TRANSLATE

17 marzo 2016

XVI Biennale Donna | SILENCIO VIVO. Artiste dall'America Latina, PAC, Ferrara


Image
Image

Anna Maria Maiolino
Entrevidas (Between Lives), dalla serie Photopoemaction, 1981/2010
Trittico, fotografia in bianco e nero, 88x56 cm ciascuna (misura totale: 88x168 cm) edizione di 5 + 2 AP
Collezione Privata, Monza. Courtesy l’artista e Galleria Raffaella Cortese, Milano

XVI Biennale Donna
SILENCIO VIVO
Artiste dall'America Latina
A cura di Lola G. Bonora e Silvia Cirelli
 
Ferrara, Padiglione d'Arte Contemporanea
17 aprile-12 giugno 2016


Dal 17 aprile al 12 giugno 2016, al Padiglione d’Arte Contemporanea di Ferrara la Biennale Donna, con la presentazione della collettiva SILENCIO VIVO. Artiste dall’America Latina, curata da Lola G. Bonora e Silvia Cirelli.
Organizzata da UDI - Unione Donne in Italia di Ferrara e dalle Gallerie d’Arte Moderna e Contemporanea di Ferrara, la rassegna si conferma come uno degli appuntamenti più attesi del calendario artistico e dopo la forzata interruzione del 2014, a causa del terremoto che ha colpito Ferrara e i suoi spazi espositivi, può ora riprendere il proprio percorso di ricerca ed esplorazione della creatività femminile internazionale.
Da sempre attenta al rapporto fra arte e la società contemporanea, la Biennale Donna si concentra sull'influenza dei contributi estetici del panorama delle donne artiste. La rassegna di quest’anno ha scelto di spostare il proprio baricentro sulla creatività latinoamericana, portando a Ferrara alcune delle artiste più rappresentative: Anna Maria Maiolino (Italia-Brasile, 1942), Teresa Margolles (Messico, 1963), Ana Mendieta (Cuba 1948 - Stati Uniti 1985) e Amalia Pica (Argentina, 1978).

SILENCIO VIVO riscopre nell’arte i temi di grande attualità, domandandosi quale sia la realtà latinoamericana e individuando le tematiche, come l’esperienza dell’emigrazione,le conseguenze delle dittature militari, la censura, la criminalità, gli equilibri sociali fra individuo e collettività, il valore dell’identità o la fragilità delle relazioni umane.
L’esposizione si apre con l’eclettico contributo di Ana Mendieta, una delle più incisive figure di questo vasto panorama artistico. Nonostante il suo breve percorso (muore prematuramente a 36 anni, cadendo dal 34simo piano del suo appartamento di New York), Ana Mendieta si riconferma ancora oggi, a 30 anni dalla sua scomparsa, come un’indiscussa fonte ispiratrice della scena internazionale. La Biennale Donna le rende omaggio con un nucleo di opere che ne esaltano l’inconfondibile impronta sperimentale, dalle note Siluetas alla documentazione fotografica delle potenti azioni performative risalenti agli anni ’70 e ’80. Al centro, l’intreccio di temi a lei sempre cari, quali la costante ricerca del contatto e il dialogo con la natura, il rimando a pratiche rituali cubane, l’utilizzo del sangue – al contempo denuncia della violenza, ma anche allegoria del perenne binomio vita/morte – o l’utilizzo del corpo come contenitore dell’energia universale.
Il corpo come veicolo espressivo è una caratteristica riconducibile anche nei primi lavori della poliedrica Anna Maria Maiolino, di origine italiana ma trasferitasi in Brasile nel 1960, agli albori della dittatura. L’esperienza del regime dittatoriale in Brasile e la conseguente situazione di tensione hanno influenzato profondamente la sua arte, spingendola a riflettere su concetti quali la percezione di pericolo, il senso di alienazione, l’identità di emigrante e l’immaginario quotidiano femminile. In mostra presentiamo una selezione di lavori che ne confermano la grande versatilità, dalle sue celebri opere degli anni ’70 e ’80, documentazioni fotografiche che lei definisce “photopoemaction” – di chiara matrice performativa – alle sue recenti sculture e installazioni in ceramica, dove emerge la sempre fedele attinenza al vissuto quotidiano, in aggiunta, però, all’esplorazione dei processi di creazione e distruzione alle quali l’individuo è inevitabilmente legato.
Di simile potere suggestivo, ma con una particolare attitudine al crudo realismo, la poetica di Teresa Margolles testimonia le complessità della società messicana, ormai sgretolata dalle allarmanti proporzioni di un crimine organizzato che sta lacerando l’intero paese e soprattutto Ciudad Juarez, considerata uno dei luoghi più pericolosi al mondo. Con una grammatica stilistica minimalista, ma d’impatto quasi prepotente sul piano concettuale, i lavori della Margolles affrontano i tabù della morte e della violenza, indagati anche in relazione alle disuguaglianze sociali ed economiche presenti attualmente in Messico. Le grandi installazioni che l’artista propone per la rassegna ferrarese – fra cui un’opera inedita, realizzata appositamente per la Biennale Donna – svelano un evidente potere immersivo, che forza lo spettatore ad assorbire e partecipare al dolore di una situazione ormai fuori controllo, troppo spesso taciuta e negata dalle autorità locali.
Il percorso della mostra si chiude poi con la ricerca di Amalia Pica, grande protagonista dell’emergente scena argentina. Utilizzando un ampio spettro di media – il disegno, la scultura, la performance, la fotografia e il video – l’artista si sofferma sui limiti e le varie derivazioni del linguaggio, esaltando il valore della comunicazione, come fondamentale esperienza collettiva. Le sue opere si fanno metafora visiva di una società segnata dall’ipertrofia della comunicazione, un fenomeno diffuso che sempre più di frequente conduce all’equivoco e all’alienazione, invece che alla condivisione. Ispirandosi ad alcune tecnologie trasmissive del passato, mescolate a rimandi del periodo adolescenziale, Amalia Pica sorprende con interventi dal chiaro aspetto ludico, che invitano gli stessi visitatori a interagire fra loro, sperimentando varie e ironiche possibilità di dialogo.
La mostra, organizzata dal Comitato Biennale Donna dell’UDI (composto da Lola G. Bonora, Anna Maria Fioravanti Baraldi, Silvia Cirelli, Anna Quarzi, Ansalda Siroli, Dida Spano, Antonia Trasforini, Liviana Zagagnoni) e dalle Gallerie d’Arte Moderna e Contemporanea, è curata da Lola G. Bonora e Silvia Cirelli, ed è sostenuta dal Comune di Ferrara e dalla Regione Emilia-Romagna.
In occasione dell’esposizione sarà edito un catalogo bilingue italiano e inglese che contiene le riproduzioni di tutte le opere esposte e apparati biografici, unitamente a contributi critici di Lola G. Bonora e Silvia Cirelli.
Alla Biennale Donna verranno poi affiancate una serie di iniziative collaterali strettamente legate al filo conduttore della mostra, come una rassegna cinematografica e presentazioni letterarie. Particolare attenzione sarà poi riservata al mondo scolastico, con approfondimenti speciali pensati opportunamente per gli studenti durante le visite.


