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22 febbraio 2017

Warhol vs Gartel. Hyp Pop
Lu.C.C.A. - Lucca Center of Contemporary Art, Lucca
25 febbraio – 18 giugno 2017
a cura di Maurizio Vanni

Andy Warhol, Drag Queens 2, 1974, Polaroid, 10,8x8,6 cm, Collezione privata  1

Circa 90 opere comporranno la mostra “WARHOL vs GARTEL. HYP POP”, curata da Maurizio Vanni e organizzata dal Lu.C.C.A. – Lucca Center of Contemporary Art in collaborazione con Spirale d’Idee, EF Arte, Artelite, MVIVA e Associazione MetaMorfosi, che allestita nel museo lucchese dal 25 febbraio al 18 giugno 2017Si sfideranno due artisti americani: il padre della Pop Art Andy Warhol (Pittsburgh 1928 – New York 1987) e il padre dell’Arte Digitale Laurence Gartel (New York 1956). “Andy Warhol e Laurence Gartel

Dual Personality, 1979, stampa digitale, 70x106

– spiega il curatore della mostra Maurizio Vanni – sono due di quegli artisti eletti, nati per fare e rimanere nella storia, cresciuti per modificare gli equilibri culturali e sociali di un luogo in un determinato momento storico. Entrambi sostenitori dell’unione tra arte e tecnologia scientifica, si incontrano negli anni Ottanta e il pretesto è legato al confronto sulle modalità espressive legate al computer. Gartel svela a Warhol i segreti di Commodore Amiga e la loro sintonia è immediata perché sono tantissimi i punti in comune”.
La mostra, creata per svilupparsi su più spazi espositivi, ha la sua seconda sede al MAG MetaMorfosi #Art Gallery di Spoleto dove è visibile al pubblico dal 22 dicembre 2016 al 2 aprile 2017 un corpus di cinquanta opere originali.

Warhol vs Gartel. Hyp Pop
Lu.C.C.A. - Lucca Center of Contemporary Art, Lucca
25 febbraio – 18 giugno 2017
a cura di Maurizio Vanni
Lu.C.C.A. – Lucca Center of Contemporary Art
Via della Fratta, 36 – 55100 Lucca tel. +39 0583 492180
www.luccamuseum.com info@luccamuseum.com
Orario mostra:
Da martedì a domenica ore 10-19
Chiuso il lunedì
Biglietti: intero 9 €; ridotto 7 €
 
#AndyWarhol #LaurenceGartel  #Art 

CINEMA A ROMA "RITRATTI ALLA CASA DEL CINEMA"



Dal 1 marzo al 12 aprile 2017 alla Casa del Cinema “Ritratti”, rassegna dedicata al documentario italiano
 
 
Il documentario fuori programma “Essere Rossana Rossanda” di Mara Chiaretti - focus su un esempio epocale di persona/personalità/politica in proiezione mercoledì 22 febbraio alle ore 17.30 - apre il nuovo spazio Ritratti dedicato al documentario italiano dell’ultima stagione cinematografica curato da Maurizio di Rienzo. Prevista la proiezione tra il 1 marzo e il 12 aprile di cinque documentari italiani del 2016 segnalatisi nell’ambito di festival rilevanti. Documentari capaci di raccontare sia emblematici percorsi professionali e civili (come quello del ribelle Lou Castel, della giornalista di moda Franca Sozzani, del memorabile Piergiorgio Welby) sia storie di vite altrettanto esemplari quanto diverse (da quella di un killer di mafia, ergastolano dal 1982 poi redento, a quella di Enrico, un ragazzo che a distanza di tantissimi anni dall’abbandono del padre decide, da regista, di mettersi sulle sue tracce)
“A pugni chiusi” di Pierpaolo De Sanctis è l’ascolto del cuore di un attore simbolo, legato al folgorante esordio di Marco Bellocchio, I pugni in tasca. È anche il racconto di una vita misteriosa e sincera rielaborata in luoghi e con toni non consueti.
Franca: chaos and creation” del devotamente analitico Francesco Carrozzini è incentrato sul bel lavoro svolto fra Italia e Usa da Franca Sozzani, donna dolcemente ferrea e pragmaticamente inventiva che diede, da giovane direttrice di Vogue Italia, una sterzata anticonvenzionale al rapporto fra editoria e fashion.
“Ero malerba” di Toni Trupia racconta con rigore drammaturgico la storia di chi è cresciuto per diventare uno spietato omicida salvo poi scoprire in carcere una nuova e positiva versione di se stesso.
“Saro” di Enrico Maria Artale è una personalissima ricerca di radici in bilico fra pudore emotivo e impietoso confronto, è la messa in campo di un rapporto mai nato fra genitore e figlio che sfocia nell’apparente fredda semplicità di un confronto a lungo rimandato.
“Love is all. Piergiorgio Welby, autoritratto” di Livia Giunti & Francesco Andreotti, è, infine, un viaggio a più binari narrativi nella parabola di un uomo al quale l’atroce malattia non ha ‘piagato’ l’anima, non ha eroso la semplicità poetica né bloccato l’articolarsi delle relazioni. Il film, coinvolgente quanto antiretorico, è una sorprendente summa di linguaggi, a volte muti.
 
