA PER LE CITTÀ D’ARTE
E PORTA A CASA UN PAIO DI SCARPE PANCHIC!

#camminalarteconpanchic


Visitare una città d’arte. Scattarsi un selfie. E aggiudicarsi un paio di Panchic. E’ la singolare sfida che il marchio veneto di calzature lancia dall’1 al 31 agosto 2015.
Partecipare è semplice: basta scattarsi una foto durante una visita ad un museo, ad una chiesa, o in uno dei bellissimi luoghi che caratterizzano le città d’arte italiane. Poi, inviare il selfie via email a mypanchic@panchic.it oppure pubblicare direttamente la foto
- su Instagram https://instagram.com/mypanchic/
- sulla pagina Facebook di Panchic https://www.facebook.com/pages/p%C3%A0nchic/149177625149742?fref=ts
- su Twitter https://twitter.com/PanchicPanchic?lang=it
utilizzando il seguente hashtag: #camminalarteconpanchic


Chi ha scattato le tre foto più belle avrà in regalo un paio di Granonda, la sneaker coloratissima che Panchic ha creato per consentire alla scarpa di seguire il movimento del corpo.

Grazie a tagli verticali profondi che scompongono la suola in otto isole, Granonda rappresenta infatti l’alleato perfetto per ogni camminata. Il fusbet estraibile è in morbida schiuma di lattice. E il colore ammanta il nylon trapuntato a rombi della tomaia, che rende Granonda riconoscibile tra mille.

La Granonda di Panchic è disponibile in otto colori: Rosso Phonebox, Blu Limoges, Giallo Sole, Cenere, Canna di Fucile, Nero, Blu Oltremare, Burro.
Lo street-comfortable-chic di Panchic ti aspetta nelle città d’arte italiane!
#Panchic #selfie #street #comfortable #chic #arte #Italia
TO DOWNLOAD PRESS KIT: https://goo.gl/vo6p1l


Panchic. Panchic è un marchio creato nel 2010 da Leonardo Dal Bello a Treviso. Scuotere i soliti schemi, portare avanti il design e la qualità italiane, rispettare l’etica. Questo è il sogno che il fondatore porta avanti insieme alle sorelle Rossella e Chiara dal maggio 2010, data in cui il primo prototipo ha preso vita. Il claim dell’azienda esprime in una sola frase la sua filosofia: “Quando creo penso al mondo. Se quello che creo lo migliora, lo chiamo Panchic”. Panchic è etico. “Facciamo lavorare gli artigiani e non i bambini di paesi emergenti; produciamo in fabbriche sicure e a norma; utilizziamo materiali italiani al 100%; diamo un valore commisurato al prezzo finale, senza esagerare” spiega Dal Bello.
www.panchic.it

27 luglio 2015

OMAGGIO A ROBIN WILLIAMS - FOCUS IN PRIMA TV



Presenta
 
OMAGGIO A ROBIN WILLIAMSUNA RASSEGNA E UN FOCUS ESCLUSIVO IN PRIMA TV


Un anno fa (11 agosto 2014) il mondo del cinema perdeva uno degli attori più istrionici di tutti i tempi: Robin Williams. Il Canale lo ricorda con un Focus in esclusiva Prima TV e una rassegna di alcune tra le sue più celebri interpretazioni. Interviste allo stesso Robin Williams, al regista Barry Levinson e a Ben Stiller tratte dagli archivi della NBC e di Getty, foto e clip di film raccontano una delle star più complete del panorama hollywoodiano.

L’appuntamento è a partire dal 4 agosto ogni martedì alle ore 21:15.