XVI Biennale Donna
SILENCIO VIVO
Artiste dall'America Latina
A cura di
Lola G. Bonora e Silvia Cirelli
Artiste in mostra
Anna Maria Maiolino, Teresa Margolles, Ana Mendieta, Amalia Pica
Sede espositiva
Padiglione d’Arte Contemporanea
Corso Porta Mare 5, 44121 Ferrara
Inaugurazione
sabato 16 aprile 2016, ore 18.00
Date
17 aprile-12 giugno 2016
Orari
da martedì a domenica 9.30 – 13.00 / 15.00 – 18.00
Aperto anche 23 e 25 aprile, 1 maggio e 2 giugno
Ingresso          
intero € 4,00
ridotto € 2,00 (giovani dai 18 ai 30 anni titolari della Carta Giovani, over 65 anni, studenti universitari, gruppi di
almeno 15 persone)
gratuito per i gruppi scolastici
Comitato Biennale Donna
Lola G. Bonora, Anna Maria Fioravanti Baraldi, Silvia Cirelli, Anna Quarzi, Ansalda Siroli, Dida Spano, Antonia
Trasforini, Liviana Zagagnoni
Organizzato da
UDI – Unione Donne in Italia di Ferrara
Gallerie d’Arte Moderna e Contemporanea del Comune di Ferrara
Con il contributo di
Regione Emilia-Romagna
Con il patrocinio di
Ministero per i Beni e le Attività Culturali
Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali con delega alle Pari Opportunità
Catalogo
A cura di Lola G. Bonora e Silvia Cirelli, con testi critici di Lola G. Bonora e Silvia Cirelli
Per informazioni
tel. +39 0532 244949
diamanti@comune.fe.it

 

Domani Adrian Paci presenta CMD+R alla Fondazione Adolfo Pini per Studi Festival | Venerdì 18 marzo ore 18 /21 performance | Corso Garibaldi 2





INCONTRI DI CINEMA E MUSICA: SUONI RIFLESSI




SUONI RIFLESSI. INCONTRI DI CINEMA E MUSICA
Teatro Studio Keiros
Via Padova 38/a
Roma


Giovedì 17 marzo ore 21.00
Indebito (85',  2013) di Andrea Segre
La crisi di oggi prima che economica è identitaria.
È separazione, disorientamento.
Le culture europee sono state svendute all’omologazione del consumo e alla corsa alla ricchezza.
Ci hanno fatto credere che la liberazione dalla povertà materiale dovesse coincidere con la fuga da se stessi.
Vivere oggi di nuovo la povertà senza se stessi è una vertigine insostenibile.
Il nostro documentario è un tempo dedicato ad ascoltare l’assenza di noi stessi. È la consapevolezza di vivere in-debito di aria, di senso, di prospettiva.
Per farlo abbiamo vagato come flaneur, come viandanti nel luogo simbolo della crisi, la Grecia indebitata: seguendo le parole, i pensieri e la musica dei rebetes, i cantanti del rebetiko, il blues ellenico.
Il rebetiko è musica nata dalla disperazione di un’antica crisi (la fuga da Smirne) ed è una delle musiche che hanno costruito l’identità moderna della Grecia, trasportando con sé il dolore dell’esilio e la ribellione alle violenze della storia. È una musica contro il potere, non autorizzata, indebita.
I rebetes sono portatori di questa identità, di cui oggi celebrano un funerale pieno di sconfitta, disperata ribellione e silenziosa speranza.
I loro concerti e le loro parole riempiono le taverne notturne di Atene e Salonicco, sfiorano le scritte sui muri, ascoltano il mare dei porti e incontrano il cammino di Vinicio Capossela, musicista e viandante che intreccia le sue note con i pensieri del suo diario di viaggio, il tefteri.
Così la Grecia diventa l’Europa, la sua crisi la nostra e il rebetiko il canto vivo di un’indebita e disperata speranza.