 
EVENTO FUORI PROGRAMMA 
 
MERCOLEDì 22 FEBBRAIO, ORE 17.30
ESSERE ROSSANA ROSSANDA
di Mara Chiaretti, 2016, 60’
Programma della rassegna
MERCOLEDì 1 MARZO, ORE 17.30
A PUGNI CHIUSI
di Pierpaolo De Sanctis, 2016, 76’
replica 5 marzo
MERCOLEDì 8 MARZO, ORE 17.30
FRANCA. CHAOS AND CREATION
di Francesco Carrozzini, 2016, 80’
replica 12 marzo
MERCOLEDì 16 MARZO, ORE 17.30
ERO MALERBA
di Toni Trupia, 2016, 73’
replica 19 marzo
MERCOLEDì 29 MARZO, ORE 17.30
SARO
di Enrico Maria Artale, 2016, 67’
replica 2 aprile
MERCOLEDì 12 APRILE, ORE 17.30
LOVE IS ALL. PIERGIORGIO WELBY, AUTORITRATTO
di Francesco Andreotti, Livia Giunti, 2016, 60’
replica 15 aprile

CASA DEL CINEMA
Spazio culturale di Roma Capitale – Assessorato alla Crescita culturale
Gestione Zètema Progetto Cultura
Direzione Giorgio Gosetti
in collaborazione con Rai; Rai Cinema 01 distribution
sponsor tecnici Deluxe; Kodak
INDIRIZZO Largo Marcello Mastroianni, 1
INFO tel. 060608 www.casadelcinema.it www.060608.it
L’accesso in sala sarà garantito fino ad esaurimento dei posti disponibili

#casadelcinema
#cinema
#roma
#RossanaRossanda 

ARTE A LOS ANGELES "THE INTERIOR AND THE CARPET"

 
The Interior and The Carpet
Alan Belcher, Walter Dahn, Jirí Georg Dokoupil, Liam Gillick,
Ilya ed Emilia Kabakov, Joseph Kosuth, Ken Lum, Jonathan Monk, Peter Nagy,
Julião Sarmento, Rob Scholte, Rosemarie Trockel, Heimo Zobernig
Inaugurazione:
22 marzo 2017, dalle 17.00 alle 21.30


 Pacific Design Center, Los Angeles
22 marzo-23 giugno 2017


The Interior and The Carpet è una mostra di #tappeti d’artista realizzati in edizione limitata prodotti da Petra Grunert Singh di Equator Production, New York (www.equatorproduction.com), che include i lavori di 13 artisti internazionali: Alan Belcher, Walter Dahn, Jirí Georg Dokoupil, Liam Gillick, Ilya ed Emilia Kabakov, Joseph Kosuth, Ken Lum, Jonathan Monk, Peter Nagy, Julião Sarmento, Rob Scholte, Rosemarie Trockel, Heimo Zobernig.
La mostra, allestita al Pacific Design Center di Los Angeles, importante distretto per il design contemporaneo progettato dall’architetto argentino Cesar Pelli nel 1975,  inaugurerà in coincidenza con “Westwerk”, l’evento annuale dedicato al #design industriale del Pacific Design Center.
Il progetto espositivo The Interior and The Carpet ha l’obiettivo di mostrare l’evoluzione del concept che sta alla base del lavoro di Equator Production. L'esposizione presenta la prima lista di artisti a cui vennero commissionati tappeti d’autore tra il 1985 e il 2003: Walter Dahn, Jiří Georg Dokoupil, Peter Nagy, Rob Scholte e Rosemarie Trockel, così come una serie di tappeti più recente (dal 2014) realizzati da Alan Belcher,


Alan Belcher


Liam Gillick, Ilya ed Emilia Kabakov, Joseph Kosuth, Ken Lum, Julião Sarmento, Heimo Zobernig.


