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Visualizzazione post con etichetta Bologna. Mostra tutti i post
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19 dicembre 2016

ARTE A BOLOGNA "COLORS"


COLORS
di Paolo Gotti

16 dicembre 2016 – 31 gennaio 2017
Corte Isolani, Bologna

Paolo Gotti marocco

Colors è la mostra fotografica di Paolo Gotti dove il colore è protagonista.

Paolo Gotti nasce a Bologna e si laurea in architettura a Firenze, dove frequenta il Centro di studi tecnico cinematografici. Nel 1974 sceglie l’Africa come meta del suo primo grande viaggio. In seguito a questa avventura che lo segna profondamente, si dedica sempre più al reportage, visitando oltre 70 paesi nei cinque continenti. Ancora oggi gira il mondo per immortalare persone, paesaggi e situazioni che archivia accuratamente in un gigantesco atlante visivo che conta oggi oltre 10.000 immagini, da cui nascono i calendari tematici che realizza da circa vent’anni

COLORS. Una mostra di Paolo Gotti a Corte Isolani
16 dicembre 2016 – 31 gennaio 2017
Corte Isolani - Bologna




#ARTE 

24 marzo 2016

EDWARD HOPPER A BOLOGNA

Palazzo delle Esposizioni, Bologna ‏
 Edward Hopper
25 marzo - 24 luglio 2016

Palazzo Fava - Palazzo delle Esposizioni
Bologna



Edward Hopper (1882 1967), Second Story Sunlight, 1960, Oil on canvas, 102,1x127,3 cm, Whitney Museum of American Art, New York; purchase, with funds from the Friends of the, Whitney Museum of American Art © Whitney Museum of American Art, N.Y.


“Se potessi dirlo a parole, non ci sarebbe alcun motivo per dipingere”.
La mostra che apre dal 25 marzo al 24 luglio 2016 a Palazzo Fava - Palazzo delle Esposizioni di Bologna, prodotta e organizzata da Arthemisia Group, unitamente a Fondazione Carisbo e Genus Bononiae. Musei nella Città e con il Comune di Bologna e il Whitney Museum of American Art di New York, percorre l’intero arco temporale della produzione di Edward Hopper, dagli acquerelli parigini ai paesaggi e scorci cittadini degli anni ‘50 e ‘60, attraverso circa 60 opere tra cui celebri capolavori South Carolina Morning (1955), Second Story Sunlight (1960), New York Interior (1921), Le Bistro or The Wine Shop (1909), Summer Interior (1909), interessantissimi studi (come lo studio per Girlie Show del 1941) che celebrano la mano di Hopper, superbo disegnatore: un percorso che attraversa la sua produzione e tutte le tecniche di un artista considerato oggi un grande classico della pittura del Novecento.
Prestito eccezionale è il grande quadro intitolato Soir Bleu (ha una lunghezza di circa due metri), simbolo della solitudine e dell’alienazione umana, opera realizzata da Hopper nel 1914 a Parigi.





Edward Hopper (1882 1967), New York Interior, c. 1921, Oil on canvas, 61,8x74,6 cm, Whitney Museum of American Art, New York;, Josephine N. Hopper Bequest, © Heirs of Josephine N. Hopper, Licensed by, Whitney Museum of American Art
L’esposizione è curata da Barbara Haskell - curatrice di dipinti e sculture del Whitney Museum of American Art - in collaborazione con Luca Beatrice. Il Whitney Museum ha ospitato varie mostre dell’artista, dalla prima nel 1920 al Whitney Studio Club a quelle memorabili del 1950, 1964 e 1980. Inoltre dal 1968, grazie al lascito della vedova Josephine, il Museo ospita tutta l’eredità dell’artista: oltre 3.000 opere tra dipinti, disegni e incisioni.
Durante il periodo di mostra, saranno proposte una serie di attività correlate per omaggiare l'opera e la poetica dell'autore. Dal 7 aprile al 26 giugno 2016 l'Istituzione Bologna Musei | Museo Morandi presenterà un focus di paesaggi morandiani che dialogheranno a distanza con i lavori dell'artista americano, mettendo in evidenza analogie e differenze e soffermandosi in particolare sullo studio della luce. Sarà esposta una selezione di lavori trasversale alle tecniche utilizzate da entrambi gli artisti: dipinti, acquerelli e incisioni. La Fondazione Cineteca di Bologna proporrà una rassegna che racconterà l'influenza di Hopper sul cinema, a partire dal cinema noir fino ad arrivare a "Shirley - Visions of Reality" di Gustav Deutsch (2013). La rassegna inizierà nel mese di maggio al Cinema Lumière e prevederà anche degli appuntamenti all'interno del programma delle arene estive. Infine, l'Istituzione Biblioteche di Bologna organizzerà alcune conferenze dedicate al rapporto fra la pittura di Hopper e la contemporanea letteratura americana.
Anche questo evento - contestuale alla mostra sulla street art in corso a Palazzo Pepoli (Street Art - Banksy & Co. L’arte allo stato urbano Palazzo Pepoli - Museo della Storia di Bologna fino al 26 giugno 2016) - vede realizzarsi la partnership culturale tra Fondazione Carisbo, Genus Bononiae. Musei nella Città e Arthemisia Group.
L’evento è consigliato da Sky Arte HD.
Catalogo Skira.






Edward Hopper (1882 1967), South Carolina Morning, 1955, Oil on canvas, 77,2x102,2 cm, Whitney Museum of American Art, New York; given in memory of Otto L. Spaeth by his Family, © Whitney Museum of American Art, N.Y.


