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17 marzo 2016
XVI Biennale Donna | SILENCIO VIVO. Artiste dall'America Latina, PAC, Ferrara
INCONTRI DI CINEMA E MUSICA: SUONI RIFLESSI
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Spazio Damiani | Damiani Happy Hour: Obiettivi di Viaggio
Il secondo
appuntamento di Damiani
Happy Hour, il ciclo di 6 incontri con la storia della
fotografia organizzato da Spazio Damiani e curato da Luca Capuano, è dedicato
alla fotografia di viaggio. Giovedì 17 marzo 2016 alle 18.30,
Pier Francesco Frillici ci guiderà alla scoperta dei grandi autori che si sono
confrontati con questo genere, tra cui Walker Evans, Robert Frank e Henri
Cartier-Bresson.
La partecipazione a tutti gli incontri è
gratuita e aperta al pubblico.
I prossimi appuntamenti di Damiani Happy
Hour:
21 aprile - LA FOTOGRAFIA E LA
MODA. Dal Pittorialismo allo Snapshot Style - con Federica
Muzzarelli
12 maggio - IMMAGINANDO
L’AMERICA. Luoghi, personaggi, eventi, tra arte e fotografia nel Primo
Novecento - con Pier Francesco Frillici
23 giugno - LA SCOPERTA
DELL’ARCHIVIO. Origine di un nuovo linguaggio dagli anni ‘70 ad
oggi - con Luca Panaro
14 luglio - FINZIONE COME
REALTA’. La fotografia come “messa in scena” dagli anni ‘70 ad oggi
- con Luca Panaro
Spazio Damiani
Via dello Scalo 3/2 ABC, 40131 Bologna - Italy - Tel. +39 051 4380747info@damianieditore.com - www.damianieditore.com
Via dello Scalo 3/2 ABC, 40131 Bologna - Italy - Tel. +39 051 4380747info@damianieditore.com - www.damianieditore.com
SPAZIO A | Francesco GURRIERI ospite del ciclo CONTAMINAZIONI
SPaZIO A
FIRENZE | ITALIA
Venerdì 18 marzo, ore 17.30
‘CONTAMINAZIONI’
Francesco Gurrieri
Arch. Francesco Guerrieri |
Le stazioni a Firenze prima di Santa
Maria Novella
L’incontro di
questa settimana sarà la l’inaugurazione della Biblioteca Nazionale e della
nuova Stazione ferroviaria, entrambe nel 1935. Alle ore 17.30 l’architetto Francesco Gurrieri terrà la conferenza “Le
stazioni di Firenze prima di Santa Maria Novella”.
Stazioni di Firenze |
Nella seconda meta dell'Ottocento le
stazioni costituivano il simbolo più evidente del proficuo rapporto fra scienza,
tecnologia e arte. Presentavano un aspetto architettonico molto curato, che
talvolta richiamava nell'insieme la struttura delle basiliche, ma molto spesso
costituirono anche un notevole problema urbanistico, sia per la loro novità sia
per la loro ubicazione nel tessuto urbano. La stazione Maria Antonia, per
esempio, intitolata alla granduchessa e inaugurata il 3 febbraio 1848, era
situata all'interno delle mura cittadine, alle spalle della chiesa di Santa
Maria Novella, rappresentando dunque una "nuova porta" della citta. Era
costituita da vari corpi separati dei quali quello centrale, con struttura a
capanna, presentava sulla facciata quattro grandi archi a tutto sesto, che
consentivano la veduta dall'interno all'esterno e viceversa, quasi per indicare
lo stretto rapporto fra la stazione e la citta. Dotata di quattro binari, era il
punto di partenza della Strada Ferrata Firenze-Prato-Pistoia. Nello stesso anno
fu inaugurata anche l'altra stazione fiorentina, la "Leopolda", fortemente
voluta dal granduca per collegare Firenze con l’importante porto di Livorno. E
di poco più tarda è la stazione “Ferdinanda”, che univa Firenze con Arezzo (e in
seguito con lo Stato Pontificio) e che si trovava subito fuori le mura, in
prossimità di Porta alla Croce, oggi piazza Beccaria.
Dopo l'Unita d'Italia la Stazione Maria
Antonia
Stazione Maria Antonia |
fu chiamata più semplicemente Santa Maria Novella e nel 1930 fu
abbattuta per far posto all'attuale stazione.