Heimo+Zobernig+Carpet+Rug,+2015


Questa selezione è stata curata da Cornelia Lauf per Equator Production in un progetto gestito da #GoldenRuler, Roma (www.goldenruler.eu).
Il tappeto concepito da Jirí Georg Dokoupil, Ohne Titel (unique) del 1986, e quello di Rob Scholte, Mens Erger Je Niet del 1988, sono i primi pezzi d’autore prodotti da Equator Production. Spiral, un tappeto che rappresenta l’immagine di una spirale con piccole figure disegnata a mano libera su fondo bianco di Walter Dahn e Disease and Decoration di Peter Nagy, sono invece esemplari del 1991, quando l'azienda produttrice proseguiva già da qualche anno la sua avventura nel settore. Sempre del 1991 è Plus Minus, un tappeto che presenta una superficie ossessivamente punteggiata di segni positivi e negativi realizzato dall’artista tedesca Rosemarie Trockel.
Tra i manufatti più recenti ci sono il tappeto di Joseph Kosuth, Remarks on the Foundation of Mathematics (2015), intrecciato a Katmandu, Nepal, che fa riferimento a un libro di filosofia della matematica pubblicato nel 1956 da Ludwig Wittgenstein (in tedesco: Bemerkungen über die Grundlagen der Mathematik); il tappeto di Ken Lum, The Path from Shallow Love to Deeper Love (2015), che si appropria di un'immagine readymade e ne fa il soggetto dell’opera: un antico pattern decorativo greco-romano, di origini cinesi, pensato per simboleggiare l'infinito. Utilizzando colori caldi per tracciare il disegno labirintico, Lum usa un titolo poetico per suggerire un tortuoso, e a volte mistificante, viaggio nei sentimenti umani; il tappeto di Heimo Zobernig, Carpet / Rug (2015), che giocando, come a volte gli artisti fanno, con il linguaggio, pone la questione ancora aperta se è il tappeto è un semplice oggetto per coprire il pavimento o se è un oggetto d’arte.
Il Lihotzky Carpet (2015) di Liam Gillick, artista britannico particolarmente noto per il suo uso del colore applicato a strutture in acciaio inox e plexiglass, riproduce, come fosse un manifesto, l'immagine di un disegno della cucina di Francoforte progettata nel 1926 dall'architetto austriaco Margarete Schütte-Lihotzky, corredandolo di segni che alludono a percorsi domestici. L'obiettivo della cucina di Francoforte era semplice: creare uno spazio il più possibile efficiente, che fosse igienico e che facesse risparmiare tempo e denaro. È importante sottolineare che questo disegno separava la cucina dallo spazio della vita quotidiana, creando una linea di demarcazione tra il lavoro (la cucina) e il tempo libero (il soggiorno).
Nel tappeto Hole in the Wall (2016) di Ilya ed Emilia Kabakov il decoratore nepalese ricrea con la lana un disegno che Ilya Kabakov ha realizzato nel 1970 per un portfolio di 72 stampe. L’immagine assomiglia alla mappa di un luogo in un campo rosso, forse un idillio di epoca sovietica in cui una delle figure rappresentate risiedeva. Blocks (2016) di Julião Sarmento si basa sui blocchetti di costruzione di un insieme architettonico. Di solito Sarmento crea architetture concettuali nei suoi dipinti, o paesaggi di memoria. In questa sottile fusione di spazio, matematica applicata all'architettura e arte tessile, l’artista trasforma le forme più basilari in materiali elementari. , è un originalissimo tappeto realizzato con i residui del giocattolo di pezza che il piccolo terrier dell'artista, Milo, ha masticato giocando. L’opera di Belcher è un esempio perfetto della società liquida in cui viviamo, un oggetto che va oltre il suo immediato riferimento aneddotico per dare forma a nuovi simboli culturali. È la sintesi rappresentativa di un oggetto prodotto in massa in Cina (il giocattolo), ricomposto al computer dall’artista nel suo studio, a Toronto, infine delegato via New York e Roma alla produzione in Asia, dove le pazienti mani dei tessitori di Katmandu hanno realizzato un tappeto la cui immagine finale ricorda un mandala.
Infine, l’opera di Jonathan Monk, Untitled (Flying Carpet) (2017) che riproduce su tappeto l’immagine di una celebre copertina della rivista “Flash Art” realizzata da Gino De Dominicis in omaggio al “salto nel vuoto” di Yves Klein, si basa su un’immagine che cattura l’essenza di un momento performativo. L’opera pone la questione dell’intraducibilità di tutte le cose – o al contrario – dimostra che tutto (anche un’opera d’arte), può essere mutato e fatto proprio.
Pacific Design Center, Los Angeles
È la massima risorsa per il design tradizionale e contemporaneo della West Coast degli Stati Uniti. L’intero distretto consiste in un campus di 14 acri con edifici monumentali interamente disegnato dall’architetto argentino Cesar Pelli nel 1975, ed è riconosciuto internazionalmente come centro nevralgico per il design contemporaneo e come luogo per le arti e per l’intrattenimento di tutta la comunità, alla quale fornisce spazi pubblici e privati per proiezioni, mostre, conferenze, incontri, eventi speciali e ricevimenti. Il campus raccoglie quasi 100 spazi commerciali di grandi marchi di design e arredamento e showroom internazionali. In totale circa 2.200 linee di prodotti disponibili per designer professionisti, architetti, facility manager, arredatori e rivenditori.
Equator Production, New York
Dedicata alla produzione di tappeti d’artista in edizioni limitate, Equator Production è stata fondata da Petra e Ranbir Singh con l’imprenditore Reiner Opoku nel 1985. Equator Production collabora con artisti interessati a misurarsi con il mondo dell'artigianato e del design, e volti alla ricerca di nuovi racconti e forme espressive. Commissionando tappeti d’autore ad artisti contemporanei di fama internazionale, e seguendo l’intero processo produttivo, dall’ideazione all'esecuzione (spesso affidata ai maestri tessitori tradizionali), Equator Production mira a creare una sintesi tra i vari approcci artistici. 
Petra Grunert Singh
Nata in Germania, studia all’Accademia di Belle Arti di Dusseldorf e successivamente si trasferisce a Bruxelles dove co-fonda con Ranbir Singh e Reiner Opoku, Equator Production, un’azienda espressamente dedicata alla produzione di tappeti d’artista in edizioni limitate. Nel 2000 si trasferisce a New York portando con sé l’esperienza di Equator Production e impegnandosi nel rinnovamento dell’attività che la porta a collaborare anche con nuove generazioni di artisti contemporanei.
GoldenRuler, Roma
Agenzia che si occupa di progetti curatoriali nel campo dell’arte contemporanea fondata a Roma nel 2012 e specializzata nel rapporto tra arte e artigianato. GoldenRuler collabora con artisti di fama mondiale per realizzare progetti su misura in contesti museali, urbani o per committenti privati. Tutti i progetti sono realizzati in collaborazione con le più qualificate professionalità, dall’ideazione del progetto alla produzione, alla comunicazione.
Varola | Pacific Design Center
Aperto da Helen Varola, curatrice di base a New York, nel 2014, è uno spazio espositivo all’interno del Pacific Design Center di Los Angeles nato con l’obiettivo di presentare mostre e progetti di artisti contemporanei. Varola è un luogo aperto ai linguaggi sperimentali, oltre che un sito di produzione contemporanea che intende il design come una sorta di prolungamento espressivo del linguaggio dell’arte contemporanea.
DesignLAb | Pacific Design Center
È una piattaforma per esplorare l’arte contemporanea che guarda al design. Concepita e diretta da Helen Varola, è resa possibile grazie al supporto di Charles S. Cohen, proprietario e presidente del Pacific Design Center, nonché collezionista e amministratore del MOCA Pacific Design Center.
INFO
The Interior and The Carpet
Pacific Design Center
Varola, Blue Building, Second Floor 8687, Melrose Avenue
Los Angeles, CA 90069 U.S.A.
Inaugurazione:
22 marzo 2017, dalle 17.00 alle 21.30
Date mostra:
22 marzo-23 giugno 2017
Orari per le visite:
dal martedì al venerdì, dalle 11.00 alle 17.00.
Sabato e domenica, dalle 11.00 alle 18.00.
Chiuso il lunedì
Ingresso libero