#edwardhopper
#arte
#bologna

4 marzo 2016

DUE GRANDI MOSTRE A BOLOGNA > Street Art - Banksy & Co. ed Edward Hopper > marzo 2016


Due grandi mostre a Bologna

Street Art - Banksy ; dal 18 marzo


Sane Smith, Untitled, 1990 ca. Inchiostro su carta. Museum of the City of New York, Gift of Martin Wong
Edward Hopper ; dal 25 marzo
Edward Hopper (1882 1967), Two Trawlers, 1923/1924. Watercolor and graphite pencil on paper, 35,2x50,6 cm. Whitney Museum of American Art, New York; Josephine N. Hopper Bequest © Heirs of Josephine N. Hopper, Licensed by Whitney Museum of American Art


Sul finire degli anni Sessanta del ‘900, nuove pratiche artistiche urbane sono apparse in diverse città del mondo occidentale, con l’intento di ridefinire la nozione di arte nello spazio pubblico. Sotto l’etichetta street art, riuniamo oggi diverse forme di arte pubblica indipendente, che riprendendo i codici della cultura pop e del graffittismo, utilizzano il dialogo tra la strada e il web per dare vita a forme decisamente innovative.
Dopo dieci lustri, il fenomeno socio-culturale del graffitismo urbano ha guadagnato una rilevanza unica nel panorama della creatività contemporanea: le opere di artisti come Banksy hanno invaso le maggiori città del mondo, e dagli anni Ottanta a oggi la stessa Bologna si è affermata come punto di riferimento per molti artisti - da Cuoghi Corsello a Blu, passando per Dado e Rusty - che hanno scelto proprio la città Felsina per lasciare il loro segno sui muri.
Dal 18 marzo al 26 giugno 2016 questa forma d’arte è raccontata nella sua evoluzione, interezza e spettacolarità nelle sale di Palazzo Pepoli - Museo della Storia di Bologna con una grande mostra intitolata Street Art - Banksy & Co.
L’evento porterà inoltre per la prima volta in Italia la collezione del pittore statunitense Martin Wong donata nel 1994 al Museo della Città di New York, presentata nella mostra City as Canvas: Graffiti Art from the Martin Wong Collection, a cura di Sean Corcoran curatore di stampe e fotografie del Museo.
Come mostra dentro la mostra, la sezione vuole individuare la New York del 1980, nella quale si potranno ammirare lavori dei più grandi graffiti writers e street artists statunitensi come Dondi White, Keith Haring, e Lady Pink.
La mostra, prodotta e organizzata da Fondazione Cassa di Risparmio in Bologna, Genus Bononiae. Musei nella città e Arthemisia Group, curata da Luca Ciancabilla, Christian Omodeo e Sean Corcoran, intende spiegare il valore culturale e l’interesse artistico della street art.
Il progetto nasce dalla volontà del Professor Fabio Roversi-Monaco, Presidente di Genus Bononiae, e di un gruppo di esperti nel campo della street art e del restauro con l’obiettivo di avviare una riflessione sui principi e sulle modalità della salvaguardia e conservazione di queste forme d’arte.
Il progetto di “strappo” e restauro, una sperimentazione condotta dal laboratorio di restauro Camillo Tarozzi, Marco Pasqualicchio e Nicola Giordani su alcuni muri bolognesi di Blu - uno dei dieci street artists migliori al mondo come riporta una classifica del The Guardian del 2011 -, quali il grande murale delle ex Officine di Casaralta (Senza titolo, 2006) e il murale della facciata delle ex Officine Cevolani (Senza titolo, 2003) destinati altrimenti alla demolizione, è parso come un’occasione propizia per una mostra che vuole contribuire all’attuale dibattito internazionale: da anni, infatti, la comunità scientifica pone l’attenzione sul problema della salvaguardia di queste testimonianze dell’arte contemporanea e della loro eventuale e possibile “musealizzazione” a discapito dell’originaria collocazione ma a favore della loro conservazione e trasmissione ai posteri.
La mostra Street Art - Banksy & Co. racconta per la prima volta le influenze sulle arti visive che la street art ha avuto e continua ad avere, passando per quell’estetica che nacque a New York negli anni ‘70 grazie alla passione per il lettering e il name writing di giovani dei quartieri periferici della città. Espone le opere di autori associati al graffiti writing e alla street art, per creare lungo il percorso le assonanze tra le diverse produzioni e spiegare il modo in cui sono state recepite dalla società.
Il patrimonio artistico è protagonista dell’inedita esposizione ospitata a Palazzo Pepoli, che con la sua corte coperta riproduce quella che potrebbe essere una porzione di città, luogo ideale per raccontare una tappa importante della storia di Bologna.
Il fine utopistico e l’intento sono proteggere e conservare questa forma d’arte e portare le attuali politiche culturali a riconoscere l’esigenza di una ridefinizione degli strumenti d’intervento nello spazio urbano perché i graffiti - oggi più di ieri - influenzano il mondo della grafica, il gusto delle persone, l’Arte intera di questo secolo.
Edward Hopper > dal 25 marzo > Palazzo Fava - Palazzo delle Esposizioni, Bologna