Presentano il film, con un intervento musicale, Dimitris Kotsiouros (bouzouki), Georgios Strimpakos (voce, baglamas) e Valerio Mileto (chitarra), musicisti della band italo greca Evì Evàn.
Nel 2007 gli Evì Evàn esordivano a Roma con il primo concerto di musica rebetika, un genere musicale conosciuto da pochi ellenofili, sebbene la sua tradizione sia lunga quasi un secolo. Dai tavoli delle taverne greche al grande palco dell’Auditorium del Parco della Musica, dai festival di paese alle trasmissioni con radio e televisioni nazionali, anno dopo anno gli Evì Evàn sono diventati “il riferimento del rebetiko in Italia”, come li ha definiti Pier Andrea Canei sul settimanale Internazionale. Al loro ultimo album intitolato Rebetiki Diadromì (Itinerario Rebetiko), orgogliosamente autoprodotto, hanno voluto collaborare anche Moni Ovadia, Daniele Sepe, Vinicio Capossela, Sofia Labropoulou e Nikos Nikolopoulos. In questi sette anni gli Evì Evàn hanno portato il rebetiko in tutta Italia contribuendo a diffondere la conoscenza di una musica che nasce dal cuore e la cui arteria passa per il bouzouki.
Attivi anche nel teatro, gli Evì Evàn hanno lavorato con Moni Ovadia e Antun Blazevitc negli spettacoli teatrali Progetto Odissea e Lo zingaro felice.


SUONI RIFLESSI. INCONTRI DI CINEMA E MUSICA
a cura di Gina Annunziata
TEATRO STUDIO KEIROS
Via Padova 38/a
Roma
Ingresso 8 euro + tessera associativa 3 euro
Info e prenotazioni  06-44238026 teatrokeiros@gmail.com
Pagina facebook https://www.facebook.com/Suoni-riflessi-444589502411749/?fref=nf



SUONI RIFLESSI. INCONTRI DI CINEMA E MUSICA
PROGRAMMA COMPLETO

Da venerdì 4 marzo il Teatro Studio Keiros di Roma presenta Suoni riflessi. Incontri di cinema e musica, a cura di Gina Annunziata. Con una cadenza quindicinale il teatro ospiterà cinque incontri con proiezioni di documentari, dove la musica sarà al centro della narrazione filmica.
Prima opera in programma alla presenza del regista è Quando dal cielo... Wenn aus dem Himmel... (2015) di Fabrizio Ferraro, un film sulle relazioni tra forma visiva e forma sonora, a partire dalla realizzazione di In Maggiore, album inciso da Paolo Fresu e Daniele di Bonaventura con la supervisione di Manfred Eicher, storico produttore discografico fondatore dell’ECM.  Al centro della narrazione il processo creativo e di improvvisazione: la relazione tra musicisti e produttore, la ricerca dei suoni nello spazio, le registrazioni, i silenzi, gli ascolti.
Si prosegue giovedì 17 marzo con Indebito (2013) di Andrea Segre, girato tra Atene e Salonicco con Vinicio Capossela, raccontando il legame tra la Grecia economicamente indebitata e il rebetiko. Genere musicale nato a seguito dell'esilio del popolo greco dopo la sconfitta nella guerra guerra-turca degli anni Venti, il rebetiko oggi interpreta l’identità moderna della Grecia, trasportando con sé la ribellione alla violenza della storia.
Presentano il film, con un intervento musicale, Dimitris Kotsiouros (bouzouki), Georgios Strimpakos (voce, baglamas) e Valerio Mileto (chitarra), musicisti della band italo greca Evì Evàn.
Venerdì 1 aprile si continua con Crossing the bridge. The sound of Istanbul (2005) di Fatih Akin, regista tedesco di origini turche, che in questo film, accompagnato da Alex Hacke, bassista del gruppo tedesco Einstürzende Neubauten,  va a Istanbul, alla ricerca dell’eterogenea scena musicale turca. Presenta il film Lea Nocera, docente di Lingua e Letteratura Turca dell’Università di Napoli «L’Orientale», esperta delle dinamiche sociali, culturali e di genere della Turchia contemporanea.
Completano il ciclo di incontri Mamma Africa (2011), in programma giovedì 14 aprile, documentario del regista finlandese Mika Kaurismäki consacrato a Miriam Makeba, nato da un’idea del co-produttore Don Edkins che inizialmente sviluppò il progetto insieme alla stessa Maa, fino al giorno della sua morte e Radici (2011), venerdì 29 aprile, diretto da Carlo Luglio,  viaggio musicale con Enzo Gragnaniello in una Napoli misteriosa ed esoterica, nei suoi luoghi magici, mitologici e storici ma, anche un percorso nella città contemporanea, attraverso i suoi monumenti e i suoi quartieri più popolari.
 