Francesco Gurrieri è professore
ordinario di Restauro dei Monumenti dell’Università di Firenze, Architetto, è
fra i più attenti protagonisti del dibattito nazionale e internazionale sui non
facili problemi della conservazione dei beni culturali e ambientali. La sua
preparazione tecnica ed umanistica, con alle spalle un esercizio operativo di
grande stimolo culturale nell’Amministrazione delle Belle Arti, ne fanno un
interlocutore primario delle discipline e della ricerca tecnologica applicata
nel campo della conservazione. È il caposcuola delle tecniche di
microconsolidamento nell’edilizia e nel restauro (1973). È stato Preside della
Facoltà di Architettura di Firenze negli anni 1995-2000 e Preside
dell’Università Internazionale dell’Arte di Firenze nel 2006.
CONTAMINAZIONI
Gli appuntamenti del mese
prossimo
venerdì 25 marzo
chiusura
venerdì 1 aprile
ore 17.30
incontro con Manuel Gausa
architetto
venerdì 8 aprile
ore 17.30
incontro con Martino Marangoni e
Giovanni Hanninen
Informazioni
Spazio A
lungarno Benveuto Cellini 13a, 50125
Firenze
#francescoguerrieri
#firenze
#architettura
#stazionesantamarianovella
16 marzo 2016
IL GIRO DELL'OCCHIO DI PIERGIORGIO BRANZI
IL GIRO
DELL’OCCHIO
Presentazione del libro di Piergiorgio Branzi
con
Michele Smargiassi
a
Sabato 20 marzo 2016 ore
15
Officina 1- Garage
Auditorium Parco della Musica
di Roma
Potrà sembrare un’affermazione azzardata
ma, a mio giudizio, fotografare è un’operazione compromettente. Compromettente
perché quel fondo di bicchiere che conosciamo, e che capta quel lampo di luce
che racchiude un frammento di realtà, è rivolto verso l’esterno, ma l’immagine
proviene dal nostro intimo più profondo e nascosto: e ci racconta e ci
smaschera.
Piergiorgio Branzi
Il 20 marzo 2016 alle ore
15 presso l’Officina 1 del Garage
dell’Auditorium Parco della Musica di Roma, si terrà la
presentazione di Il giro dell’occhio, nell’ambito
della VII edizione di Libri Come. Il libro, pubblicato da
Contrasto, raccoglie le fotografie di Piergiorgio
Branzi realizzate in più di cinquanta anni di sguardi sul mondo, anni
di “osservazioni attive” di un grande interprete del nostro tempo. Insieme
all’autore interverrà Michele Smargiassi. Nel corso della
presentazione si ragionerà di come le immagini di Piergiorgio Branzi si
intrecciano con le riflessioni, i ragionamenti e i ricordi di una stagione
importante della fotografia e della cultura italiana. Un insieme di temi che
accompagna il racconto di una vita piena di meraviglie e di scoperte.
Il volume, introdotto da un contributo di Alessandra Mauro e da un saggio di Branzi stesso in cui l’autore descrive il proprio rapporto con i “linguaggi dell’immagine”, è diviso in sei sezioni, che corrispondono ai diversi luoghi che l’autore ha fotografato nel corso degli anni. Ogni sezione è introdotta da un suo breve testo. Ed ecco che, pagina dopo pagina, il libro ci guida lungo una strada che si avrà modo di percorrere durante la presentazione. Si va infatti dalle foto in bianco e nero degli anni Cinquanta realizzate nella sua Toscana (Chiaroscuro toscano) alle immagini che danno conto di uno sguardo complessivo sulla Penisola (Scoperta dell’Italia), fino ad arrivare alle fotografie che riguardano il Mediterraneo, per passare poi a Mosca dove Branzi ha vissuto cinque anni in quanto inviato per la Rai, e Parigi. Il libro si chiude con la sezione Le forme, che contiene l’ultima produzione del fotografo, quella più sperimentale, e una breve nota autobiografica.
Il giro dell’occhio in cui ci conduce Piergiorgio Branzi con le sue fotografie è allora un turbine d’immagini e memorie, di ricordi, impressioni e scelte meditate. Di osservazioni coerenti in cui lo sguardo è sempre pronto a percorrere il mondo, tracciare e nominare la visione di profili di terre e di pietre. Una serie di vedute e “rivedute” che comunicano la stessa esperienza esistenziale dell’autore, il suo respiro. Quello di un corpo profondamente attento, lieto di continuare a vivere di meraviglia e di osservazione.
