Il Book in progress del saggio di Zygmunt Bauman "Per tutti i gusti.La cultura nell'era dei consumi" #4 prosegue con il capitolo "La cultura in un mondo di diaspore".
Riannodandosi al tema della cultura e al suo compito, dalla nascita dei tempi moderni (Illuminismo e Rivoluzione francese) fino ai tempi più recenti, Bauman puntualizza con maggiore precisione il ruolo della cultura così come individuato da studiosi e filosofi.
Il ruolo della cultura ha un legame fortissimo con la struttura dello Stato nel suo divenire.
Il punto è questo: qual è il ruolo della cultura nella società di adesso? Ha ancora un ruolo guida? E se lo ha, cosa guida, e in quale forma si è trasformata la società dei fruitori di cultura?
E' finita un'ideologia e nella nuova visione del mondo la società si presenta con i caratteri di un Dio tardo medievale che Peter Drucker sintetizza in una frase incisiva.
Il punto di riferimento è l'uomo solo nella individualità: libero e drammaticamante autoresponsabile. Da questo assumersi tutta la responsabilità della propria scelta e quindi del proprio successo o eventuale fallimento, nasce un cambio di prospettiva epocale e tutta un'altra riflessione sul concetto di multiculturalismo.
Il multiculturalismo è sviscerato per intero e guardato da tutte le prospettive nel quarto capitolo di "Per tutti i gusti" di Bauman, il quale richiama ad una valutazione molto più attenta. Infatti dopo aver citato Charles Taylor, Zygmunt Bauman richiama gli elementi in grado di correggere i conflitti che sono il problema del multiculturalismo nel suo svolgersi: ci sono delle precondizioni per una politica del riconoscimento; alla base del nostro presente non c'è il determinismo ma una società talmente liquida da sancire la fine di ogni ideologia.
Le culture dialogheranno solo se non si riterranno fortezze da proteggere ma sapranno raggiungere il superamento del fatale senso di incertezza. Questo aspetto Bauman lo spiega con enfasi, direi con impeto sentimentale per arrivare forse prima al cuore e poi alla mente.
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