Patricia Guerrero
Catedral
GIRALDILLO AL MIGLIOR SPETTACOLO
XIX BIENNALE DI FLAMENCO DI SIVIGLIA
FINALISTA PREMI MAX 2017
Migliore interprete femminile di danza: Patricia Guerrero
Migliore costumista: Juan Dolores Caballero
LUNEDI 8 GENNAIO SALA PETRASSI ORE 21
AUDITORIUM PARCO DELLA MUSICA
Biglietti spettacoli 23 euro; Ridotto 3 eventi 48 euro
Riduzione I Love Auditorium (dai 18 ai 30 anni) 17 euro
Secondo Juan Dolores Caballero, Catedral è "una cerimonia liturgica incentrata sul dolore e la liberazione della donna". Attraverso la sacra liturgia della danza Patricia Guerrero ci invita a riflettere in questo nuovo spettacolo sul ruolo della religione nelle dinamiche di oppressione della donna. Il misticismo, la repressione, il dialogo tra divino e diabolico, i confini tra il sacro e il profano, il mondo delle superstizioni, i sacrifici, costituiscono i temi portanti della pièce. Sulla scena le energie spirituali si incarnano nel ballo e nelle percussioni, nelle campane e nel canto, nelle luci e nella chitarra. Catedral è lo spettacolo più complesso e ambizioso mai messo in scena da Patricia Guerrero. Una proposta coraggiosa in cui la bailaora e coreografa riesce a trasmettere agli spettatori le proprie personali inquietudini con totale onestà. Catedral sottolinea la maturità di un’artista che a soli ventisette anni ha già conquistato grandi traguardi. E ha ancora molto da dire.
La storia è ambientata in un mondo fantasmagorico, quasi smantellato... Dio e l’ambito della luce... In un mondo così singolare, caratterizzato dal sacrificio dei muri a favore dei vuoti, come all’interno delle chiese, la luce modella lo spazio sacro in cui la donna, personaggio perduto, affronta il timore reverenziale e morboso delle sue credenze. I suoni delle campane spezzano l’oscurità del silenzio. La luce diffusa, non concentrata, trasforma lo spazio in qualcosa di irreale e simbolico. Il colore assume un’importanza cruciale mentre la voce, intrecciandosi al ritmo, rimanda all’anima che volteggia in uno spazio infinito. Una figura va assumendo consistenza nella nebbia: luce e ombra, si affida al canto e risuona, si muove, si espande e, nel corso di questo rituale, si unisce al sogno.
Voci devote di cantanti castrati o bambini trasparenti, un itinerario febbrile nei territori del misticismo e dell’eterodossia. Figure gemelle di donne che si trasformano per estrarre dalle tenebre il personaggio che si contrappone, nella tensione tra il mondo e l’illusione, a una morale ancestrale e sclerotica. Il personaggio affronta le ombre e strappa loro la parola. Voce e percussioni, musica allegra, ritmo e ballo decontestualizzato alimentano una riflessione sul misticismo; un personaggio superiore e irriducibile, disposto a deviare il corso della storia, posseduto da un’entità tra divino e diabolico, vive la sua esperienza come lamento, come minaccia e come paura. È un percorso di transito, trasformazione, perdita e follia.
È un tentativo di sconfiggere il destino. Catedral parla di una preparazione cui lo spettatore devoto si dedica, silenziando la propria voce per aprire il cuore e lo spirito alla sacra liturgia del ballo, al dialogo con il mondo della creazione. È la connessione tra lo spazio profano che ci circonda e quello interiore e sacro. È il ballo a creare, come un architetto, una struttura che consente, grazie alla tecnica, di trasfigurare e smaterializzare gli elementi dell’edificio, ottenendo nitide sensazioni di elevazione e assenza di peso.
CAST
Baile: Patricia Guerrero
Corpo di ballo: Maise Márquez, Ana Agraz, Mónica Iglesias
Tenore: Diego Pérez
Controtenore: Daniel Pérez
Cante: José Ángel Carmona
Chitarra: Juan Requena
Percussioni: Agustín Diassera e David “Chupete”
Direzione scenica: Juan Dolores Caballero
Coreografia: Patricia Guerrero
Composizione musicale: Juan Requena, Agustín Diassera
Progetto illuminotecnico: Manuel Madueño
Grafica manifesto: Álvaro Escriche
Costumi: Laura Capote
Fotografia: Monty
Fotografie prima: Archivio Biennale/Óscar Romero
Direzione tecnica/Illuminazione: Ziggy Durand
Suono: Rafael Pipió
Patricia Guerrero
Si accosta al ballo flamenco in casa: a tre anni inizia la propria formazione nell’accademia della madre e in seguito perfeziona la sua tecnica grazie a numerosi maestri che, insieme al flamenco, le fanno conoscere anche la danza classica e la danza spagnola. Alla precocità nell’apprendistato fa seguito la precocità dell’ingresso sulle scene. Si esibisce per la prima volta in pubblico sul palco della Peña “La Platería” ad appena otto anni d’età e nel 2007, a soli diciassette anni, consegue il prestigioso premio “El Desplante” del Festival internacional del Cante de las Minas (La Unión). Tale riconoscimento dà il via alla sua carriera internazionale e le apre le porte dei maggiori eventi dedicati alla danza, come il Festival di Jerez, il Festival di Düsseldorf, il Festival di musica e danza di Granada, la Biennale Giovanile di Siviglia, ecc. Nel corso del 2009, Patricia Guerrero viene anche chiamata a far parte della compagnia che porta in tour l’omaggio a Mario Maya nei teatri e festival più importanti di Spagna. Nel 2011, diventa la prima ballerina del Ballet Flamenco de Andalucía diretto da Rubén Olmo. La critica esalta i suoi memorabili passi a due con Antonio Canales in Llanto por Ignacio Sánchez Mejías ed Eduardo Leal in Metáfora. Nel 2014 Belén Maya la vuole nel cast dello spettacolo Los Invitados. Nel febbraio 2016, in occasione della XX edizione del Festival di Jerez, presenta Pórtico, una pièce che costituisce l’embrione di Catedral, lo spettacolo presentato in anteprima alla XIX Biennale di Siviglia presso il Teatro Lope de Vega. Per mettere in scena questa nuova proposta – un percorso di ricerca sull’interiorità, la fisicità e l’estetica – Patricia Guerrero si affida a un grande regista teatrale, Juan Dolores Caballero. Catedral vince il Giraldillo come miglior spettacolo della XIX Biennale di Siviglia. Patricia Guerrero è oggi la figura più rappresentativa della sua generazione nell’ambito del ballo flamenco.