C’è chi lo ritiene un narratore di storie e chi, al contrario, l’unico che ha saputo fermare l’attimo - cristallizzato nel tempo - di un panorama, come di una persona. È stato lo stesso Edward Hopper (1882-1967) - il più popolare e noto artisti americano del XX secolo - uomo schivo e taciturno, amante degli orizzonti di mare e della luce chiara del suo grande studio, a chiarire la sua poetica: “Se potessi dirlo a parole, non ci sarebbe alcun motivo per dipingere”.
La mostra che apre dal 25 marzo al 24 luglio 2016 a Palazzo Fava - Palazzo delle Esposizioni di Bologna, prodotta e organizzata da Arthemisia Group, unitamente a Fondazione Carisbo e Genus Bononiae. Musei nella Città e con il Comune di Bologna e il Whitney Museum of American Art di New York, dà conto dell’intero arco temporale della produzione di Edward Hopper, dagli acquerelli parigini ai paesaggi e scorci cittadini degli anni ‘50 e ‘60, attraverso più di 60 opere tra cui celebri capolavori South Carolina Morning (1955), Second Story Sunlight (1960), New York Interior (1921), Le Bistro or The Wine Shop (1909), Summer Interior (1909), interessantissimi studi (come lo studio per Girlie Show del 1941) che celebrano la mano di Hopper, superbo disegnatore: un percorso che attraversa la sua produzione e tutte le tecniche di un artista considerato oggi un grande classico della pittura del Novecento.
Prestito eccezionale è il grande quadro intitolato Soir Bleu (ha una lunghezza di circa due metri), simbolo della solitudine e dell’alienazione umana, opera realizzata da Hopper nel 1914 a Parigi.
L’esposizione è curata da Barbara Haskell - curatrice di dipinti e sculture del Whitney Museum of American Art - in collaborazione con Luca Beatrice. Il Whitney Museum ha ospitato varie mostre dell’artista, dalla prima nel 1920 al Whitney Studio Club a quelle memorabili del 1960, 1964 e 1980. Inoltre dal 1968, grazie al lascito della vedova Josephine, il Museo ospita tutta l’eredità dell’artista: oltre 3.000 opere tra dipinti, disegni e incisioni.
Anche questo evento - contestuale alla mostra sulla street art in corso a Palazzo Pepoli (Street Art - Banksy & Co. L’arte allo stato urbano Palazzo Pepoli - Museo della Storia di Bologna fino al 26 giugno 2016) - vede realizzarsi la partnership culturale tra Fondazione Carsibo, Genus Bononiae. Musei nella Città e Arthemisia Group, all’insegna di una sinergia che vede coinvolto anche il Comune di Bologna.
La mostra vede come special partner Ricola e come sponsor tecnico il Monrif Hotels. Si ringrazia Gruppo HERA.
L’evento è consigliato da Sky Arte HD.
Catalogo Skira.

29 febbraio 2016

GRANDE SUCCESSO PER LA MOSTRA BRUEGHEL A BOLOGNA

  
Pieter Brueghel il Giovane, Danza nuziale allʼaperto, 1610 ca. Olio su tavola, 74,2x94 cm. Collezione privata, U.S.A

Un altro grande successo per Bologna e Arthemisia Group:la mostra “Brueghel. 
Capolavori dell’arte fiamminga” chiude con 168.908 visitatori superando le migliori aspettative



Bologna si conferma “città delle mostre”; grazie anche agli investimenti di Arthemisia, che ha creduto e continua a credere nel capoluogo emiliano, Bologna si attesta sempre più come epicentro culturale italiano, richiamando visitatori da ogni parte di Italia e del mondo.

Mentre continua con successo e numeri crescenti la mostra “Egitto. Splendore millenario”, frutto della collaborazione tra il Comune di Bologna e Arthemisia Group, tra pochi giorni due nuove mostre apriranno i battenti a Bologna: “Street Art. Banksy & Co.” a Palazzo Pepoli e “Edward Hopper” a Palazzo Fava.

Realizzate con una sinergica e forte cooperazione tra Genus Bononaie e Arthemisia, in collaborazione con il Comune di Bologna per ciò che concerne la grande retrospettiva su Hopper, con queste due nuove proposte la città avrà un’offerta culturale senza uguali: una grande mostra archeologica, una mostra per i giovani e per tutti quelli che guardano al futuro dell’arte, e una mostra iconica sul pittore americano più noto del XX Secolo. Difficile chiedere di più.

11 gennaio 2016

MATTHEW BARNEY AD ARTE FIERA

  
Al via la Prevendita per ArteFiera 40 e per il capolavoro di Matthew Barney
River of Fundament
evento di arte internazionale che unisce cinema, musica, performance e teatro in una grande opera e che sarà proiettato il 29 gennaio alle ore 17.30, presso il Teatro Comunale, a un prezzo speciale per i visitatori di Arte Fiera



ARTE FIERA 2016
29 gennaio - 1 febbraio 2016

 
Al via la Prevendita per ArteFiera 40 e River of Fundament, il capolavoro di Matthew Barney in anteprima nazionale a Bologna per l’edizione dei 40 anni di Arte Fiera
Un evento di arte internazionale che unisce cinema, musica, performance e teatro in una grande opera.

River of Fundament sarà proiettato il 29 gennaio alle ore 17.30, presso il Teatro Comunale, a un prezzo speciale di 
25 euro che include il biglietto di ArteFiera.

E’ stata attivata la prevendita on line sul sito www.artefiera.it del pacchetto speciale (con posti limitati) per i visitatori di Arte Fiera 2016.
Il pacchetto speciale a 25 euro consentirà l'accesso ad Arte Fiera unitamente al posto riservato in Teatro per la visione del film River of Fundament e naturalmente come per ogni biglietto ArteFiera l’accesso gratuito o ridotto a tutti gli eventi che fanno parte del circuito ArtCity.

A partire da diverse sperimentazioni ispirate al romanzo Ancient Evenings di Norman Mailer, Matthew Barney e Jonathan Bepler hanno dato origine al progetto di film in sette parti intitolato River of Fundament, combinando strumenti narrativi tradizionali del cinema con elementi di live performance, scultura e opera, in modo da poter presentare il lavoro nei teatri d’opera e nelle sale con proscenio in una serata divisa in due parti. Ambientata nell’Egitto pre-cristiano, la trama di Mailer descrive in dettaglio sette stati dell’anima dalla morte fino alla rinascita secondo la mitologia egizia. Le riprese comprendono la partecipazione di un’ampia gamma di ospiti, sia reali – tratti dall’ambiente intellettuale statunitense vicino a Mailer – sia immaginari, come alcuni che derivano dal mondo di Cremaster, e sono state effettuate in occasione di rappresentazioni “site specific” tenutesi nel corso degli anni in importanti città statunitensi come Los Angeles, Detroit e New York. 

L'evento rientra nell'ambito della quarta edizione di ART CITY Bologna, il programma istituzionale di mostre, eventi e iniziative speciali promosso dal Comune di Bologna in collaborazione con BolognaFiere, che dal 29 al 31 gennaio 2016 affianca la quarantesima edizione di Arte Fiera con un calendario ancora più ricco di oltre 50 appuntamenti, all'insegna di una contaminazione interdisciplinare sempre più avanzata tra le diverse espressioni artistiche.