SUONI RIFLESSI. INCONTRI DI CINEMA E MUSICA
a cura di Gina Annunziata
TEATRO STUDIO KEIROS
Via Padova 38/a
Roma
Ingresso 8 euro + tessera associativa 3 euro
Info e prenotazioni  06-44238026 teatrokeiros@gmail.com

 

Spazio Damiani | Damiani Happy Hour: Obiettivi di Viaggio

[ DAMIANI ]



Il secondo appuntamento di Damiani Happy Hour, il ciclo di 6 incontri con la storia della fotografia organizzato da Spazio Damiani e curato da Luca Capuano, è dedicato alla fotografia di viaggio. Giovedì 17 marzo 2016 alle 18.30, Pier Francesco Frillici ci guiderà alla scoperta dei grandi autori che si sono confrontati con questo genere, tra cui Walker Evans, Robert Frank e Henri Cartier-Bresson.
La partecipazione a tutti gli incontri è gratuita e aperta al pubblico.
I prossimi appuntamenti di Damiani Happy Hour:
21 aprile - LA FOTOGRAFIA E LA MODA. Dal Pittorialismo allo Snapshot Style - con Federica Muzzarelli
12 maggio - IMMAGINANDO L’AMERICA. Luoghi, personaggi, eventi, tra arte e fotografia nel Primo Novecento - con Pier Francesco Frillici
23 giugno - LA SCOPERTA DELL’ARCHIVIO. Origine di un nuovo linguaggio dagli anni ‘70 ad oggi - con Luca Panaro
14 luglio - FINZIONE COME REALTA’. La fotografia come “messa in scena” dagli anni ‘70 ad oggi - con Luca Panaro



Spazio Damiani
Via dello Scalo 3/2 ABC, 40131 Bologna - Italy - Tel. +39 051 4380747
info@damianieditore.com - www.damianieditore.com

SPAZIO A | Francesco GURRIERI ospite del ciclo CONTAMINAZIONI

SPaZIO A
FIRENZE | ITALIA
Venerdì 18 marzo, ore 17.30
‘CONTAMINAZIONI’
Francesco Gurrieri
Arch. Francesco Guerrieri

Le stazioni a Firenze prima di Santa Maria Novella

L’incontro di questa settimana sarà la l’inaugurazione della Biblioteca Nazionale e della nuova Stazione ferroviaria, entrambe nel 1935. Alle ore 17.30 l’architetto Francesco Gurrieri terrà la conferenza “Le stazioni di Firenze prima di Santa Maria Novella”.
Stazioni di Firenze

Nella seconda meta dell'Ottocento le stazioni costituivano il simbolo più evidente del proficuo rapporto fra scienza, tecnologia e arte. Presentavano un aspetto architettonico molto curato, che talvolta richiamava nell'insieme la struttura delle basiliche, ma molto spesso costituirono anche un notevole problema urbanistico, sia per la loro novità sia per la loro ubicazione nel tessuto urbano. La stazione Maria Antonia, per esempio, intitolata alla granduchessa e inaugurata il 3 febbraio 1848, era situata all'interno delle mura cittadine, alle spalle della chiesa di Santa Maria Novella, rappresentando dunque una "nuova porta" della citta. Era costituita da vari corpi separati dei quali quello centrale, con struttura a capanna, presentava sulla facciata quattro grandi archi a tutto sesto, che consentivano la veduta dall'interno all'esterno e viceversa, quasi per indicare lo stretto rapporto fra la stazione e la citta. Dotata di quattro binari, era il punto di partenza della Strada Ferrata Firenze-Prato-Pistoia. Nello stesso anno fu inaugurata anche l'altra stazione fiorentina, la "Leopolda", fortemente voluta dal granduca per collegare Firenze con l’importante porto di Livorno. E di poco più tarda è la stazione “Ferdinanda”, che univa Firenze con Arezzo (e in seguito con lo Stato Pontificio) e che si trovava subito fuori le mura, in prossimità di Porta alla Croce, oggi piazza Beccaria.
Dopo l'Unita d'Italia la Stazione Maria Antonia 
Stazione Maria Antonia
fu chiamata più semplicemente Santa Maria Novella e nel 1930 fu abbattuta per far posto all'attuale stazione.

Francesco Gurrieri è professore ordinario di Restauro dei Monumenti dell’Università di Firenze, Architetto, è fra i più attenti protagonisti del dibattito nazionale e internazionale sui non facili problemi della conservazione dei beni culturali e ambientali. La sua preparazione tecnica ed umanistica, con alle spalle un esercizio operativo di grande stimolo culturale nell’Amministrazione delle Belle Arti, ne fanno un interlocutore primario delle discipline e della ricerca tecnologica applicata nel campo della conservazione. È il caposcuola delle tecniche di microconsolidamento nell’edilizia e nel restauro (1973). È stato Preside della Facoltà di Architettura di Firenze negli anni 1995-2000 e Preside dell’Università Internazionale dell’Arte di Firenze nel 2006.