Il volume, introdotto da un contributo di Alessandra Mauro e da un saggio di Branzi stesso in cui l’autore descrive il proprio rapporto con i “linguaggi dell’immagine”, è diviso in sei sezioni, che corrispondono ai diversi luoghi che l’autore ha fotografato nel corso degli anni. Ogni sezione è introdotta da un suo breve testo. Ed ecco che, pagina dopo pagina, il libro ci guida lungo una strada che si avrà modo di percorrere durante la presentazione. Si va infatti dalle foto in bianco e nero degli anni Cinquanta realizzate nella sua Toscana (Chiaroscuro toscano) alle immagini che danno conto di uno sguardo complessivo sulla Penisola (Scoperta dell’Italia), fino ad arrivare alle fotografie che riguardano il Mediterraneo, per passare poi a Mosca dove Branzi ha vissuto cinque anni in quanto inviato per la Rai, e Parigi. Il libro si chiude con la sezione Le forme, che contiene l’ultima produzione del fotografo, quella più sperimentale, e una breve nota autobiografica.
Il giro dell’occhio in cui ci conduce Piergiorgio Branzi con le sue fotografie è allora un turbine d’immagini e memorie, di ricordi, impressioni e scelte meditate. Di osservazioni coerenti in cui lo sguardo è sempre pronto a percorrere il mondo, tracciare e nominare la visione di profili di terre e di pietre. Una serie di vedute e “rivedute” che comunicano la stessa esperienza esistenziale dell’autore, il suo respiro. Quello di un corpo profondamente attento, lieto di continuare a vivere di meraviglia e di osservazione.
Alessandra Mauro
Piergiorgio Branzi nasce a
Signa, Firenze, nel 1928. La sua attività di fotografo comincia nei primi anni
’50, periodo in cui conosce Vincenzo Balocchi, uno dei membri del gruppo La
Bussola, un’associazione di fotografi creata nel 1947 con l’obiettivo di
promuovere la fotografia come arte dal punto di vista professionale e non solo
documentario. Nel maggio del 1953, Branzi espone per la prima volta nell’ambito
della “Mostra della Fotografia Italiana”, presso la Galleria della Vigna Nuova a
Firenze, e a partire dall’autunno di quello stesso anno si dedica sempre di più
alla fotografia, partecipando alle principali esposizioni italiane e vincendo
numerosi concorsi tra il 1955 e il 1957. Intraprende lunghi viaggi in
motocicletta e in auto attraverso l’Italia e la Spagna, raccontando in immagini
la vita quotidiana dei paesi che attraversa, rielaborando in modo originale la
lezione di Henri Cartier-Bresson. Dopo una collaborazione con Il Mondo
di Mario Pannunzio, nel 1960 viene assunto alla Rai e intraprende la carriera di
giornalista che, di fatto, rallenterà la sua produzione fotografica. Come
inviato della Rai, e su incarico di Enzo Biagi, si trasferisce a Mosca per circa
cinque anni e diventa il primo corrispondente occidentale nella Russia di
oltrecortina; dal 1966 al 1969 sarà, invece, corrispondente da Parigi. Nel 1969
torna in Italia, a Roma, per assumere l'incarico di commentatore del
telegiornale. Le sue fotografie sono state esposte in numerose mostre dedicate
alla fotografia italiana del Novecento (tra queste anche l’importante
“ItalianMetamorphosis” al Guggenheim Museum di New York), di cui è considerato
uno degli indiscussi maestri.
DATI TECNICI
LIBRO
Formato: 24,2x 28,4 cm
Pagine: 240
Fotografie: 200 in b/n e
Confezione: cartonato
Prezzo: 49 euro
Formato: 24,2x 28,4 cm
Pagine: 240
Fotografie: 200 in b/n e
Confezione: cartonato
Prezzo: 49 euro
#libri
#libricome
#piergiorgiobranzi
#fotografia
LA STORIA E L'ARTE a cura di STEFANO ZUFFI
AL MUSEO DIOCESANO DI
MILANO
DA MERCOLEDÌ 16 MARZO
2016
TORNA IL CICLO
D’INCONTRI
LA STORIA e
L'ARTE
A cura di STEFANO
ZUFFI
Al Museo Diocesano di Milano,
mercoledì 16 marzo 2016, alle ore 17.30, parte il ciclo primaverile d’incontri
La storia e l'arte a cura di Stefano Zuffi.