Matthew Barney
Nato nel 1967 a San Francisco, Matthew Barney vive e lavora a New York e Reykjavik. Fin dalla laurea a Yale nel 1989, l’artista si è subito imposto nel panorama dell’arte mondiale esponendo al San Francisco Museum of Modern Art (1991, 1996 e 2000), a Documenta 9 (1992), alla Tate Britain (1995) e al Guggenheim (2002). Nel 1994 Matthew Barney ha dato il via al ciclo Cremaster, sicuramente il suo lavoro più complesso, che consiste in cinque lungometraggi a tema che ha scritto, diretto e nei quali si è esibito. Il ciclo esplora la creazione del genere e della sessualità costruendo una propria mitologia. Per ogni pellicola, Matthew Barney ha anche creato delle sculture, scattato fotografie e realizzato dei disegni inerenti i temi e le immagini del ciclo. Una mostra dell’intero ciclo è stata esposta al Guggenheim a New York nel 2002.
La serie Drawing Restraint esplora la resistenza e la creatività, in particolare come il corpo risponde al potenziamento della resistenza. Drawing Restraint 9, probabilmente la chiave di volta dell’intera serie, è una pellicola da 143 minuti girata in digitale e trasferita su pellicola da 35mm, dove si esibisce lo stesso Barney. Il film fonde la storia e la cultura giapponese con l’interesse di Matthew Barney per la metamorfosi e gli stati di passaggio.

Jonathan Bepler
E' nato a Philadelphia ed era già uno studente autodidatta in molti strumenti quando si iscrisse al Bennington College nel 1982. In seguito si è specializzato in Composizione con Louis Calabro, in Improvvisazione con Bill Dixon, in Percussioni con Milford Graves, e in Studi Performativi con diversi artisti e coreografi, tra cui Lisa Nelson e Min Tanaka. Il suo interesse per la contaminazione tra le discipline è proseguito a New York; il suo lavoro lo ha visto spesso unire gli elementi in apparenza più disparati, spinto dall’amore per il caos e il desiderio della riappacificazione. Tra i coreografi con cui ha lavorato ci sono John Jasperse, Sasha Waltz, Jennifer Lacey e Wally Cardona. In qualità di multistrumentista ha guidato ensemble sia con lavori di improvvisazione sia su partiture, esibendosi spesso a New York e in Europa.
Tra le commissioni che gli sono state assegnate ricordiamo quelle per l’Ensemble Modern, la Glenn Branca Ensemble e la Basel Synfonietta. Ha collaborato inoltre con l’artista Ann-Sofi Siden per il Royal Dramatic Theatre of Sweden e il suo lavoro è stato poi visto e ascoltato a Stoccolma e Berlino.
La sua collaborazione con Matthew Barney dura da vent’anni e comprende 7 film e 9 performance. Jonathan Bepler vive e lavora a Berlino.

La visione del film “River of Fundament” è vietata ai minori di 18 anni.

Info e prenotazioni
T. +39 051 282111


#artefiera
#matthewbarney
#riverofundament
#bolognafiere

SULLA MATERIALITA' DELLA FOTOGRAFIA


The Cameras Blind Spot III


LA CAMERA
Sulla materialità della fotografia


Foto: Attila Csörgő, 'Semi-Space', 2001, in 'The Camera Blind Spot II', veduta dell'installazione. Extra City Kunsthal, Anversa 2015 © We Document Art

Palazzo De’ Toschi
Piazza Minghetti 4/D Bologna

29 gennaio - 28 febbraio 2016
inaugurazione: 29 gennaio 2016, ore 18.30


LA CAMERA. Sulla materialità della fotografia è il terzo episodio di un progetto espositivo , a cura di Simone Menegoi, che indaga il rapporto fra scultura e fotografia, intitolato The Cameras Blind Spot. 

La mostra realizzata in collaborazione con Banca di Bologna, inaugurerà venerdì 29 gennaio alle 18.30 presso Palazzo deToschi (piazza Minghetti, 4/D) a Bologna, e sarà aperta al pubblico fino al 28 febbraio 2016. Presenterà opere di un folto gruppo di artisti internazionali: Dove Allouche, Paul Caffell, Elia Cantori, Attila Csörgő, Linda Fregni Nagler, Paolo Gioli, Franco Guerzoni, Raphael Hefti, Marie Lund, Ives Maes, Justin Matherly, Lisa Oppenheim, Johan Österholm, Anna Lena Radlmeier, Evariste Richer, Fabio Sandri, Simon Starling, Luca Trevisani, Carlos Vela-Prado.

Sarà uno degli appuntamenti espositivi della 4° edizione di ART CITY Bologna, iniziativa promossa dal Comune di Bologna e da Bologna Fiere per affiancare l'annuale  Arte Fiera, istituendo così un collegamento tra il grande evento fieristico e il tessuto culturale della città.

Il terzo episodio della serie, intitolato LA CAMERA. Sulla materialità della fotografia sposta il baricentro della ricerca verso il medium fotografico. 


