Due grandi mostre a Bologna
Street Art -
Banksy ; dal 18 marzo
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Sane Smith, Untitled, 1990 ca. Inchiostro su carta. Museum of the City of New York, Gift of Martin Wong |
Edward Hopper ; dal 25 marzo
Edward Hopper (1882 1967), Two Trawlers,
1923/1924. Watercolor and graphite pencil on paper, 35,2x50,6 cm. Whitney Museum
of American Art, New York; Josephine N. Hopper Bequest © Heirs of Josephine N.
Hopper, Licensed by Whitney Museum of American Art
Sul finire degli anni Sessanta del ‘900, nuove pratiche
artistiche urbane sono apparse in diverse città del mondo occidentale, con
l’intento di ridefinire la nozione di arte nello spazio pubblico. Sotto
l’etichetta street art, riuniamo oggi diverse forme di arte pubblica
indipendente, che riprendendo i codici della cultura pop e del graffittismo,
utilizzano il dialogo tra la strada e il web per dare vita a forme decisamente
innovative.
Dopo dieci lustri, il fenomeno socio-culturale del graffitismo
urbano ha guadagnato una rilevanza unica nel panorama della creatività
contemporanea: le opere di artisti come Banksy hanno invaso le maggiori città
del mondo, e dagli anni Ottanta a oggi la stessa Bologna si è affermata come
punto di riferimento per molti artisti - da Cuoghi Corsello a Blu, passando per
Dado e Rusty - che hanno scelto proprio la città Felsina per lasciare il loro
segno sui muri.
Dal 18 marzo al 26 giugno 2016 questa forma d’arte è
raccontata nella sua evoluzione, interezza e spettacolarità nelle sale di
Palazzo Pepoli - Museo della Storia di Bologna con una grande mostra intitolata
Street Art - Banksy & Co.
L’evento porterà inoltre per la prima volta in
Italia la collezione del pittore statunitense Martin Wong donata nel 1994 al
Museo della Città di New York, presentata nella mostra City as Canvas: Graffiti
Art from the Martin Wong Collection, a cura di Sean Corcoran curatore di stampe
e fotografie del Museo.
Come mostra dentro la mostra, la sezione vuole
individuare la New York del 1980, nella quale si potranno ammirare lavori dei
più grandi graffiti writers e street artists statunitensi come Dondi White,
Keith Haring, e Lady Pink.
La mostra, prodotta e organizzata da Fondazione
Cassa di Risparmio in Bologna, Genus Bononiae. Musei nella città e Arthemisia
Group, curata da Luca Ciancabilla, Christian Omodeo e Sean Corcoran, intende
spiegare il valore culturale e l’interesse artistico della street art.
Il
progetto nasce dalla volontà del Professor Fabio Roversi-Monaco, Presidente di
Genus Bononiae, e di un gruppo di esperti nel campo della street art e del
restauro con l’obiettivo di avviare una riflessione sui principi e sulle
modalità della salvaguardia e conservazione di queste forme d’arte.
Il
progetto di “strappo” e restauro, una sperimentazione condotta dal laboratorio
di restauro Camillo Tarozzi, Marco Pasqualicchio e Nicola Giordani su alcuni
muri bolognesi di Blu - uno dei dieci street artists migliori al mondo come
riporta una classifica del The Guardian del 2011 -, quali il grande murale delle
ex Officine di Casaralta (Senza titolo, 2006) e il murale della facciata delle
ex Officine Cevolani (Senza titolo, 2003) destinati altrimenti alla demolizione,
è parso come un’occasione propizia per una mostra che vuole contribuire
all’attuale dibattito internazionale: da anni, infatti, la comunità scientifica
pone l’attenzione sul problema della salvaguardia di queste testimonianze
dell’arte contemporanea e della loro eventuale e possibile “musealizzazione” a
discapito dell’originaria collocazione ma a favore della loro conservazione e
trasmissione ai posteri.