EVENTI A ROMA "RIFORMA E RIFORME :UNA RICCHEZZA PER LA CHIESA"

 


Riforma e Riforme: una ricchezza per la Chiesa
Ciclo di 4 incontri in occasione del 500° Anniversario della Riforma di Lutero
Febbraio-Maggio 2017
Pontificia Università Antonianum - Sala S. Bernardino da Siena
Viale Manzoni, 1 - Roma

Quello della riforma e delle riforme è un tema caro alla Chiesa nella misura si riconosca   popolo in cammino e non come realtà immutabile.
Da sempre i “riformatori” abitano la storia del cristianesimo muovendosi su un terreno difficile, tra obbedienza alla gerarchia e riconoscimento della verità teologica della Chiesa; denuncia del peccato al suo interno e testimonianza di un anelito spirituale non tacitabile. Un terreno difficile lungo il quale è possibile tracciare i sentieri di un sempre rinnovato dialogo.
In occasione del quinto centenario dell’episodio che ha dato avvio alla Riforma luterana, la Casa editrice Paoline e la Pontificia Università Antonianum mettono al centro della riflessione il tema della Riforma e delle Riforme, la loro articolazione dentro e fuori la Chiesa cattolica e il loro apporto positivo nella riflessione teologica e spirituale.
I quattro incontri si articolano su quattro “luoghi” della storia del cristianesimo.
I incontro - 22 febbraio 2017, ore 17            
Francesco e i suoi: una riforma sempre in atto?
Relatore: p. Marco Guida (Docente presso l’Antonianum)
II incontro - 20 marzo 2017, ore 17
Charles de Foucauld: la radicalità del vangelo per la Chiesa del Novecento
Relatrice: ps Paola Francesca (Piccole Sorelle di Gesù)
III incontro - 4 aprile 2017, ore 17
La Riforma di Lutero e le Chiese riformate: il nuovo volto dell’Europa cristiana
Relatore: prof. Stefano Cavallotto (già Docente presso l’Università di Roma Tor Vergata)
IV incontro - 16 maggio 2017, ore 17
Il mondo russo e orientale. Monaci, eremiti, laici: una ricchezza spirituale da scoprire
Relatore: p. Adalberto Piovano (Esperto di monachesimo e spiritualità russa)
Saluto di sr Mary Melone, Rettore Magnifico della Pontificia Università Antonianum
Introducono sr Gianfranca Zancanaro e dott. Romano Cappelletto, Paoline


 

20 febbraio 2017

LIBRI "LA DURA LEGGE DI BAYWATCH"

Sopravvissuti agli anni ’90. Come?
Ce lo racconta Mattia Bertoldi in La dura legge di Baywatch

Da marzo 2017 in libreria






Chi si ricorda, degli anni ’90, i mini e i floppy disc, i primi videoclip di Videomusic, le serie televisive di Friends, Baywatch, e ancora, le sale giochi, le schede telefoniche o le boy band? Se a questi soli pensieri si prova un mix tra nostalgia e sollievo, allora questo è il libro giusto – anzi il librogame giusto – per ritrovare lo spirito dei sopravvissuti alla grande transizione analogico-digitale, quando per “scaricare una fotografia da Internet ci voleva mezz’ora”.

Mattia Bertoldi, lui che è nato nel 1986 e in quegli anni era adolescente, con La dura legge di Baywatch. Tutto quello che avete amato negli anni ’90, (Booksalad, marzo 2017, isbn 9788898067510), ha raccolto i suggerimenti di decine di suoi coetanei e ci racconta con sorprendente ironia e un pizzico di rimpianto la musica, la tv, l’intrattenimento, le letture, le mode e le tecnologie degli anni ’90.
In un percorso strutturato come un librogame, soppiantato in quegli anni dai giochi di ruolo elettronici, si chiede come sia stato possibile divertirsi, amare, studiare, comunicare senza Wikipedia, Google, Netflix e gli smartphone. E, senza prendersi troppo sul serio, rivendica con orgoglio di avercela fatta, di essere uscito indenne da quel decennio, nonostante tutto.
Noi degli anni ’90 siamo stati gli ultimi esemplari della nostra specie a provare i limiti della tecnologia digitale, gli ultimi ad aver assaggiato musicassette e mini disc, in un’epoca in cui gli MP3 erano ancora un miraggio per i più; ad aver seguito delle serie televisive senza l’aiuto di Internet, pronti a spaccare il videoregistratore se solo ci fossimo dimenticati di puntarlo per catturare su VHS l’ultimo episodio della stagione perché... esatto, niente streaming e niente riassunti su Wikipedia. Siamo anche stati gli ultimi a subire la maledizione di Baywatch, e questo è un segno che ci porteremo dietro per tanto, tanto tempo. E nessun remake potrà toglierci questo.