                      
The Cameras Blind Spot IIILA CAMERASulla materialità della fotografia
Lista degli artisti:
Dove Allouche

Paul Caffell
Elia Cantori
Attila Csörgő Linda Fregni Nagler
Paolo Gioli
Franco Guerzoni
Raphael Hefti
Marie Lund
Ives Maes
Justin Matherly
Lisa Oppenheim
Johan Österholm

Anna Lena Radlmeier
Evariste Richer
Fabio Sandri
Simon Starling
Luca Trevisani
Carlos Vela-Prado
Sede:                                  
Palazzo DeToschi
piazza Minghetti 4/D Bologna
Inaugurazione:
29 gennaio 2016, ore 18.30
Date:                                    
29 gennaio-28 febbraio 2016
Orari di apertura:(durante ART CITY Bologna):venerdì 29 gennaio, 12.00-20.00
sabato 30 gennaio, 12.00-24.00
domenica 31 gennaio, 12.00-20.00
ingresso libero
1-28 febbraio 2016da martedì a domenica
10.00-13.00 / 16.00-19.00. Chiuso il lunedì
ingresso libero
Mostra a cura di:                            
Simone Menegoi
Assistente curatrice:          
Barbara Meneghel
Intern:                      
Eleonora Milani

Partner del progetto:

In collaborazione con:

#artefiera
#bologna
#fotografia

6 gennaio 2016

Arte Fiera 2016


La 40° edizione di Arte Fiera torna a Bologna

29 gennaio - 1 febbraio 2016




ph. di @Cecile De Montparnasse


Tra Gallerie e artisti sempre in aumento, la 40° edizione della Fiera Internazionale di Arte Moderna e Contemporanea apre le porte di BolognaFiere al grande pubblico dal 29 gennaio all’1 febbraio 2016.

Arte Fiera 2016 si prepara a celebrare i suoi primi 40 anni.



Il ruolo di Arte Fiera è sempre più affermato e questa edizione servirà non solo per ribadire un primato, ma anche per interrogarsi sul futuro, attraverso un modello espositivo forte e suggestivo, ma anche solido e scientificamente altissimo.
Il progetto prevede oltre la classica esposizione in Fiera delle più note Gallerie d’Italia e del mondo, anche una mostra celebrativa che ripercorre i primi 40 anni del Salone d’arte più grande d’Italia per raccontare cosa ha significato Arte Fiera capace negli ultimi quattro decenni di intuire e scoprire lo “stato dell’arte” del nostro Paese.



Ma non solo, Arte Fiera 2016 oltre ai grandi Maestri della scena contemporanea e moderna esposti dalle Gallerie dalla nascita del Salone fino a oggi, offrirà ai visitatori uno sguardo verso il domani: cosa ci riserva il futuro dell’Arte?


#arte
#artefiera

17 ottobre 2015

ARTE: EGITTO .SPLENDORE MILLENARIO



Egitto. Splendore millenario

a cura di Paola Giovetti e Daniela Picchi

16 ottobre 2015 - 17 luglio 2016
Museo Civico Archeologico, Bologna



Gruppo statuario di Maya e Meryt. Statua della coppia. Calcare, 158x94x120. XVIII dinastia, regni di Tutankhamon (1333 – 1323 a.C.) e Horemheb (1319 – 1292 a.C.). Rijksmuseum van Ouheden, Leiden

Bologna diventa la capitale dell'Egitto antico.
Dal 16 ottobre 2015 al 17 luglio 2016 il Museo Civico Archeologico ospita Egitto. Splendore Millenario. La mostra, con il Patrocinio del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo, è prodotta da Comune di Bologna | Istituzione Bologna Musei | Museo Civico Archeologico e da Arthemisia Group e curata da Paola Giovetti, responsabile del Museo e Daniela Picchi, curatore della sezione egiziana.

Sotto le due torri rivive lo splendore di una civiltà millenaria e unica che da sempre affascina tutto il mondo: l’Egitto delle Piramidi, dei Faraoni, degli dei potenti e multiformi, ma anche l’Egitto delle scoperte sensazionali, dell’archeologia avvincente, del collezionismo più appassionato, dello studio più rigoroso. Il racconto di oltre quattro millenni di storia dell’Antico Egitto attraverso più di 500 opere d’inestimabile bellezza.

La mostra Egitto, che apre al Museo Civico Archeologico di Bologna, non è solo un’esposizione di fortissimo impatto visivo e scientifico, ma è anche un’operazione che non ha precedenti nel panorama internazionale: la collezione egiziana del Museo Nazionale di Antichità di Leiden in Olanda - una delle prime dieci al mondo - e quella di Bologna - tra le prime in Italia per numero, qualità e stato conservativo dei suoi oggetti, si uniranno integrandosi in un percorso espositivo di circa 1.700 metri quadrati di arte e storia.
Saranno 500 i reperti,
databili dal Periodo Predinastico all’Epoca Romana, che dall’Olanda giungeranno al museo bolognese.
E assieme ai
capolavori di Leiden e Bologna, la mostra ospiterà importanti prestiti del Museo Egizio di Torino e del Museo Egizio di Firenze, all’insegna di un network che vede coinvolte le principali realtà museali italiane.
Per la prima volta saranno esposti l’uno accanto all’altro i capolavori delle due collezioni, opere quali: la Stele di Aku (XII-XIII Dinastia, 1976-1648 a.C.), il “maggiordomo della divina offerta” la cui preghiera racconta l’esistenza ultraterrena del defunto in un mondo tripartito tra cielo, terra e oltretomba; gli ori attribuiti al generale Djehuty, che condusse vittoriose le truppe egiziane nel Vicino Oriente per il faraone Thutmose III (1479-1425 a.C.), il grande conquistatore; le statue di Maya, Sovrintendente al tesoro reale di Tutankhamon, e Meryt, cantrice di Amon, (XVIII dinastia, regni di Tutankhamon-Horemheb, 1333-1292 a.C.), massimi capolavori del Museo Nazionale di Antichità di Leiden, che lasceranno per la prima volta l’Olanda; e infine, tra i numerosi oggetti che testimoniano il raffinatissimo stile di vita degli Egiziani più facoltosi, un Manico di specchio (1292 a.C.) dalle sembianze di una eternamente giovane fanciulla che tiene un uccellino in mano.
Infine, per la prima volta dopo 200 anni dalla riscoperta a Saqqara della sua tomba, la mostra offre l’occasione unica e irripetibile di vedere ricongiunti i più importanti rilievi di Horemheb, comandante in capo dell’esercito egiziano al tempo di Tutankhamon e poi ultimo sovrano della XVIII dinastia, dal 1319 al 1292 a.C., che Leiden, Bologna e Firenze posseggono.
Una storia plurimillenaria - quella di una civiltà unica - svelata in una grande mostra che riunisce capolavori dal mondo e che racconta di Piramidi e di Faraoni, di grandi condottieri e sacerdoti, di dei e divinità, di personaggi che fecero il passato dell’Egitto e che grazie a scoperte, archeologia e collezionismo non smette mai di incantare, rivelarsi, incuriosire, affascinare e ammaliare generazione dopo generazione.
LE SETTE SEZIONI DELLA MOSTRA