CONTAMINAZIONI
Gli appuntamenti del mese prossimo
venerdì 25 marzo
chiusura
venerdì 1 aprile
ore 17.30
incontro con Manuel Gausa
architetto
venerdì 8 aprile
ore 17.30
incontro con Martino Marangoni e Giovanni Hanninen

Informazioni
Spazio A
lungarno Benveuto Cellini 13a, 50125 Firenze
Tel. + 39 366 8605159 - e.mail info@spazioafirenze.it - www.spazioafirenze.it

#francescoguerrieri
#firenze
#architettura
#stazionesantamarianovella

16 marzo 2016

IL GIRO DELL'OCCHIO DI PIERGIORGIO BRANZI

  
IL GIRO DELL’OCCHIO
Presentazione del libro di Piergiorgio Branzi
con Michele Smargiassi
a

Sabato 20 marzo 2016 ore 15
Officina 1- Garage
Auditorium Parco della Musica di Roma


Potrà sembrare un’affermazione azzardata ma, a mio giudizio, fotografare è un’operazione compromettente. Compromettente perché quel fondo di bicchiere che conosciamo, e che capta quel lampo di luce che racchiude un frammento di realtà, è rivolto verso l’esterno, ma l’immagine proviene dal nostro intimo più profondo e nascosto: e ci racconta e ci smaschera.
Piergiorgio Branzi

Il 20 marzo 2016 alle ore 15 presso l’Officina 1 del Garage dell’Auditorium Parco della Musica di Roma, si terrà la presentazione di Il giro dell’occhio, nell’ambito della VII edizione di Libri Come. Il libro, pubblicato da Contrasto, raccoglie le fotografie di Piergiorgio Branzi realizzate in più di cinquanta anni di sguardi sul mondo, anni di “osservazioni attive” di un grande interprete del nostro tempo. Insieme all’autore interverrà Michele Smargiassi. Nel corso della presentazione si ragionerà di come le immagini di Piergiorgio Branzi si intrecciano con le riflessioni, i ragionamenti e i ricordi di una stagione importante della fotografia e della cultura italiana. Un insieme di temi che accompagna il racconto di una vita piena di meraviglie e di scoperte.
Il volume, introdotto da un contributo di Alessandra Mauro e da un saggio di Branzi stesso in cui l’autore descrive il proprio rapporto con i “linguaggi dell’immagine”, è diviso in sei sezioni, che corrispondono ai diversi luoghi che l’autore ha fotografato nel corso degli anni. Ogni sezione è introdotta da un suo breve testo. Ed ecco che, pagina dopo pagina, il libro ci guida lungo una strada che si avrà modo di percorrere durante la presentazione. Si va infatti dalle foto in bianco e nero degli anni Cinquanta realizzate nella sua Toscana (Chiaroscuro toscano) alle immagini che danno conto di uno sguardo complessivo sulla Penisola (Scoperta dell’Italia), fino ad arrivare alle fotografie che riguardano il Mediterraneo, per passare poi a Mosca dove Branzi ha vissuto cinque anni in quanto inviato per la Rai, e Parigi. Il libro si chiude con la sezione Le forme, che contiene l’ultima produzione del fotografo, quella più sperimentale, e una breve nota autobiografica.
Il giro dell’occhio in cui ci conduce Piergiorgio Branzi con le sue fotografie è allora un turbine d’immagini e memorie, di ricordi, impressioni e scelte meditate. Di osservazioni coerenti in cui lo sguardo è sempre pronto a percorrere il mondo, tracciare e nominare la visione di profili di terre e di pietre. Una serie di vedute e “rivedute” che comunicano la stessa esperienza esistenziale dell’autore, il suo respiro. Quello di un corpo profondamente attento, lieto di continuare a vivere di meraviglia e di osservazione.
Alessandra Mauro
Piergiorgio Branzi nasce a Signa, Firenze, nel 1928. La sua attività di fotografo comincia nei primi anni ’50, periodo in cui conosce Vincenzo Balocchi, uno dei membri del gruppo La Bussola, un’associazione di fotografi creata nel 1947 con l’obiettivo di promuovere la fotografia come arte dal punto di vista professionale e non solo documentario. Nel maggio del 1953, Branzi espone per la prima volta nell’ambito della “Mostra della Fotografia Italiana”, presso la Galleria della Vigna Nuova a Firenze, e a partire dall’autunno di quello stesso anno si dedica sempre di più alla fotografia, partecipando alle principali esposizioni italiane e vincendo numerosi concorsi tra il 1955 e il 1957. Intraprende lunghi viaggi in motocicletta e in auto attraverso l’Italia e la Spagna, raccontando in immagini la vita quotidiana dei paesi che attraversa, rielaborando in modo originale la lezione di Henri Cartier-Bresson. Dopo una collaborazione con Il Mondo di Mario Pannunzio, nel 1960 viene assunto alla Rai e intraprende la carriera di giornalista che, di fatto, rallenterà la sua produzione fotografica. Come inviato della Rai, e su incarico di Enzo Biagi, si trasferisce a Mosca per circa cinque anni e diventa il primo corrispondente occidentale nella Russia di oltrecortina; dal 1966 al 1969 sarà, invece, corrispondente da Parigi. Nel 1969 torna in Italia, a Roma, per assumere l'incarico di commentatore del telegiornale.  Le sue fotografie sono state esposte in numerose mostre dedicate alla fotografia italiana del Novecento (tra queste anche l’importante “ItalianMetamorphosis” al Guggenheim Museum di New York), di cui è considerato uno degli indiscussi maestri.