Mattia Bertoldi, nato nel 1986 a Lugano, ha vissuto più o meno alla grande tutti gli anni Novanta. Sognava il chiodo di pelle di Max Pezzali ed era innamorato di Xena e Buffy. Ancora oggi tifa per i Chicago Bulls, ascolta Gigi D’Agostino e ha paura dei vermi giganti del sottosuolo per colpa di Tremors. Finalista al Premio Chiara Giovani nel 2011, ha esordito con il romanzo Ti sogno, California, edito da Booksalad nel 2012, e dal 2016 è membro di comitato dell’ASSI, Associazione Scrittori della Svizzera italiana. 

MUSICA A ROMA "MAHLER, FAURE' E BRAHMS QUARTETTI"

Accademia Nazionale di Santa Cecilia
Stagione 2016-2017

Stagione di Musica da Camera
Sala Sinopoli – mercoledì 22 febbraio ore 20,30

Mahler, Fauré e Brahms
QUARTETTI
con pianoforte

Quattro solisti: Gabriele Geminiani,

Gabriele Geminiani

Primo violoncello dell'Orchestra dell'Accademia di Santa Cecilia, il pianista Enrico Pace,

Enrico Pace - credit Marco Borggreve

la violinista Alexandra Conunova

Alexandra Comunova

e la violista Beatrice Muthelet, soliste della Mahler Chamber Orchestra, in tre meravigliosi quartetti con pianoforte.
In apertura il Quartetto per pianoforte e archi di Gustav Mahler. A seguire il Quartetto per pianoforte e archi n. op. 15 di Gabriel Fauré. Il concerto si conclude con il Quartetto per pianoforte e archi n. 1 op. 25 di Johannes Brahms, iniziato forse nel 1860 e completato l’anno seguente.


Alexandra Conunova ha focalizzato su di sé le attenzioni della critica musicale internazionale e del pubblico a seguito della vittoria del Primo premio al Concorso Internazionale di violino “Joseph Joachim” di Hannover nell’autunno 2012. La giuria del concorso in quell’occasione ne elogiò il calore del suono e l’arte altamente drammatica del suo virtuosismo. L’Hannover Allgemeine Zeitung ha rilevato altresì con quale splendore di suono l’interprete è in grado di far vivere il suo modo di interpretare il pensiero musicale.  Il successo ottenuto in questo concorso, che è universalmente considerato come uno dei più importanti dedicati oggi al violino, gli è valso il suo debutto con la casa discografica Naxos. L’interprete è stata ospite al Settembre musicale di Montreux, al Beethoven Festival di Bonn, allo Schloss Elmau, al Festival di Aix en Provence, con le orchestre di Saarbrücken, Nuremberg Symphony Orchestra, l’orchestra da Camera di Stoccarda ed ha realizzato varie tournée in Giappone e Corea del Sud. Alexandra Conunova è stata premiata ai Concorsi Tchaikovsky (2015), George Enescu di Bucarest (2011), Tibor Varga di Sion nel 2010, Ion Voicu (2009) ed Henri Marteau (2008). Solista di altro profilo, Alexandra Conunova si è esibita con le orchestre Münchener Kammerorchester, NDR Radiophilarmonie, l’Orchestra di Stato della Bileorussia, la Norddeutsche Philarmonie di Rostok, l’Orchestra dell’Hermitage di San Pietroburgo, l’Orchestra da Camera del Festival di Verbier, con la Camerata Bern, con i direttori Gabor Takacs Nagy, Hannu Lintu, Patrick Strub, Johannes Wildner, Juhanni Numminenm, Niklas Willen. Nel 2013 ha ricevuto il premio Julius Bär come miglior talento presente al Festival di Verbier, riconoscimento che le ha offerto l’opportunità di esibirsi ufficialmente nel programma 2014/15 del Festival. Nel corso del 2016 Alexandra è stata ospite del Festival di Aix en Provence con il direttore Gianandrea Noseda, con Valeriy Ghergiev a Monaco, a Tolosa con il direttore Manacorda e l’orchestra du Capitol, al Festival di San Pietroburgo. Violinista di origine moldava, nata nel 1988, la Conunova ha studiato con Krzysztof Wegrzyn all’Università della Musica di Hannover e ha partecipato a master class con Igor Oistrakh, Mihaela Martin, Ivry Gitlis, Boris Kuschnir. Suona un violino Santo Serafino del 1735, costruito a Venezia e gentilmente messo a sua disposizione dalla “Deutsche Stiftung Musikleben”.