Titoli in ordine di trasmissione:

·        04/08: Risvegli (1990) di Penny Marshall con Robert De Niro
·        11/08: La leggenda del re pescatore (1991) di Terry Gilliam con Jeff Bridges
·        18/08: Al di là dei sogni (1998) di Vincent Ward con Cuba Gooding Jr. e Annabella Sciorra
·        25/08: L'uomo bicentenario (1999) di Chris Columbus

FOCUS – ROBIN WILLIAMS

Interprete eccellente di ruoli drammatici e oscuri e, allo stesso tempo, genio dalla comicità travolgente, Robin Williams viene ricordato nel Focus esclusivo realizzato dal Canale attraverso interviste allo stesso Robin Williams e a coloro che hanno lavorato con lui e preziosi materiali di archivio, oltre a clip tratte dai suoi film più famosi e foto di Contrasto. Nato a Chicago il 21 luglio 1951 da una famiglia benestante, Robin ha origini inglesi, irlandesi, scozzesi, tedesche e francesi. Nel 1967 si trasferisce con la famiglia in California e negli anni del College nasce la sua passione per il teatro. “Mio padre era un uomo molto elegante e quando gli dissi che volevo fare l’attore lui rispose: «Bene, ma cercati una professionale alternativa come la saldatura». Così andai a lezione di saldatura ma l’insegnante aveva un occhio solo e così dissi «devo andare».” Dice Robin Williams in una delle interviste tratte dagli archivi della NBC e contenute nel Focus. La prima importante interpretazione per cui il pubblico ricorda Robin Williams è per il ruolo di Mork, un simpatico alieno protagonista della serie televisiva Mork & Mindy, in onda dal 1978 al 1982. Negli stessi anni, Robin interpreta numerose stand-up comedy, che in futuro gli varranno il 13° posto nella lista della Comedy Central's tra i 100 più grandi stand-up di tutti i tempi. “Non hai scelta devi essere così convincente agli occhi di qualcun altro da riuscire a essere irriconoscibile anche per tua moglie.” Al cinema, il suo primo ruolo di rilievo è Braccio di Ferro in Popeye di Robert Altman del 1980, e la vera consacrazione a Hollywood è con Good Morning, Vietnam di Barry Levinson del 1987, che gli vale la prima nomination agli Oscar e la vittoria di un Golden Globe. Di lui racconta Barry Levinson: “Sapeva essere comico in tanti modi diversi tirando fuori cose dalla sua testa all’improvviso. Come durante le riprese di Good Morning Vietnam in cui dovevamo girare delle scene con i vietnamiti. Il suo interesse nei confronti della gente era tale che riusciva a tirar fuori  il loro comportamento, il modo in cui pensavano e lavoravano. Questo ha davvero vitalizzato il film più della storia in sé. “ Seguono altri film di successo: L’attimo fuggente di Peter Weir e La leggenda del re pescatore di Terry Gilliam, per i quali riceve due nomination agli Oscar nel ’90 e nel ’92. E’ grazie a Will Hunting – Genio ribelle che nel 1997 Robin Williams ottiene la statuetta come miglior attore non protagonista. “È un grande onore..mi sembra di volare…ed è molto più economico del Prozac!” Il successo raggiunto da Robin Williams durante la sua carriera è oscurato, però, da momenti difficili nell’ambito della vita privata: negli anni Ottanta l’attore fa uso di cocaina ed è presente alla tragica serata in cui il suo collega e amico John Belushi perde la vita per overdose. Anche la vita sentimentale di Williams è piuttosto turbolenta: dopo dieci anni di matrimonio, nel 1988 divorzia dalla prima moglie, la ballerina Valerie Velardi, madre del figlio Zachary, quando i giornali rivelano una sua relazione con Marsha Garces, la bambinaia del figlio. Nel 1989 sposa Marsha, dalla quale ha due figli: Zelda e Cody Allan. Nel 2008 i due annunciano di non essere più sposati e nel 2011 l'attore sposa Susan Schneider, una graphic designer conosciuta due anni prima. Anche negli anni successivi le incredibili doti istrioniche consentono a Robin Williams di destreggiarsi tra parti serie e drammatiche, come in Patch Adams del 1998, e ruoli comici, come in Una notte al museo del 2006 dove recita a fianco di Ben Stiller che dice di lui: “Ogni volta che ho lavorato con Robin ho sempre cercato di dare il meglio proprio perché ero un suo grande fan. Ha interpretato una tale quantità di film, di performance dal vivo, di parti comiche, ha così tanto lavoro alle spalle che rimarrà vivo per sempre.” Gli ultimi anni della sua vita sono caratterizzati da molte difficoltà personali. L’attore si ammala prima di Parkinson e poi di una malattia neurodegenerativa, chiamata demenza da corpi di Lewy, che si manifesta soprattutto con frequenti allucinazioni visive. E’ probabilmente a causa di un’allucinazione che l’11 agosto del 2014 Robin Williams si toglie la vita nella sua abitazione a Tiburon, in California.