DATI TECNICI LIBRO
Formato: 24,2x 28,4 cm
Pagine: 240
Fotografie: 200 in b/n e
Confezione: cartonato
Prezzo: 49 euro

#libri
#libricome
#piergiorgiobranzi
#fotografia

LA STORIA E L'ARTE a cura di STEFANO ZUFFI

Image

AL MUSEO DIOCESANO DI MILANO
DA MERCOLEDÌ 16 MARZO 2016
TORNA IL CICLO D’INCONTRI
LA STORIA e L'ARTE
A cura di STEFANO ZUFFI
Al Museo Diocesano di Milano, mercoledì 16 marzo 2016, alle ore 17.30, parte il ciclo primaverile d’incontri La storia e l'arte a cura di Stefano Zuffi.
Questa serie d’appuntamenti si concentrerà su un periodo che da Giotto giunge fino all’epoca tardo gotica in Italia e in Europa, una stagione straordinaria, ricca di esperimenti, di slanci, di emozioni.
Proprietà distintiva delle otto lezioni - che si terranno di mercoledì, fino al 18 maggio, nella Sala dell’Arciconfraternita - sta nell’inquadrare l’analisi dell’architettura e delle arti figurative all’interno dello scenario storico preso in esame, approfondendo le figure di quei personaggi che ne hanno segnato il percorso culturale.
Il costo di ogni singola lezione è di 10 €; l’abbonamento a 8 lezioni è di 65 €.
Questo il calendario:
mercoledì 16 marzo
Gli esordi del gotico
mercoledì 23 marzo
La svolta del Duecento
mercoledì 30 marzo
Giotto. Una rivoluzione che arriva fino a noi
mercoledì 20 aprile
Le scuole artistiche del primo Trecento
mercoledì 27 aprile
L'epoca delle signorie
mercoledì 4 maggio
Il gotico internazionale
mercoledì 11 maggio
Intorno all'anno 1400
mercoledì 18 maggio
Pisanello. Fine di un mondo
Ciclo di incontri
LA STORIA E L’ARTE
a cura di Stefano Zuffi
Museo Diocesano di Milano - Sala dell’Arciconfraternita (Milano, c.so Porta Ticinese 95)

Informazioni e prenotazioni: tel. 02.89420019; info.biglietteria@museodiocesano.it

#storia
#arte
#museodiocesano
#stefanozuffi

TURI SIMETI A NEW YORK DA SCARAMOUCHE

In collaboration with Rosai Ugolini Modern, 
we're delighted to invite you to the exhibition

Turi Simeti "Zero Gravity"
Turi_Simeti_tondoblu
Image: Turi Simeti, Superficie blu con tondo, 1989, acrylic on shaped canvas, 24.2 x 77.3 in.
Turi Simeti
"Zero Gravity"
Exhibition Dates:   March 12 - May 28, 2016
Opening Reception:   Friday, March 18,  6 - 8 pm
48 Orchard Street, New York, NY

Rosai Ugolini Modern is pleased to present "Zero Gravity", a solo exhibition by Turi Simeti. Continuing its program of showcasing preeminent Italian art, the gallery's third exhibition is dedicated to a  cornerstone of  the European  Minimalist  movement. With works spanning from the Sixties  to  the  present, the show represents  the  first  New  York   retrospective  of  Simeti's monochromatic shaped canvases.

Since his earliest works, Simeti disturbed the placid regularity of the canvas's surface through the application of elements in relief that act as a support for three-dimensionality. His cohesive, aesthetic-formal research brought him to the rigorous choice of monochromatism, and to modulate both the surface and shape of the canvas. By inserting oval (and later, circular) forms into the back of the canvas, Simeti succeeds in articulating the plasticity of the work and determines its pictorial elements. The artist renders visible a series of lights and shadows contained within the intensity of color, a sign of a vivid presence on the canvas's flexed surface. In one of the exhibition's historical pieces, Un ovale verde, executed in 1967, a prominent oval accentuates the acrylic's light and objectifies the shadows, transforming them from ephemeral projections.

Simeti orchestrates successions of elliptical forms with impeccable modularity. Some of the forms emerge delicately from the fullness of color, hinting at a myriad of tones, such as in the work Un ovale nero from 1973, where the imperceptible oval shape tacitly glides on a black surface. Others come forth from the canvas, expanding and multiplying as in the 2013 piece Otto ovali bianchi; Here, the emerging and plunging cadence of the ovals becomes a continuum of autonomous yet related elements, each illuminating the other by way of their own three-dimensionality. Elliptical geometries gravitate in Simeti's system of composition: the color expands and the canvas embraces an ethereal concreteness. Suspended, the forms attempt to liberate themselves from the space created by their own presence. In the 1989 work Superficie blu con tondo, the tactile evanescence of an imposing circular shape looms on the surface with a tense and insoluble calm. By their very nature, the archetypical forms of the circle and ellipse bring his works closer to a timeless dimension, beckoning them towards the eternal.

Turi Simeti (Alcamo, Italy, 1929)
After passing his youth in Sicily, Simeti moved to Rome at 30 years old.