L’artista franco-tedesca Béatrice Muthelet trascorre la sua infanzia a Düsseldorf, dove inizia a suonare il violino all’età di sette anni con il georgiano Alexij Burduli.
Nel 1987 la sua famiglia si trasferisce in Israele dove Béatrice frequenta la Thelma Yelin High School of Arts e continua lo studio del violino con Haim Taub.
Riceve la borsa di studio dell’American Israel Cultural Foundation e partecipa a masterclasses di Isaac Stern, Shlomo Mintz e Itzhak Perlman, che avranno una grande influenza sulla sua crescita musicale.
A diciannove anni decide di dedicarsi alla viola e su invito di Pinchas Zukermann diventa l’unica allieva di viola della Manhattan School of Music.
A ventidue anni entra alla Karajan Akademie e poi nell’Orchestra Filarmonica di Berlino, all’interno della quale conosce gli elementi con cui fonderà il Breuninger Quartett, di cui farà parte dal 1995 al 2000 prima di essere nominata viola solista della Mahler Chamber Orchestra.
È tra i membri fondatori dell’Orchestra del Festival di Lucerna creata da Claudio Abbado. Sempre a Berlino ha incontrato quelli che sono i membri del Quartuor Capuçon, che viene regolarmente invitato nelle sale da concerto più prestigiose d’Europa. Ma Muthelet continua la sua passione per la musica da camera anche al fianco di altri prestigiosi musicisti in tutto il mondo.
Nel 2013 ha anche contribuito come solista ad una creazione della compagnia di Sasha Waltz.

Gabriele Geminiani, Primo violoncello dell’Orchestra dell’Accademia di Santa Cecilia è nato a Pesaro, si è diplomato in violoncello con il massimo dei voti, lode e menzione d' onore; ha studiato con Di Stefano, Cazacu, Grimmer, Scano ed ha seguito i corsi di perfezionamento presso l' Accademia "Chigiana" di Siena con Maisky e Meneses e per la Musica da Camera con il Trio di Trieste, corsi di Musica da Camera presso l'Accademia "Incontri col Maestro" di Imola  con Masi, all' ccademia "Angelica Costantiniana" con Bogino e ancora corsi con Vernikov e  Meunier.
Ha suonato in veste di solista con diverse orchestre tra le quali l' O. R. T. e l' Orchestra dell' Accademia Nazionale di Santa Cecilia eseguendo gran parte del repertorio solistico con direttori quali Ferro, Petracchi, Nelsson, Chung nella doppia veste di direttore e pianista con il quale ha eseguito il Triplo Concerto di Beethoven, con Nagano nel Doppio Concerto di Brahms e con Sir Antonio Pappano nella Sinfonia Concertante di Haydn.
Ha inoltre eseguito in prima esecuzione italiana il Concerto per violoncello e orchestra di H.K. Gruber sotto la guida del compositore stesso e per la prima volta nella storia dell' Orchestra dell' Accademia Nazionale di Santa Cecilia il Concerto di Gulda sotto la direzione di Jarvi.
Nel 1997, a Parigi, al concorso internazionale "Rostropovich", ha conseguito il premio speciale per la migliore esecuzione del brano Spins and Spells di Saariaho e nell' ottobre del 2002 è stato invitato ad esibirsi sempre a Parigi in occasione del venticinquennale dell' istituzione del concorso in compagnia dei premiati delle edizioni precedenti sotto la direzione dello stesso Rostropovich.
Nel 1998 vince il concorso per Primo Violoncello presso l' O. R. T. di Firenze e nel 1999 si afferma al concorso per Primo Violoncello presso l'Orchestra dell' Accademia Nazionale di Santa Cecilia di Roma, posto che tuttora ricopre.
Ha collaborato come Primo Violoncello con Orchestra Filarmonica della Scala, Symphonica d'Italia, Orchestra Mozart, Mahler Chamber Orchestra e Orchestra del Festival di Lucerna. Collabora da alcuni anni con la Human Rights Orchestra, creata in difesa dei diritti umani.
Ha effettuato in qualità di Primo Violoncello tournée in tutto il mondo suonando in alcune delle più prestigiose sale da concerto, come la Philarmonie di Berlino; Suntory Hall di Tokyo; Sala delle Colonne, Tchaikovsky Concert Hall, The Great Hall of Conservatory di Mosca; Teatro Mariinsky di San Pietroburgo; Auditorio Nacional di Madrid; Palau de la Musica e Auditorium di Barcellona; Salle Pleyel di Parigi; Royal Albert Hall di Londra; Concertgebouw di Amsterdam; Musikverein di Vienna; KKL di Lucerna e nei più prestigiosi teatri italiani.
Alla sua attività strumentale affianca quella didattica in qualità di docente di Violoncello in vari corsi di perfezionamento in tutta Italia.
Ha tenuto masterclass presso il Conservatorio "Pedrollo" di Vicenza ed è stato titolare della cattedra di violoncello per la laurea di secondo livello presso il Conservatorio di musica "S. Cecilia" di Roma.
Suona nel trio d'archi " Le Architetture" insieme al violinista Pieranunzi e al violista Fiore con i quali ha inciso musiche di Pizzetti per La Bottega Discantica insieme ad Alda Caiello e un CD in prima assoluta dei quartetti di Mendelssohn con Prosseda per Decca.
Suona un violoncello "Carlo Giuseppe Oddone" del 1903.