Questa serie d’appuntamenti si concentrerà
su un periodo che da Giotto giunge fino all’epoca tardo gotica in Italia
e in Europa, una stagione straordinaria, ricca di esperimenti, di
slanci, di emozioni.
Proprietà distintiva delle otto lezioni -
che si terranno di mercoledì, fino al 18 maggio, nella Sala
dell’Arciconfraternita - sta nell’inquadrare l’analisi dell’architettura e delle
arti figurative all’interno dello scenario storico preso in esame, approfondendo
le figure di quei personaggi che ne hanno segnato il percorso culturale.
Il costo di ogni singola lezione è di
10 €; l’abbonamento a 8 lezioni è di 65
€.
Questo il calendario:
mercoledì 16 marzo
Gli esordi del gotico
mercoledì 23 marzo
La svolta del Duecento
mercoledì 30 marzo
Giotto. Una rivoluzione che arriva fino
a noi
mercoledì 20 aprile
Le scuole artistiche del primo
Trecento
mercoledì 27 aprile
L'epoca delle signorie
mercoledì 4 maggio
Il gotico internazionale
mercoledì 11 maggio
Intorno all'anno 1400
mercoledì 18 maggio
Pisanello. Fine di un mondo
Ciclo di incontri
LA STORIA E L’ARTE
a cura di Stefano Zuffi
Museo Diocesano di Milano - Sala
dell’Arciconfraternita (Milano, c.so Porta Ticinese 95)
Informazioni e prenotazioni: tel.
02.89420019; info.biglietteria@museodiocesano.it
#storia
#arte
#museodiocesano
#stefanozuffi
TURI SIMETI A NEW YORK DA SCARAMOUCHE
In collaboration with Rosai Ugolini
Modern,
we're delighted to invite you to the
exhibition
Turi Simeti "Zero Gravity"
Image: Turi Simeti, Superficie blu con tondo, 1989, acrylic on shaped canvas, 24.2 x 77.3 in. |
Turi Simeti
"Zero Gravity"
Exhibition Dates: March 12 - May 28,
2016
Opening Reception: Friday, March 18, 6 -
8 pm
48 Orchard Street, New York, NY
Rosai Ugolini Modern is pleased to present
"Zero Gravity", a solo exhibition by Turi Simeti. Continuing its program of
showcasing preeminent Italian art, the gallery's third exhibition is dedicated
to a cornerstone of the European Minimalist movement. With works spanning
from the Sixties to the present, the show represents the first New York
retrospective of Simeti's monochromatic shaped canvases.
Since his earliest works, Simeti disturbed
the placid regularity of the canvas's surface through the application of
elements in relief that act as a support for three-dimensionality. His cohesive,
aesthetic-formal research brought him to the rigorous choice of monochromatism,
and to modulate both the surface and shape of the canvas. By inserting oval (and
later, circular) forms into the back of the canvas, Simeti succeeds in
articulating the plasticity of the work and determines its pictorial elements.
The artist renders visible a series of lights and shadows contained within the
intensity of color, a sign of a vivid presence on the canvas's flexed surface.
In one of the exhibition's historical pieces, Un ovale verde, executed
in 1967, a prominent oval accentuates the acrylic's light and objectifies the
shadows, transforming them from ephemeral projections.
Simeti orchestrates successions of
elliptical forms with impeccable modularity. Some of the forms emerge delicately
from the fullness of color, hinting at a myriad of tones, such as in the work
Un ovale nero from 1973, where the imperceptible oval shape tacitly
glides on a black surface. Others come forth from the canvas, expanding and
multiplying as in the 2013 piece Otto ovali bianchi; Here, the emerging
and plunging cadence of the ovals becomes a continuum of autonomous yet related
elements, each illuminating the other by way of their own
three-dimensionality. Elliptical geometries gravitate in Simeti's system of
composition: the color expands and the canvas embraces an ethereal concreteness.
Suspended, the forms attempt to liberate themselves from the space created by
their own presence. In the 1989 work Superficie blu con tondo, the
tactile evanescence of an imposing circular shape looms on the surface with a
tense and insoluble calm. By their very nature, the archetypical forms of the
circle and ellipse bring his works closer to a timeless dimension, beckoning
them towards the eternal.