La mostra Street Art - Banksy & Co. racconta per
la prima volta le influenze sulle arti visive che la street art ha avuto e
continua ad avere, passando per quell’estetica che nacque a New York negli anni
‘70 grazie alla passione per il lettering e il name writing di giovani dei
quartieri periferici della città. Espone le opere di autori associati al
graffiti writing e alla street art, per creare lungo il percorso le assonanze
tra le diverse produzioni e spiegare il modo in cui sono state recepite dalla
società.
Il patrimonio artistico è protagonista dell’inedita esposizione
ospitata a Palazzo Pepoli, che con la sua corte coperta riproduce quella che
potrebbe essere una porzione di città, luogo ideale per raccontare una tappa
importante della storia di Bologna.
Il fine utopistico e l’intento sono
proteggere e conservare questa forma d’arte e portare le attuali politiche
culturali a riconoscere l’esigenza di una ridefinizione degli strumenti
d’intervento nello spazio urbano perché i graffiti - oggi più di ieri -
influenzano il mondo della grafica, il gusto delle persone, l’Arte intera di
questo secolo.
Edward Hopper > dal 25 marzo > Palazzo Fava - Palazzo
delle Esposizioni, Bologna
C’è chi lo ritiene un
narratore di storie e chi, al contrario, l’unico che ha saputo fermare l’attimo
- cristallizzato nel tempo - di un panorama, come di una persona. È stato lo
stesso Edward Hopper (1882-1967) - il più popolare e noto artisti americano del
XX secolo - uomo schivo e taciturno, amante degli orizzonti di mare e della luce
chiara del suo grande studio, a chiarire la sua poetica: “Se potessi dirlo a
parole, non ci sarebbe alcun motivo per dipingere”.
La mostra che apre dal 25
marzo al 24 luglio 2016 a Palazzo Fava - Palazzo delle Esposizioni di Bologna,
prodotta e organizzata da Arthemisia Group, unitamente a Fondazione Carisbo e
Genus Bononiae. Musei nella Città e con il Comune di Bologna e il Whitney Museum
of American Art di New York, dà conto dell’intero arco temporale della
produzione di Edward Hopper, dagli acquerelli parigini ai paesaggi e scorci
cittadini degli anni ‘50 e ‘60, attraverso più di 60 opere tra cui celebri
capolavori South Carolina Morning (1955), Second Story Sunlight (1960), New York
Interior (1921), Le Bistro or The Wine Shop (1909), Summer Interior (1909),
interessantissimi studi (come lo studio per Girlie Show del 1941) che celebrano
la mano di Hopper, superbo disegnatore: un percorso che attraversa la sua
produzione e tutte le tecniche di un artista considerato oggi un grande classico
della pittura del Novecento.
Prestito eccezionale è il grande quadro
intitolato Soir Bleu (ha una lunghezza di circa due metri), simbolo della
solitudine e dell’alienazione umana, opera realizzata da Hopper nel 1914 a
Parigi.
L’esposizione è curata da Barbara Haskell - curatrice di dipinti e
sculture del Whitney Museum of American Art - in collaborazione con Luca
Beatrice. Il Whitney Museum ha ospitato varie mostre dell’artista, dalla prima
nel 1920 al Whitney Studio Club a quelle memorabili del 1960, 1964 e 1980.
Inoltre dal 1968, grazie al lascito della vedova Josephine, il Museo ospita
tutta l’eredità dell’artista: oltre 3.000 opere tra dipinti, disegni e
incisioni.
Anche questo evento - contestuale alla mostra sulla street art in
corso a Palazzo Pepoli (Street Art - Banksy & Co. L’arte allo stato urbano
Palazzo Pepoli - Museo della Storia di Bologna fino al 26 giugno 2016) - vede
realizzarsi la partnership culturale tra Fondazione Carsibo, Genus Bononiae.
Musei nella Città e Arthemisia Group, all’insegna di una sinergia che vede
coinvolto anche il Comune di Bologna.
La mostra vede come special partner
Ricola e come sponsor tecnico il Monrif Hotels. Si ringrazia Gruppo
HERA.
L’evento è consigliato da Sky Arte HD.
Catalogo Skira.