Il predinastico e l’Età arcaica - alle origini della storia
Il passaggio dalla materia grezza alla forma, dalla tradizione orale a quella scritta, dalla preistoria alla storia, rappresenta il momento fondante della civiltà egiziana. La collezione di Leiden è ricchissima di materiali che documentano il ruolo centrale della natura in questa lunga evoluzione culturale e artistica. Molti di questi oggetti, di assoluta modernità stilistica, apriranno l’itinerario espositivo, tra cui un vaso del Periodo Naqada IID (dal nome di un sito dell’Alto Egitto e databile al 3375-3325 a.C.) decorato con struzzi, colline e acque. La scena raffigurata su questo vaso ci riporta a un Egitto caratterizzato da un paesaggio rigoglioso che i cambiamenti climatici hanno poi trasformato nel tempo. Struzzi, qui dipinti in rosso, assieme a elefanti, coccodrilli, rinoceronti e altri animali selvatici erano allora una presenza abituale del territorio nilotico.

L’Antico regno - un modello politico-religioso destinato al
successo e le sue fragilità
Il periodo storico dell’Antico Regno (dalla III alla VI dinastia, indicativamente compreso tra il 2700 e il 2192 a.C.) è noto per le piramidi e per il consolidarsi di una burocrazia che ha al suo vertice un sovrano assoluto, considerato un dio in terra e signore di tutto l’Egitto. Questo senso dello Stato e le sue regole terrene e ultraterrene, molto elitarie, sono ben documentati negli oggetti provenienti da contesto funerario di cui la collezione olandese è particolarmente ricca, tra cui una tavola per offerte in calcite (alabastro). L’offerta al defunto era parte fondamentale del rituale funerario per assicurare una vita oltre la morte. La particolarità di questa tavola appartenuta a un alto funzionario di stato di nome Defdj è data dalla forma circolare, insolita, e dal ripetersi del concetto di offerta come indicato dal testo scritto, dal vasellame scolpito in visione zenitale e, soprattutto, dalla raffigurazione centrale che corrisponde al geroglifico hotep (offerta), ovvero una tavola su cui poggia un pane.

Il Medio Regno - il dio Osiri e una nuova prospettiva di vita ultraterrena
La fine dell’Antico Regno e il periodo di disgregazione politica che ne segue determinano grandi cambiamenti nella società egiziana, che riconosce al singolo individuo una maggiore responsabilità del proprio destino, anche ultraterreno. Ogni egiziano, in grado di farsi costruire una tomba con adeguato corredo funerario, può ora aspirare a una vita eterna. Il dio Osiri, signore dell’oltretomba, diviene la divinità più popolare del Paese. Dal suo tempio ad Abido, uno dei più importanti luoghi di culto dell’Egitto, provengono molte stele ora a Leiden e a Bologna. Tra cui quella di Aku, maggiordomo della divina offerta che dedica questa stele a Min-Hor-Nekhet, la forma del dio itifallico Min adorata nella città di Abido. La preghiera che Aku rivolge al dio racconta di un’esistenza ultraterrena in un mondo concepito come tripartito: in cielo dove il defunto si trasfigura in stella, in terra dove la sepoltura è luogo fondamentale del passaggio dalla vita alla morte e in oltretomba dove Osiride concede al defunto la vita eterna.

Dal Medio al Nuovo Regno - il controllo del territorio in patria e all’estero
La sconfitta degli Hyksos, “i principi dei paesi stranieri” che invadono e governano l’Egitto settentrionale per alcune generazioni, dà origine al Nuovo Regno. Una politica estera molto aggressiva arricchisce il Paese che vive uno dei periodi di maggiore splendore. La classe sociale dei professionisti della guerra si afferma sino al punto da raggiungere il vertice dello stato e dare origine ad alcune dinastie regnanti. La ricchezza e il prestigio di questi militari si concretizzano anche nella produzione di oggetti raffinati, quali gli ori attribuiti a Djehuty, generale del faraone Tuthmosi III. L’arte orafa egiziana ci ha lasciato in eredità gioielli di grande pregio artistico e valore economico, come un elemento di pettorale presente in mostra. Questo monile, attribuito alla tomba del generale Djehuty, l’uomo al quale il sovrano Thutmosi III affidò il controllo delle terre straniere, ne rappresenta un raffinato esempio. Figurato a fiore di loto blu, simbolo di rinascita e rigenerazione, doveva fungere da elemento centrale di un elaborato pettorale a numerosi fili. Il cartiglio inciso sul lato posteriore suggerisce che il gioiello sia stato donato da Thutmosi III in persona.