Turi Simeti (Alcamo, Italy,
1929)
After passing his youth in Sicily, Simeti
moved to Rome at 30 years old.
14 marzo 2016
"LA BELLE AU BOIS DORMANT"
Ancora dedicato al barocco il prossimo
appuntamento della
STAGIONE DI DANZA del BALLETTO TEATRO DI
TORINO
alla LAVANDERIA A VAPORE di
COLLEGNO
MARTEDI' 15 MARZO 2016 – h.21
prima nazionale
Dopo "Ba-Rock" la nuova creazione del BTT,
ancora musica barocca per il prossimo appuntamento in arrivo da Parigi e
presentato per la prima volta in Italia.
"LA BELLA ADDORMENTATA - Da Lully a
Mozart" nella insolita rilettura che ne da Béatrice Massin per la sua
compagnia Fetes Galantes, va in scena martedì 15 marzo, alle 21, per il nono
appuntamento della Stagione del Balletto Teatro di Torino.
COMPAGNIE FETES GALANTES
presenta
LA BELLE AU BOIS DORMANT
_©FRANÇOIS STEMMER |
Idea e coreografia Béatrice
Massin
Musiche Jean-Baptiste Lully, Marin Marais,
Elisabeth Jacquet del la Guerre, Leopold Mozart, Wolfgang Amadeus
Mozart
Luci Evelyne Rubert
Costumi Clémentine Monsaingeon
Regia Thierry Charlier
Interpreti Olivier Bioret, Corentin Lo
Flohic e Marie Tassin nel ruolo de la “Bella”
Con “La Belle Au Bois Dormant” la Compagnia
Fetes Galantes, propone un viaggio musicale nel tempo. Questa Bella, che si
addormenta “chez Lully” e si risveglia all’epoca di Mozart, propone una
rilettura attuale dei racconti di Perrault, autore eminentemente
Barocco.
Lo spettacolo ripropone tutta la magia
temporale della danza barocca, dal repertorio del XVII secolo ai giorni
nostri.
Fin dal suo debutto, la compagnia Fetes
Galantes pone sullo stesso piano il lavoro di creazione e quello di scoperta
della ricchezza della danza barocca.
“E’ con un trio di tre giovani danzatori che
ho creato questa Bella che si rifà danza barocca nella prima parte, mentre la
seconda è costruita utilizzando la loro tonicità e il loro dinamismo. Il tutto
crea uno spettacolo energico e dinamico, molto distante dall’idea romantica che
si ha del racconto di Perrault.
Tutti i racconti di Perrault sono terreno
fertile dove ritrovare narrazione e la meraviglia insita in ogni fiaba. La
scelta “Belle au bois dormant” è stata naturale, poiché secondo me, tra i molti
scritti dell’autore, è il racconto che lascia maggiormente spazio
all’immaginazione dello spettatore.”
Béatrice Massin
La Stagione trova spazio, all’interno delle
attività previste dalla Fondazione Piemonte dal Vivo alla Lavanderia a Vapore di
Collegno ed è sostenuta dal Mibact, dalla Regione Piemonte, dalla Fondazione
CRT, con il determinante contributo della Compagnia di San Paolo.
La Stagione trova spazio, all’interno
delle attività previste dalla Fondazione Piemonte dal Vivo alla Lavanderia a
Vapore di Collegno ed è sostenuta dal Mibact, dalla Regione Piemonte, dalla
Fondazione CRT, con il determinante contributo della Compagnia di San
Paolo.
INFO E PRENOTAZIONI
PREZZI: 15 € intero, 12 € ridotto
Biglietti acquistabili sul sito www.vivaticket.it / Presso il Teatro
Astra - TPE Teatro Piemonte Europa di Torino (via Rosolino Pilo, 6 Torino) e
InfoPiemonte (p.zza Castello, Torino)
LAVANDERIA A VAPORE, Corso Pastrengo 51
10093 COLLEGNO (TO)
TEL. +39.011.4033800
MM Fermi + BUS 33-C01-37 fermata PASTRENGO
NORD
E’ previsto un servizio navetta gratuito
per la Lavanderia a Vapore in partenza dalla stazione “Fermi” della linea
metropolitana nelle serate di spettacolo.