Nato a Rimini, Enrico Pace ha studiato con Franco Scala al Conservatorio di Pesaro, dove si e' diplomato anche in composizione e direzione d'orchestra. Si è perfezionato all'Accademia Pianistica Internazionale "Incontri col Maestro” di Imola. Suo prezioso mentore in seguito è stato il didatta belga Jacques de Tiège.
Dopo la vittoria del primo premio al Concorso Internazionale Franz Liszt di Utrecht nel 1989, Enrico Pace si è esibito in tutta Europa in rinomate sale da concerto: Concertgebouw di Amsterdam, Teatro alla Scala di Milano, Herkulessaal di Monaco di Baviera, Philharmonie di Berlino. E’ stato invitato a suonare in numerosi Festival internazionali, tra cui Lucerna, Salisburgo, Edimburgo, La Roque d’Anthéron, Rheingau e il Festival Pianistico di Brescia e Bergamo.
Molto apprezzato come solista, si esibisce con orchestre prestigiose, come la Royal Orchestra del Concertgebouw, la Filarmonica di Monaco, la BBC Philharmonic Orchestra, l'Orchestra Nazionale di Santa Cecilia di Roma, la MDR-Sinfonieorchester di Lipsia, la Camerata Salzburg, l’Orchestra Filarmonica di Varsavia.
Ha suonato con numerosi direttori d’orchestra fra cui spiccano Roberto Benzi, Gianandrea Noseda, Zoltan Kocsis, Kazimirz Kord, Mark Elder, Lawrence Foster, Janos Fürst, David Robertson, Vassily Sinaisky, Stanislav Skrowaczewski, Bruno Weil, Walter Weller e Antoni Wit.
Agli impegni solistici affianca un’intensa attività cameristica; ha collaborato fra gli altri con il Quartetto Prometeo, il Quartetto Keller, la cornista Marie Luise Neunecker, la violinista Liza Fertschman, la clarinettista Sharon Kam, il violoncellista Daniel Müller Schott e il baritono Matthias Goerne. Ha preso parte a diversi Festival di Musica da Camera tra cui quelli di Delft, Risør, Kuhmo, Stresa e Moritzburg. Forma stabilmente un duo pianistico con Igor Roma.
Enrico Pace ha instaurato una fruttuosa collaborazione con il violinista Frank Peter Zimmermann, con il quale suona in Europa, Estremo Oriente e Sud America. Assieme hanno inciso la Sonata N. 2 di Busoni e le sei Sonate per violino e tastiera BWV 1014-1019 di Bach. Nel 2013 è uscito un nuovo cd dedicato ad Hindemith.
Si esibisce regolarmente in recital anche con il violinista Leonidas Kavakos. Il loro recente progetto dedicato alle sonate di Beethoven per violino e pianoforte si è concretizzato in un'incisione integrale per Decca e nell'assegnazione del Premio Abbiati della critica italiana.


Stagione di Musica da Camera
Sala Sinopoli - mercoledì 22 febbraio ore 20,30
Alexandra Conunova violino
Beatrice Muthelet viola
Gabriele Geminiani violoncello
Enrico Pace pianoforte

Mahler Quartetto per pianoforte in la min.
Fauré Quartetto per pianoforte n. 1 op. 15
Brahms Quartetto per pianoforte n. 1 op. 25
Biglietti da 18 a 38 euro
I biglietti possono essere acquistati anche presso:
Botteghino Auditorium Parco della Musica
Viale Pietro De Coubertin - Infoline: tel. 068082058

Prevendita telefonica con carta di credito:
Call Center TicketOne Tel. 892.101

#MUSICA
#AUDITORIUMPRCODELLAMUSICA 

18 febbraio 2017

TEATRO A MONFALCONE "NON C'E' PIU' ACQUA FRESCA"

 

TEATRO COMUNALE DI MONFALCONE / STAGIONE 2016-2017
Non c’è acqua più fresca: Giuseppe Battiston, insieme al cantautore Piero Sidoti,
mette in scena il Friuli di Pier Paolo Pasolini / Incontro con la drammaturga Renata Molinari (21 febbraio)

Uno spettacolo di Giuseppe Battiston in scena con il cantautore Piero Sidoti. Lo spettacolo è diretto da Alfonso Santagata (che firma anche lo spazio scenico).
Le prime poesie – raccolte ne “La meglio gioventù” – Pier Paolo Pasolini le scrisse in friulano, nella lingua quasi nuova, sconosciuta e musicale della terra materna. Giuseppe Battiston,

 
 


Giuseppe Battiston
foto di scena dello spettacolo di Luca A. d’Agostino © Phocus Agency

 



 si immagina protagonista di uno “spetaculut” di memoria pasoliniana che ci porta alla “terra di temporali e primule” e racconta di incontri, affetti, paesaggi e amori.

Battiston ha scelto come regista delle sue prime prove teatrali, Alfonso Santagata, e la drammaturga Renata Molinari, autrice che intreccia alcune delle liriche più emblematiche del periodo casarsese, con l’intento di avvicinare alla lingua madre di Pasolini quelli che non la conoscono Piero Sidoti

Pietro Sidoti con Giuseppe Battistion
foto di scena dello spettacolo di Luca A. d’Agostino © Phocus Agency

è autore delle musiche e delle canzoni.
Battiston guida il pubblico in un “viaggio di ritorno”, anche autobiografico, ai luoghi della sua infanzia, alla vita e al tempo evocati dai versi del grande scrittore, attraverso un laboratorio di poesia nella lingua friulana di Pasolini .
Nell'ambito della rassegna "Dietro le quinte", alle 19.00 al Bar del Teatro, avrà luogo un incontro con la drammaturga Renata Molinari, a cura di Mario Brandolin.


Biglietti in vendita presso: Biglietteria del Teatro, Biblioteca Comunale di Monfalcone, ERT di Udine, prevendite Vivaticket e on line su www.vivaticket.it; la Biglietteria del Teatro accetta prenotazioni telefoniche (0481 494 664).
 