La necropoli di Saqqara nel Nuovo Regno
I Musei di Leiden e di Bologna possono essere considerati “gemelli” perché conservano due nuclei importanti di antichità provenienti da Saqqara, una delle necropoli della città di Menfi. Durante il Nuovo Regno questa antica capitale dell’Egitto tornò a essere un centro strategico per la politica espansionistica dei sovrani di XVIII Dinastia. Lo dimostrano le monumentali sepolture degli alti funzionari di stato che vi ricoprirono incarichi amministrativi, religiosi e militari, tra le quali le tombe del Sovrintendente al tesoro reale di Tutankhamon Maya e di sua moglie Meryt, cantrice di Amon, e di Horemheb, comandante in capo dell’esercito e principe ereditario di Tutankhamon.
Le statue di Maya e di sua moglie Meryt arrivarono in Olanda nel 1829 con la collezione di Giovanni d’Anastasi. Solo molti anni dopo, nel 1986, una missione archeologica anglo-olandese individuò la tomba di provenienza a sud-est della piramide di Djoser a Saqqara. Queste statue, che rappresentano i massimi capolavori egiziani del Museo Nazionale di Antichità di Leiden, lasceranno per la prima volta il Museo olandese per essere esposte in mostra.
Va ricordato che l’obiettivo dell’Egypt Exploration Society di Londra e del Museo Nazionale di Antichità di Leiden quando intrapresero gli scavi a sud-est della piramide a gradoni di Djoser nel 1975, era quello di individuare la tomba di Maya e di Meryt. Grande fu la sorpresa nello scoprire, invece, la sepoltura del generale Horemheb che concluse una strepitosa carriera politica divenendo ultimo sovrano di XVIII Dinastia. La sua tomba, che ha una struttura a tempio, è caratterizzata da un ingresso a pilone, tre grandi corti e tre cappelle di culto che affacciano sulla corte a peristilio più interna. Da quest’ultima proviene la gran parte dei rilievi conservati a Leiden e a Bologna, che raccontano le più importanti imprese militari di Horemheb condotte contro Asiatici, Libici e Nubiani, le popolazioni confinanti con l’Egitto.

Il Nuovo Regno - il benessere dopo la conquista
Arredi raffinati, strumenti musicali, giochi da tavolo, gioielli: sono solo alcuni dei beni di lusso che testimoniano il benessere diffusosi in Egitto a seguito della politica espansionistica dei sovrani del Nuovo Regno. Grazie ai raffinati oggetti sarà possibile rivivere momenti di vita quotidiana, immaginando di essere all’interno di un palazzo regale o nella dimora di qualche alto funzionario. Come per il manico di specchio qui presente costituito dal corpo aggraziato e sensuale di una fanciulla, che tiene in mano un piccolo uccellino.

L’Egitto del primo millennio
L’Egitto del primo millennio a.C. è caratterizzato da una sempre più evidente debolezza del potere centrale a favore dei governatori locali che si attribuiscono il ruolo di dinasti regnanti. La perdita di unità politica e territoriale indebolisce la capacità di difesa dei confini del Paese, che è conquistato a più riprese da Nubiani, Assiri e Persiani. Centri forti di potere rimangono i templi, che gestiscono una parte importante dell’economia e la trasmissione del sapere, svolgendo un ruolo d’intermediazione politica tra potere regnante e popolazione devota. Molti dei capolavori in mostra appartengono a corredi funerari di sacerdoti e provengono da importanti aree templari. Tra questi il sarcofago di Peftjauneith che, nell’insieme di cassa e coperchio, riproduce le sembianze del dio Osiri, avvolto in un sudario di lino e con il volto verde che evoca il concetto di rinascita. La raffinata decorazione di questo sarcofago conferma l’alto rango in ambito templare del suo proprietario, sovrintendente ai possedimenti di un tempio del Basso Egitto. In particolare va segnalata la scena interna alla cassa che mostra la dea del cielo Nut inghiottire ogni sera (a Occidente) il disco del sole per poi partorirlo ogni mattina (a Oriente).
La conquista dell’Egitto da parte di Alessandro Magno nel 332 a.C. chiude la fase “faraonica” della storia egiziana. Con i suoi successori, i Tolemei, ha inizio la dominazione greca del Paese che avrà come ultima sovrana la famosa Cleopatra VII.

Il dorato declino del Paese continuerà per molti altri secoli, oltre la conquista romana del 31 a.C., sino alla dominazione araba nel VI secolo dopo Cristo.
Il dialogo tra antico e nuovo, locale e straniero, che contraddistingue l’epoca greca-romana, permette ancora il raggiungimento di elevati livelli artistici, come testimoniano i celebri ritratti del Fayum, di cui il Museo di Leiden conserva pregevoli esemplari presenti in mostra.

Sponsor della mostra Generali Italia, special partner Ricola, partner dell'iniziativa Trenitalia.
Sponsor tecnico UNA Hotels & Resorts.
L'evento è consigliato da Sky Arte HD.
Catalogo edito da Skira.

14 maggio 2015

FOTOGRAFIA A BOLOGNA: IL GIRO DEL MONDO NELLE IMMAGINI DI PAOLO GOTTI

 Giovedì 14 maggio, dalle ore 19Visita guidata alla mostra con proiezione:
Il giro del mondo in ottanta scatti mostra antologica di Paolo Gotti
Sala Museale del Conservatorio del Baraccano via Santo Stefano 119, Bologna
30 aprile - 27 maggio 2015


Giovedì 14 maggio 2015 dalle ore 19 appuntamento nella Sala Museale del Conservatorio del Baraccano (via S.Stefano 119) per una visita guidata della mostra antologica di Paolo Gotti Il giro del mondo in 80 scatti alla presenza dell'artista. E' prevista anche una video-proiezione.

La Sala Museale del Conservatorio del Baraccano di Bologna ospita 80 fotografie tratte dal monumentale repertorio di oltre 10.000 immagini scattate dal noto fotografo bolognese in occasione dei suoi numerosi viaggi attorno al mondo.

Dal Niger alla Cina, da Haiti al Brasile, e ancora il Messico e il Guatemala, il Nepal, Ceylon e le Maldive, l’Indonesia, gli USA, il Canada, la Thailandia, i Caraibi, la Malesia, lo Yemen, il Venezuela, le Filippine, Cuba, l’India, il Cile, la Bolivia, l’Islanda, l’Australia, la Colombia. Sono solo alcuni dei 70 paesi che Paolo Gotti ha immortalato con la sua Nikon negli ultimi 40 anni.

Voluta dal Quartiere Santo Stefano e dal Circolo Velico Bolognese, l' esposizione si colloca, come altre iniziative organizzate dal Quartiere, nell’ambito del progetto “Maternità”, nato per realizzare un ospedale in memoria di Andreina Vianello a NSAKA, in Congo. Con le sue foto e i suoi calendari, anche la mostra di Paolo Gotti contribuirà alla raccolta fondi che il Quartiere S.Stefano e il Circolo Velico Bolognese stanno portando avanti a favore dell’Associazione Amici dell’Ave Maria”, l'associazione che segue il progetto in Italia.