LA CAMERA DI VETRO : NUOVO ALLESTIMENTO A PALAZZO MADAMA
LA CAMERA DI VETRO
Un nuovo allestimento per Palazzo Madama
Inaugurazione: Venerdì 18 Marzo 2016 ore 17.30
Palazzo Madama
Piazza Castello, TorinoPer informazioni:
tel.+39 011 443 3501
palazzomadama@fondazionetorinomusei.it
www.palazzomadamatorino.it
DAL 24 MARZO IN LIBRERIA UN ROMANZO CINESE DEL XIX SECOLO
O barra O edizioni
Dal 24 marzo in libreria
Li Ruzhen
Romanzo cinese del XIX secolo
Scritto nei primi anni del XIX secolo,
Destini dei fiori nello specchio è considerato l’ultimo grande classico
dell’epoca imperiale cinese. Il romanzo, unica opera del filologo e insigne
linguista Li Ruzhen, è qui presentato per la prima volta in Italia nei suoi
primi 40 capitoli che ne costituiscono la parte di maggior
interesse.
Complesso gioco letterario costruito come un divertissement, il testo si snoda su molteplici piani: il mondo ultraterreno, l’Impero Celeste dell’epoca Tang (VII-X secolo d.C.) e i paesi d’oltremare.
La vicenda ha inizio quando la dispotica Imperatrice Wu Zetian ordina a tutti i fiori dei giardini imperiali di sbocciare in pieno inverno. Le Fate dei Fiori acconsentono, contravvenendo alle leggi celesti, e vengono così condannate a “scendere nella polvere rossa”, ovvero a incarnarsi come esseri mortali sulla Terra. I loro destini si incroceranno con quello di Tang Ao, funzionario imperiale che, degradato al rango inferiore di xiucai per le sue sovversive amicizie, decide di abbandonare la carriera accademica e intraprendere un lungo viaggio per mare alla ricerca dell’immortalità.
Elementi fantastici e storici si intrecciano in una narrazione ricca di influenze taoiste, buddiste e confuciane dando vita a una grande celebrazione della cultura cinese in tutte le sue espressioni.
Complesso gioco letterario costruito come un divertissement, il testo si snoda su molteplici piani: il mondo ultraterreno, l’Impero Celeste dell’epoca Tang (VII-X secolo d.C.) e i paesi d’oltremare.
La vicenda ha inizio quando la dispotica Imperatrice Wu Zetian ordina a tutti i fiori dei giardini imperiali di sbocciare in pieno inverno. Le Fate dei Fiori acconsentono, contravvenendo alle leggi celesti, e vengono così condannate a “scendere nella polvere rossa”, ovvero a incarnarsi come esseri mortali sulla Terra. I loro destini si incroceranno con quello di Tang Ao, funzionario imperiale che, degradato al rango inferiore di xiucai per le sue sovversive amicizie, decide di abbandonare la carriera accademica e intraprendere un lungo viaggio per mare alla ricerca dell’immortalità.
Elementi fantastici e storici si intrecciano in una narrazione ricca di influenze taoiste, buddiste e confuciane dando vita a una grande celebrazione della cultura cinese in tutte le sue espressioni.
Collana:
in-Oriente
Genere: Romanzo/Cina
Traduzione e cura: Donatella Guida
Pagine: 544
Formato: 12,5x20,5 cm
Prezzo: Euro 19,50
ISBN 978-88-69680-01-4
Genere: Romanzo/Cina
Traduzione e cura: Donatella Guida
Pagine: 544
Formato: 12,5x20,5 cm
Prezzo: Euro 19,50
ISBN 978-88-69680-01-4
Li Ruzhen (1763-1830)
figlio di funzionari, agli esami imperiali supera soltanto la fase di
qualificazione, e con il titolo di xiucai, “talento fiorito”, può
ricoprire unicamente incarichi subordinati. Trascorre la maggior parte della
vita al seguito del fratello maggiore Li Ruhuang, Commissario per il sale a
Haizhou. La consapevolezza di non poter ambire a una carriera da alto
funzionario lo spinge a dedicarsi alla scrittura e all’erudizione. Diviene un
grande esperto in filologia, astrologia, medicina, matematica, musica, retorica,
poesia, calligrafia e pittura. Alla stesura dei Destini dei fiori nello
specchio dedicherà dieci anni, portando a compimento l’opera poco prima
della morte.