14 marzo 2016

"LA BELLE AU BOIS DORMANT"


Ancora dedicato al barocco il prossimo appuntamento della
STAGIONE DI DANZA del BALLETTO TEATRO DI TORINO
alla LAVANDERIA A VAPORE di COLLEGNO
MARTEDI' 15 MARZO 2016 – h.21
prima nazionale
Dopo "Ba-Rock" la nuova creazione del BTT, ancora musica barocca per il prossimo appuntamento in arrivo da Parigi e presentato per la prima volta in Italia. 
"LA BELLA ADDORMENTATA - Da Lully  a Mozart" nella insolita rilettura che ne da Béatrice Massin per la sua compagnia Fetes Galantes, va in scena martedì 15 marzo, alle 21, per il nono appuntamento della Stagione del Balletto Teatro di Torino.
COMPAGNIE FETES GALANTES
presenta
LA BELLE AU BOIS DORMANT

_©FRANÇOIS STEMMER

Idea e coreografia Béatrice Massin
Musiche Jean-Baptiste Lully, Marin Marais, Elisabeth Jacquet del la Guerre, Leopold Mozart, Wolfgang Amadeus Mozart
Luci Evelyne Rubert
Costumi Clémentine Monsaingeon
Regia Thierry Charlier
Interpreti Olivier Bioret, Corentin Lo Flohic e Marie Tassin nel ruolo de la “Bella”
Con “La Belle Au Bois Dormant” la Compagnia Fetes Galantes, propone un viaggio musicale nel tempo. Questa Bella, che si addormenta “chez Lully” e si risveglia all’epoca di Mozart, propone una rilettura attuale dei racconti di Perrault, autore  eminentemente Barocco.
Lo spettacolo ripropone tutta la magia temporale della danza barocca, dal repertorio del XVII  secolo ai giorni nostri.
Fin dal suo debutto, la compagnia Fetes Galantes pone sullo stesso piano il lavoro di creazione e quello di scoperta della ricchezza della danza barocca.
“E’ con un trio di tre giovani danzatori che ho creato questa Bella che si rifà danza barocca nella prima parte, mentre la seconda è costruita utilizzando la loro tonicità e il loro dinamismo. Il tutto crea uno spettacolo energico e dinamico, molto distante dall’idea romantica che si ha del racconto di Perrault.
Tutti i racconti di Perrault sono terreno fertile dove ritrovare narrazione e la meraviglia insita in ogni fiaba. La scelta “Belle au bois dormant” è stata naturale, poiché secondo me, tra i molti scritti dell’autore, è il racconto che lascia maggiormente spazio all’immaginazione dello spettatore.”
Béatrice Massin
La Stagione trova spazio, all’interno delle attività previste dalla Fondazione Piemonte dal Vivo alla Lavanderia a Vapore di Collegno ed è sostenuta dal Mibact, dalla Regione Piemonte, dalla Fondazione CRT, con il determinante contributo della Compagnia di San Paolo.
La Stagione trova spazio, all’interno delle attività previste dalla Fondazione Piemonte dal Vivo alla Lavanderia a Vapore di Collegno ed è sostenuta dal Mibact, dalla Regione Piemonte, dalla Fondazione CRT, con il determinante contributo della Compagnia di San Paolo.

INFO E PRENOTAZIONI
PREZZI: 15 € intero, 12 € ridotto
Biglietti acquistabili sul sito www.vivaticket.it / Presso il Teatro Astra - TPE Teatro Piemonte Europa di Torino (via Rosolino Pilo, 6 Torino) e InfoPiemonte (p.zza Castello, Torino)
 
LAVANDERIA A VAPORE, Corso Pastrengo 51 10093 COLLEGNO (TO) 
 
TEL. +39.011.4033800
MM Fermi + BUS 33-C01-37 fermata PASTRENGO NORD
E’ previsto un servizio navetta gratuito per la Lavanderia a Vapore in partenza dalla stazione “Fermi” della linea metropolitana nelle serate di spettacolo.

clip_image005

LA CAMERA DI VETRO : NUOVO ALLESTIMENTO A PALAZZO MADAMA



LA CAMERA DI VETRO
Un nuovo allestimento per Palazzo Madama
Inaugurazione: Venerdì 18 Marzo 2016 ore 17.30


Palazzo Madama

Piazza Castello, Torino
Per informazioni:
tel.+39 011 443 3501
palazzomadama@fondazionetorinomusei.it
www.palazzomadamatorino.it


 

DAL 24 MARZO IN LIBRERIA UN ROMANZO CINESE DEL XIX SECOLO

O barra O edizioni

Dal 24 marzo in libreria

Li Ruzhen
Romanzo cinese del XIX secolo

Scritto nei primi anni del XIX secolo, Destini dei fiori nello specchio è considerato l’ultimo grande classico dell’epoca imperiale cinese. Il romanzo, unica opera del filologo e insigne linguista Li Ruzhen, è qui presentato per la prima volta in Italia nei suoi primi 40 capitoli che ne costituiscono la parte di maggior interesse.
Complesso gioco letterario costruito come un divertissement, il testo si snoda su molteplici piani: il mondo ultraterreno, l’Impero Celeste dell’epoca Tang (VII-X secolo d.C.) e i paesi d’oltremare.
La vicenda ha inizio quando la dispotica Imperatrice Wu Zetian ordina a tutti i fiori dei giardini imperiali di sbocciare in pieno inverno. Le Fate dei Fiori acconsentono, contravvenendo alle leggi celesti, e vengono così condannate a “scendere nella polvere rossa”, ovvero a incarnarsi come esseri mortali sulla Terra. I loro destini si incroceranno con quello di Tang Ao, funzionario imperiale che, degradato al rango inferiore di xiucai per le sue sovversive amicizie, decide di abbandonare la carriera accademica e intraprendere un lungo viaggio per mare alla ricerca dell’immortalità.
Elementi fantastici e storici si intrecciano in una narrazione ricca di influenze taoiste, buddiste e confuciane dando vita a una grande celebrazione della cultura cinese in tutte le sue espressioni.