Per accedere alla mostra l'ingresso è gratuito, ma chi vorrà potrà sostenere il progetto con offerte libere (IBAN IT22Z0760102400001022203077).
PAOLO GOTTI. Il giro del mondo in 80 scatti
30 aprile - 27 maggio 2015 | opening 29 aprile ore 19,00
Sala Museale del Conservatorio del Baraccano - via Santo Stefano 119, Bologna
Informazioni: + 39 329 2343305 www.paologotti.com
Orari di apertura: da lunedì a sabato 10,00-12,30 | giovedì, sabato e domenica 15.30-19,30



14 dicembre 2014

STORIES. Un viaggio tra fotografia e letteratura | 16 dicembre - 19 febbraio Teatro Duse, Bologna

PAOLO GOTTI
presenta

S T O R I E S
un viaggio tra fotografia e letteratura

16 dicembre 2014 - 19 febbraio 2015
inaugurazione 16 dicembre ore 18,30
presentazione ore 19,30

Foyer Teatro Duse, Bologna

 

 


Il 16 dicembre 2014 alle ore 18,30 nel foyer del Teatro Duse di Bologna inaugura la mostra STORIES. Un viaggio tra fotografia e letteratura del fotografo Paolo Gotti.
La serie fotografica prende ispirazione dalle trame avvincenti di alcuni tra i più celebri romanzi di tutti i tempi a livello internazionale. 
Oltre ai pannelli fotografici di grandi e medie dimensioni, alle ore 19.30 sul palcoscenico del Teatro Duse verrà presentato il calendario tematico 2015 dal titolo STORIES. Un viaggio tra fotografia e letteratura con la partecipazione dell’attrice Giuseppina Morara, del giornalista e inviato de L’Espresso Roberto Di Caro e della giornalista e scrittrice Natascia Ronchetti.
 
La letteratura mette in scena la complessità del mondo, ne è la sua fotografia. Ma se i romanzi sono il riflesso della realtà, è altrettanto vero che la realtà trova spesso ispirazione nelle loro trame.
Con la serie fotografica STORIES il fotografo bolognese Paolo Gotti conduce un’indagine diametralmente opposta rispetto a quella dell’editore alla ricerca della copertina di un libro. Gotti è partito, infatti, dalle immagini fotografiche che ha scattato personalmente nei suoi innumerevoli viaggi intorno al mondo per ritrovare poi le trame a cui potrebbero essere idealmente collegate. Ad ogni immagine è associata una citazione tratta, di volta in volta, da libri diversissimi tra di loro: grandi classici e romanzi contemporanei, raccolte di racconti o narrazioni storiche.
 
Ed ecco dunque che si susseguono una dopo l’altra le interpretazioni visive di Robinson Crusoe (1719) di Daniel Defoe, Cime tempestose (1847) di Emily Brontë, Anna Karenina (1877) di Lev Tolstoj, L’isola del tesoro (1883) di Robert Louis Stevenson,Racconti dei mari del sud (1921) di William Somerset Maugham, Sulla strada (1957) di Jack Keruac, Cent’anni di solitudine(1967) di Gabriel García Márquez, Il nome della rosa (1980) di Umberto Eco, La polvere del Messico (1992) di Pino Cacucci,Oceano Mare (1993)di Alessandro Baricco, Vergogna (1999) di J. M. Coetzee, per finire con La strada (2006) di Cormac Mc Carthy. 
13 immagini per 12 romanzi di autori differenti che Paolo Gotti ha amato, che in qualche modo hanno scandito la sua storia personale, così come i suoi viaggi e le sue fotografie, che il fotografo compie ormai da quarant’anni attraverso tutto il pianeta.
Il monumentale repertorio fotografico di Gotti conta infatti oltre 10.000 fotografie scattate in oltre 70 paesi nei cinque continenti.
L’unico romanzo che è citato in due immagini differenti è Cent’anni di solitudine di Gabriel García Márquez, in omaggio alla recente scomparsa del grande scrittore.
Paolo Gotti nasce a Bologna e si laurea in architettura a Firenze, dove frequenta il Centro di studi tecnico cinematografici conseguendo nel 1971 un attestato di idoneità alla professione di fotografo. Nel 1974 sceglie l’Africa come meta del suo primo vero viaggio, quello in cui, come dice l’artista, “si sa quando si parte ma non si sa quando si torna”. Con la sua vecchia Land Rover attraversa il Sahara fino al Golfo di Guinea in Costa d’Avorio per poi fare ritorno in Italia dopo quasi 5 mesi a bordo di un cargo merci. In seguito a questa avventura che lo segna profondamente, intraprende a tempo pieno l'attività di architetto, grafico e fotografo. Dopo varie esperienze nel campo della pubblicità, e una maturata esperienza nello Still life, si dedica sempre più al reportage. Gira il mondo con la sua Nikon per immortalare persone, paesaggi e situazioni che archivia accuratamente in un gigantesco atlante visivo, da cui nascono i calendari tematici che realizza da circa vent’anni. L'obbiettivo della sua macchina fotografica è in oltre 70 paesi tra cui Niger, Cina, Haiti, Brasile, Messico-Guatemala, Nepal, Ceylon-Maldive, Indonesia, USA, Canada, Thailandia, Caraibi, Malesia, Miami, Yemen, Venezuela, Filippine, Cuba, India, Cile, Bolivia, Islanda, Australia, Colombia.www.paologotti.com
PAOLO GOTTI
S T O R I E S. Un viaggio tra fotografia e letteratura

16 dicembre 2014 - 19 febbraio 2015
inaugurazione 16 dicembre ore 18,30
presentazione 16 dicembre calendario ore 19,30

Foyer Teatro Duse
Via Cartoleria 42, Bologna