AUTORITRATTO DI LEONARDO | fino al 3 agosto ai Musei Capitolini

Fino al 3 agosto
L'AUTORITRATTO di LEONARDO DA VINCIai Musei Capitolini di Roma




Ancora pochissimi giorni per ammirare l'Autoritratto di Leonardo, capolavoro assoluto del maestro toscano esposto ai Musei Capitolini di Roma. Il protagonista della mostra Leonardo da Vinci. L'autoritratto, che per la prima volta ha portato della Capitale il disegno realizzato a sanguigna dall'artista, rimarrà infatti esposto fino a lunedì 3 agosto.
Nei giorni successivi tornerà a Torino, per essere nuovamente ricondotto nel bunker della Biblioteca Reale che lo custodisce insieme agli altri 12 disegni autografi di Leonardo da Vinci, parte della ricca collezione grafica italiana e straniera dei secoli XV-XIX, di proprietà dell'istituzione culturale torinese e acquistata da re Carlo Alberto nel 1839.

L’esposizione romana, posta sotto l'Alto Patronato della Presidenza della Repubblica, è promossa dall’Assessorato alla Cultura e al Turismo – Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali di Roma, dal MiBACT, dalla Fondazione Enzo Hruby, dalla Fondazione Guglielmo Giordano e dal Comune di Vinci.  La produzione e l’organizzazione sono dell’Associazione Culturale MetaMorfosi con il supporto organizzativo di Zètema Progetto Cultura.

Il percorso espositivo ripercorre gli avvenimenti più importanti della vita di Leonardo, le vicende controverse e affascinanti che accompagnarono l'opera nei secoli e le caratteristiche della tecnica a sanguigna utilizzata per realizzare l'autoritratto. Grazie alla presenza di supporti multimediali, inoltre, l'Autoritratto viene raccontato anche da tre preziosi documenti audiovisivi messi a disposizione da Rai Teche e dall'Istituto Luce.

Al termine del percorso, nel cuore di Palazzo Caffarelli, il visitatore si ritrova infine a pochi passi dal più enigmatico, affascinante e misterioso ritratto che ci sia mai giunto dall'antichità. Lo sguardo ipnotico e senza tempo di Leonardo appare infatti come il traguardo finale di viaggio a ritroso nella straordinaria sua capacità di autocelebrarsi, attraverso i tratti del viso di un uomo canuto, con lunghi capelli e lunga barba, calvo ma affascinante grazie ad un'espressione seria e leggermente severa che ha contraddistinto, nei secoli a venire, i tratti dell'artista stesso nell'immaginario collettivo. 

Non ci saranno per molti anni altre esposizioni dell'Autoritratto di Leonardo da Vinci. Per motivi di conservazione e di sicurezza, l'opera tornerà al buio del caveau torinese. Proprio per sfruttare al meglio questa sua rarissima “uscita pubblica”, il disegno, prima di essere esposto ai Musei Capitolini, è stato sottoposto ad una nuova campagna diagnostica e ad un intervento "non invasivo" realizzato dai tecnici restauratori dell'ICRCPAL, Istituto Centrale per il Restauro e la Conservazione del Patrimonio Archivistico e Librario di Roma, diretto da Maria Cristina Misiti.


Paul Jenkins. I colori dell'invisibile Pinacoteca Comunale di Gaeta 26 luglio - 26 settembre 2015

Paul Jenkins. I colori dell’invisibile.
Pinacoteca Comunale di Gaeta
26 luglio – 26 settembre 2015




Dal 26 luglio al 26 settembre 2015 la Pinacoteca Comunale di Gaeta ospiterà, dopo Martha Cooper, un altro famoso artista statunitense: Paul Jenkins (1923-2012). La mostra, promossa dal Comune di Gaeta, dall’Associazione Culturale Novecento, da Monte-Carlo International Art e da Antonio e Paola Sapone, riveste un particolare interesse in quanto Jenkins, nel suo girovagare per il mondo, ha soggiornato negli anni Cinquanta anche in Italia, a Taormina, e recentemente è stata allestita una delle sue prime mostre postume in Italia, a Prato.