Collana: in-Oriente
Genere: Romanzo/Cina
Traduzione e cura: Donatella Guida
Pagine: 544
Formato: 12,5x20,5 cm
Prezzo: Euro 19,50
ISBN 978-88-69680-01-4

Li Ruzhen (1763-1830) figlio di funzionari, agli esami imperiali supera soltanto la fase di qualificazione, e con il titolo di xiucai, “talento fiorito”, può ricoprire unicamente incarichi subordinati. Trascorre la maggior parte della vita al seguito del fratello maggiore Li Ruhuang, Commissario per il sale a Haizhou. La consapevolezza di non poter ambire a una carriera da alto funzionario lo spinge a dedicarsi alla scrittura e all’erudizione. Diviene un grande esperto in filologia, astrologia, medicina, matematica, musica, retorica, poesia, calligrafia e pittura. Alla stesura dei Destini dei fiori nello specchio dedicherà dieci anni, portando a compimento l’opera poco prima della morte. 

RIAPRE DOPO 50 ANNI LA CRIPTA DEL SANTO SEPOLCRO

Image

MILANO - VENERANDA BIBLIOTECA AMBROSIANA

DOPO CINQUANT’ANNI RIAPRE
LA CRIPTA DELLA CHIESA DEL SANTO SEPOLCRO

Dopo cinquant’anni, ritorna a essere patrimonio della comunità, la cripta della chiesa del Santo Sepolcro, straordinario monumento artistico e archeologico nel cuore dell’antica Milano, vero fulcro della civitas romana che san Carlo Borromeo definiva l’ombelico della città e che Leonardo da Vinci, in una mappa del Codex Atlanticus, indicava come il vero mezzo di Milano, e attualmente compreso nell’area urbana, tra piazza Pio XI, piazza San Sepolcro e via della Zecca, è posta a fianco del complesso architettonico che comprende la Biblioteca Ambrosiana.
La prima fase dei lavori di intervento, iniziati all’inizio del 2015, su progetto di Gaetano Arricobene, hanno ricevuto il patrocinio e il contributo del MiBACT, il patrocinio e il contributo della Regione Lombardia, il contributo della Fondazione Cariplo.
Leonardo da Vinci, affascinato dalla bellezza e dal valore simbolico del sito, nel tracciare la sua pianta di Milano ‘a volo d’uccello’, prese come centro proprio il tempio di San Sepolcro.
La sua genesi risale al 1030 quando, un monetiere di Milano, di nome Rozzone, fece erigere sull’antico foro romano una chiesa che l’arcivescovo Ariberto d’Intimiano consacrò solennemente alla Santissima Trinità.
Dopo la riconquista di Gerusalemme, l’allora arcivescovo di Milano, Anselmo IV da Bovisio, il 15 luglio 1100, cambiò la dedicazione in chiesa del Santo Sepolcro.
A rafforzare questa titolazione è la presenza, fin dalla fondazione, nella sua parte sotterranea, della copia del sepolcro di Cristo, realizzata da un maestro campionese del primo Trecento, al cui interno, secondo la tradizione, venne posta la terra prelevata dai Crociati a Gerusalemme e altre reliquie provenienti dai luoghi santi.
Luogo di enorme sacralità, la cripta venne scelta da san Carlo Borromeo come personale luogo di preghiera, dove si recava ogni mercoledì e venerdì pomeriggio. 
In una delle nicchie si potrà ammirare una grande palma in rame, simbolo della sapienza, originariamente pensata come una fontana, fatta realizzare dal cardinale Federico Borromeo nel 1616 a Gian Andrea Biffi e Gerolamo Olivieri.
San Sepolcro è un luogo di devozione anche a santa Maria Maddalena che, secondo l’evangelista Giovanni, per prima scoprì, la mattina di pasqua, il sepolcro vuoto e ricevette la prima apparizione del Risorto. È infatti lei, in un affresco del 1300, purtroppo ormai evanescente, nel transetto di sinistra, a essere raffigurata a destra del Cristo trionfante, con il corpo velato dai lunghi capelli, mentre alla sinistra si nota una donna coronata, forse l’imperatrice sant’Elena, madre di Costantino, che ritrovò sul Calvario la vera croce del Signore.
La cripta fornirà inoltre ai visitatori di entrare in contatto con una delle testimonianze più antiche della storia della città. La pavimentazione, infatti, costituita da ampie lastre di pietra bianca molto resistente, detta ‘di Verona’, proviene dal lastricato dell’antico foro romano del IV secolo che rappresentava la piazza principale della civitas romana, dove si svolgevano le maggiori attività civili e religiose.
Per celebrare la riapertura, la cripta ospiterà l’esposizione in fac-simile del Telo sindonico, allestito in una teca climatizzata, appositamente creata da Lumen Center Italia.

CRIPTA DEL SANTO SEPOLCRO
Milano, piazza Santo Sepolcro
Orari: tutti i giorni, dalle 12.00 alle 20.00
Ingresso: € 10,00
Informazioni e prenotazioni: cripta@milantourismpoint.com


Veneranda Biblioteca Ambrosiana: tel. 02.806921