RIAPRE DOPO 50 ANNI LA CRIPTA DEL SANTO SEPOLCRO
MILANO - VENERANDA BIBLIOTECA
AMBROSIANA
DOPO CINQUANT’ANNI
RIAPRE
LA CRIPTA DELLA CHIESA DEL SANTO
SEPOLCRO
Dopo cinquant’anni, ritorna a essere
patrimonio della comunità, la cripta della chiesa del Santo Sepolcro,
straordinario monumento artistico e archeologico nel cuore dell’antica Milano,
vero fulcro della civitas romana che san Carlo Borromeo definiva
l’ombelico della città e che Leonardo da Vinci, in una mappa del Codex
Atlanticus, indicava come il vero mezzo di Milano, e attualmente
compreso nell’area urbana, tra piazza Pio XI, piazza San Sepolcro e via della
Zecca, è posta a fianco del complesso architettonico che comprende la Biblioteca
Ambrosiana.
La prima fase dei lavori di intervento,
iniziati all’inizio del 2015, su progetto di Gaetano Arricobene, hanno ricevuto
il patrocinio e il contributo del MiBACT, il patrocinio e il contributo della
Regione Lombardia, il contributo della Fondazione Cariplo.
Leonardo da Vinci, affascinato dalla
bellezza e dal valore simbolico del sito, nel tracciare la sua pianta di Milano
‘a volo d’uccello’, prese come centro proprio il tempio di San Sepolcro.
La sua genesi risale al 1030 quando, un
monetiere di Milano, di nome Rozzone, fece erigere sull’antico foro romano una
chiesa che l’arcivescovo Ariberto d’Intimiano consacrò solennemente alla
Santissima Trinità.
Dopo la riconquista di Gerusalemme, l’allora arcivescovo
di Milano, Anselmo IV da Bovisio, il
15 luglio 1100, cambiò la dedicazione in chiesa del Santo Sepolcro.
A rafforzare questa titolazione è la
presenza, fin dalla fondazione, nella sua parte sotterranea, della copia del
sepolcro di Cristo, realizzata da un maestro campionese del primo Trecento, al
cui interno, secondo la tradizione, venne posta la terra prelevata dai Crociati
a Gerusalemme e altre reliquie provenienti dai luoghi santi.
Luogo di enorme sacralità, la cripta venne
scelta da san Carlo Borromeo come personale luogo di preghiera, dove si recava
ogni mercoledì e venerdì pomeriggio.
In una delle nicchie si potrà ammirare una
grande palma in rame, simbolo della sapienza, originariamente pensata come una
fontana, fatta realizzare dal cardinale Federico Borromeo nel 1616 a Gian Andrea
Biffi e Gerolamo Olivieri.
San Sepolcro è un luogo di devozione anche a
santa Maria Maddalena che, secondo l’evangelista Giovanni, per prima scoprì, la
mattina di pasqua, il sepolcro vuoto e ricevette la prima apparizione del
Risorto. È infatti lei, in un affresco del 1300, purtroppo ormai evanescente,
nel transetto di sinistra, a essere raffigurata a destra del Cristo trionfante,
con il corpo velato dai lunghi capelli, mentre alla sinistra si nota una donna
coronata, forse l’imperatrice sant’Elena, madre di Costantino, che ritrovò sul
Calvario la vera croce del Signore.
La cripta fornirà inoltre ai visitatori di
entrare in contatto con una delle testimonianze più antiche della storia della
città. La pavimentazione, infatti, costituita da ampie lastre di pietra bianca
molto resistente, detta ‘di Verona’, proviene dal lastricato dell’antico foro
romano del IV secolo che rappresentava la piazza principale della civitas
romana, dove si svolgevano le maggiori attività civili e religiose.
Per celebrare la riapertura, la cripta
ospiterà l’esposizione in fac-simile del Telo sindonico, allestito in una teca
climatizzata, appositamente creata da Lumen Center Italia.
CRIPTA DEL SANTO SEPOLCRO
Milano, piazza Santo Sepolcro
Orari: tutti i giorni, dalle 12.00 alle
20.00
Ingresso: € 10,00
Informazioni e prenotazioni: cripta@milantourismpoint.com
Veneranda Biblioteca Ambrosiana: tel.
02.806921
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