Le opere provengono da collezioni private e dalla Montecarlo Interrnational Art di Antonio Sapone che ha conosciuto direttamente l’Artista a Parigi, negli anni conclusivi della sua lunga carriera, quando ormai aveva scelto di vivere e lavorare alternativamente tra Francia e Stati Uniti, New York, dove si spense nel 2012. La mostra presenterà un’articolata esposizione di opere chiamate “Phenomena”, titolo generale attribuito dal Maestro alle sue opere dopo aver letto gli scritti di Kant e le teorie del colore di Goethe, a cui segue una frase o un riferimento al luogo di ispirazione.

Jenkins è stato definito un espressionista astratto o ancora un “fenomenista” astratto; ha studiato presso la Art Students League di New York con Yasuo Kuniyoshi e Morris Kantor dove ha conosciuto Mar Rothko, Jackson Pollock, Lee Krasner e Barnet Newman. Le sue opere fanno parte di importanti collezioni e sono patrimonio di musei di tutto il mondo.

La cura scientifica è affidata al Prof. Giorgio Agnisola e il catalogo, curato dall’Associazione Culturale Novecento, si avvale del contributo del Prof. Marcello Carlino.

Paul Jenkins. I colori dell’invisibile.
26 luglio – 26 settembre 2015
Pinacoteca Comunale di Gaeta. Palazzo San Giacomo, Via De Lieto n. 2, Gaeta

Biglietto
Intero: 5 euro


Orari di apertura
Giugno, Luglio e Agosto
Tutti i giorni, compresi i festivi, dalle 17 alle 22
Chiuso il lunedì
Settembre
Venerdì 16 -19 / Sabato e Domenica 11-13/16-19

È possibile prenotare la visita in altri giorni ed altre ore telefonando al 3392776173 o inviando una e-mail con attesa di conferma a pinacotecagaeta@gmail.com


L'improvvisa scomparsa di Sebastiano Vassalli

La morte improvvisa di Sebastiano Vassalli di recente candidato al NobelLo scrittore novarese ha raccontato la storia italiana e la pianura



È stato stroncato da un male incurabile. La chimera del 1990 è il suo capolavoro tradotto nel mondo e adottato a scuola accanto ai Promessi sposi. Aveva appena terminato un nuovo romanzo, Io, Partenope, in uscita il 12 settembre, quando avrebbe ritirato il premio Campiello alla carriera. Nelle sue opere, pubblicate da Einaudi, Interlinea e Rizzoli, viaggi nel tempo e metafore della società contemporanea alla ricerca del carattere nazionale degli italiani. Mercoledì dalle ore 10 camera ardente alla Biblioteca civica negroni di Novara e funerali civili alle ore 17,30 al Broletto di Novara, con una lettura no stop dei suoi testi a cura della sua casa editrice novarese.


È mancato improvvisamente per un male inguaribile lo scrittore novarese Sebastiano Vassalli che di recente aveva ricevuto notizia della candidatura ufficiale dell’accademia svedese al premio Nobel 2015 per la Letteratura. L’autore della Chimera