ARTE A MILANO "I MAESTRI DEL COLORE ARTE A VENEZIA NELL'800"



MILANO - GALLERIA BOTTEGANTICA (VIA MANZONI, 45)
DAL 24 MARZO AL 20 MAGGIO 2017
LA MOSTRA
I MAESTRI DEL COLORE
ARTE A VENEZIA NELL’800


Giacomo Favretto In pinacoteca

40 opere di Guglielmo Ciardi, Giacomo Favretto, Ettore Tito e Federico Zandomeneghi ripercorrono gli straordinari esisti artistici della scuola veneziana di secondo Ottocento, che del colore ha fatto la sua bandiera.


Pietro Fragiacomo Piazza San Marco 1890


Dal 24 marzo al 20 maggio 2017, la Galleria Bottegantica di Milano (via Manzoni 45) ospita una mostra dedicata alla scuola veneziana del vero, fiorita tra gli anni settanta e ottanta dell’Ottocento,indagata nei suoi momenti più significativi attraverso le opere dei suoi principali protagonisti: da Guglielmo Ciardi a Giacomo Favretto, da Luigi Nono

Luigi Nono Mattino 1892

a Federico Zandomeneghi. Una scuola che, riallacciandosi a una tradizione secolare, ha fatto del colore la sua bandiera, dimostrando una capacità sorprendente di rinnovare tematiche e modi espressivi.
L’esposizione, curata da Enzo Savoia e Stefano Bosi, presenta una selezione di 40 opere provenienti da prestigiose collezioni private italiane, molte delle quale mai presentate al grande pubblico, che documentano l’affermarsi in territorio veneziano della pittura del ‘vero’, eseguita en plein air
Capofila dei giovani pittori, indubbiamente il più dotato di tutti e maggiormente attratto dalle possibilità espressive insite nella svolta verso la realtà che si respira a livello europeo, è Guglielmo Ciardi (1842-1917)

Guglielmo Ciardi Il porto di Anzio

Erede ‘predestinato’ di Canaletto, Guardi e Bellotto, egli ha saputo trasferire nelle sue tele la sensazione sfuggente di Venezia, come nell’opera Canal Grande. Consapevole di questa dimensione mutevole della realtà, alla veduta della terraferma egli preferisce quella aperta sul mare, dove gli effetti atmosferici riescono meglio a restituire le luci e i colori propri del paesaggio e degli elementi che lo popolano.
Rinnovatore e dominatore della moderna pittura veneziana è anche Giacomo Favretto (1849-1887). Le scene di genere da lui dipinte sono quadri di vita, con quel tanto di psicologia, di colore e di atmosfera necessari affinché l’opera si definisca e si ‘muova’. Pertanto non sono regolate da uno svolgimento logico, ma da una tecnica più istintiva, la quale conserva nella sua leggerezza inafferrabile il ritmo brioso della vita osservata e trasfigurata da Favretto. Come in Fantasticando, Favretto si dimostra realista in quanto prende dalla realtà il movimento e certi colori, non il volume, la profondità, i problemi che si irradiano al suo interno. I suoi temi esulano dalle drammaticità della vita. E anche quando svolge argomenti seri come le miserabili condizioni dei pescatori di Burano e di Chioggia, egli osserva non le pene ma il senso divertente della situazione.
Debitrice del realismo di Ciardi e di Favretto è la pittura di Luigi Nono (1850-1918), sebbene dalle sue opere traspaia un carattere più pensoso, lirico, maggiormente rivolto alla meditazione. A interessare l’artista è una concezione della vita che in senso molto lato può dirsi religiosa, nell’insistenza sulla fragilità delle cose, nella ricerca di una sottile trama di corrispondenze tra stato d’animo e paesaggio, come nel Mattino della domenica.
Sotto l’impulso di un realismo che spinge gli artisti a fissare sulla tela i mutevoli effetti luministici e atmosferici della laguna e della terraferma, tra fonti, laghi e ruscelli, si susseguono impressioni nate dal vero per mano di artisti quali Antonio Rotta, Alessandro Milesi

Alessandro Milesi_L'arrotino

, Egisto Lancerotto e Angelo dall’Oca Bianca, più interessati alla vita popolare di pescatori e gondolieri. Nell’ambito della veduta ‘pura’ la lezione di Ciardi è accolta e sviluppata dai figli Beppe ed Emma, e da Pietro Fragiacomo. Nelle opere di quest’ultimo lo spazio diventa ambiente emotivo, la veduta contemplazione e la dimensione quotidiana del lavoro dei pescatori esperienza condivisa di umanità, come in Piazza San Marco.
Colorista altrettanto sapiente è anche Ettore Tito (1859-1941)

Ettore Tito-La-gomena 1910 circa

: suo il compito di traghettare la pittura veneta nel nuovo secolo. All’artista piace giocare con i colori, con i volumi e con i piani, in una specie di improvvisazione che si appassiona alle difficoltà, rasentando il virtuosismo.
A chiudere idealmente la rassegna è Federico Zandomeneghi (1842-1917) che dal 1874, anno del suo definitivo trasferimento a Parigi, proietta la pittura veneta a livello internazionale, come testimonia il meritato successo che a fine Ottocento pubblico e critica decretano a questa ‘scuola’.

Catalogo Bottegantica edizione.
Milano, gennaio 2017
I MAESTRI DEL COLORE. ARTE A VENEZIA NELL’800
Milano, Galleria Bottegantica (via A. Manzoni, 45)
24 marzo - 20 maggio 2017
Orari: da martedì al sabato 10-13 e 15-19
Ingresso libero
Guida di Milano al link http://amzn.to/2kToIBk