romanzo nel 1990 premio Strega da poco riedito nella “Bur”, tradotto in tutto il mondo e molto adottato nelle scuole superiori accanto ai Promessi sposi, è nato a Genova nel 1941 ma fin da piccolo ha vissuto a Novara; viveva da anni in un’antica casa in mezzo alle risaie in località Marangana dove conduceva un’esistenza sobria e riservata, quasi eremitica, dedicandosi alla scrittura. L’annuncio è stato dato dalla moglie e dal Centro Novarese di Studi Letterari. I suoi libri sono pubblicati da Einaudi, Rizzoli e Interlinea. Aveva appena terminato un nuovo romanzo, Io, Partenope, in uscita il 12 settembre, quando avrebbe ritirato il premio Campiello alla carriera.
Mercoledì dalle ore 10 camera ardente alla Biblioteca civica negroni di Novara e funerali civili alle ore 17,30 nell’antico al Broletto di Novara, luogo di memoria storica e letteraria dove trascorse l’ultima notte di dolore la giovane Antonia protagonista della Chimera. Nell’occasione Interlinea ricorderà l’autore invitando a un reading no stop del suo capolavoro durante l’apertura della camera ardente in biblioteca, di cui vassalli è stato testimonial.
I maggiori dati biografici di Vassalli sono raccolti nel sito dello scrittore www.letteratura.it/vassalli. Negli anni anni ’60 e ’70, dopo la laurea in Lettere con una tesi sull’arte contemporanea e la psicanalisi discussa con Cesare Musatti e durante un primo periodo di insegnamento, spicca l’attività di pittore ed esponente della neoavanguardia nell’ambito del Gruppo 63. Ha infatti esordito con testi poetici affermandosi con alcune prose sperimentali (tra cui Narcisso

del 1968 e Tempo di màssacro

da Einaudi) travasando nella pagina, attraverso un furore linguistico e una satira culturale, le inquietudini politico-sociali di quegli anni. Rispetto a queste esperienze giovanili, Abitare il vento

del 1980 segna il primo tentativo di un distacco e di una svolta. Il protagonista, come nel successivo Mareblù,

si sente incapace di cambiare il mondo con metodi trasgressivi e rivoluzionari (e poi si chiede: contro chi?). Vassalli cerca quindi nuovi personaggi o, meglio, una letteratura pura (in questo senso è per lui emblematico il poeta Dino Campana, la cui vicenda è ripercorsa nella Notte della cometa,

la prima opera della stagione narrativa matura) e una dimensione esistenziale anch’essa pura, come la fanciullezza, che è al centro della ricerca delle origini della società odierna nel romanzo L’oro del mondo,

ambientato nel dopoguerra. Intanto Vassalli non smette di indagare il mondo con eclettismo intellettuale (si pensi ai pamphlet Sangue e suolo

e Il neoitaliano
). L’investigazione letteraria delle radici e dei segni di un passato che illumini l’inquietudine del presente e ricostruisca il carattere nazionale degli italiani è quindi approdata prima al Seicento con La chimera, un successo editoriale del 1990, poi al Settecento di Marco e Mattio,

uscito l’anno dopo, quindi all’Ottocento e agli inizi del Novecento prima con Il Cigno nel 1993 e successivamente con Cuore di pietra,

dove ricrea un’epopea della storia democratica dell’unità d’Italia fissando come protagonista una grande casa di Novara. Nei libri a cavallo del Duemila lo scrittore si è avvicinato al presente riscoprendo anche il genere del racconto, soprattutto con La morte di Marx e altri racconti del 2006 e L'italiano dell'anno successivo, prima del ritorno al romanzo fondato sulla storia con Le due chiese, del 2010, anno in cui, alla vigilia dei settant'anni, ha dato alle stampe un'autobiografia in forma di intervista, Un nulla pieno di storie, presso Interlinea, la casa editrice dove è uscita anche la raccolta di saggi e letture Maestri e no e vari testi.


Attenzione privilegiata ha sempre dedicato al territorio novarese ricevendo anche il premio alla carriera Dante Graziosi/Terra degli aironi per la narrativa di pianura. Tra i suoi atti d’amore per i suoi luoghi vanno ricordati almeno Il mio Piemonte, con fotografie di Carlo Pessina, e Terra d'acque. Novara, la pianura, il riso, con presentazione di Roberto Cicala, con fotografie a colori, editi da Interlinea, come Il robot di Natale e altri racconti, Natale a Marradi. L'ultimo Natale di Dino Campana e di recente Il supermaschio da Alfred Jarry. Interventi militanti di Vassalli sono stati pubblicati sui quotidiani "La Repubblica", “La Stampa” e "Corriere della Sera", negli ultimi anni con la rubrica “Improvvisi”. Nel 2014 con Terre selvagge è passato a Rizzoli, che a fine primavera ha pubblicato Il confine. È del maggio 2015 la candidatura ufficiale dall'accademia svedese al premio Nobel per la Letteratura.