TEATRO VASCELLO ROMA
PRIMA NAZIONALE
SPECIALE PROMOZIONE VALIDA PER UN MINIMO DI
DUE PERSONE
dal 4 al 13 MARZO dal martedì al sabato h 21
domenica h 18: 1 biglietto speciale a 5€ e 1 a 15€ prenotati subito a promozione@teatrovascello.it
065898031 - 065881021 per LO SPETTACOLO
La Fabbrica dell'Attore - Teatro
Vascello
da Le Baccanti di Euripide
regia Daniele Salvo
Dioniso Daniele Salvo
Agave Manuela
Kustermann
Cadmo Paolo Bessegato
Tiresia Paolo Lorimer
Penteo Ivan
Alovisio
Una guardia / Primo Messaggero Simone Ciampi
Secondo Messaggero
Melania Giglio
Le Baccanti (o.a.)
Elena Aimone, Giulia Galiani, Annamaria
Ghirardelli, Melania Giglio, Elena Polic Greco, Francesca Mària, Silvia Pietta,
Alessandra Salamida
scene Michele Ciacciofera
costumi e maschere Daniele
Gelsi
Musiche Marco Podda – Light designer Valerio Geroldi
Riproduzione
anatomica Crea Fx effetti speciali di trucco
videoproiezioni Aqua-micans
group
assistente alla regia Alessandro Gorgoni
prodotto da:
Centro di Produzione Teatrale
La Fabbrica dell'Attore - Teatro Vascello - Roma
Centro di Produzione
Teatrale TIEFFE teatro - Teatro Menotti - Milano
Teatrul de Stat Constanta
(Romania)
si ringrazia:Lorella Borrelli
Ruggero Cecchi
Accademia Belle Arti di
Roma
"Le Baccanti" rappresentano una finestra
sull'irrazionale, su un mondo antico di reale libertà espressiva, di possessione
dionisiaca, una riflessione sul senso del divino nelle nostre vite e su ciò che,
nella nostra quotidianità, viene rimosso. La parola antica è un grido
proveniente da un altro tempo, un appello alla riflessione, al risveglio dei
sensi,un'esortazione a guardarci dentro in altri modi.
Nel frenetico vivere odierno noi affidiamo
gli ultimi scampoli di irrazionalità e presenza fisica ai momenti dell'eros,
della malattia, del sonno. Le Baccanti, invece, agiscono in stato di automatismo
mentale, di sonno perenne, sono in qualche modo "agite" dal Dio, Dioniso opera
attraverso di loro, attraverso i loro corpi e le loro voci, li trasforma e ne fa
strumento di ebbrezza, sensualità, stordimento, morte, dolcezza infinita,
ambiguità demoniaca.
Il Dio in qualche modo si fa corpo e plasma
le loro voci. La febbre del nostro tempo ci porta a vivere in una realtà
anestetizzata, un mondo fittizio in cui l'emozione è bandita, al servizio di un
intellettualismo sterile e desolante. I nostri occhi sono quotidianamente
accecati da immagini provenienti dai media. La legge del mercato non perdona: si
vendono cadaveri, posizioni sociali, incarichi pubblici, armi, sesso, infanzia,
organi. Restiamo indifferenti. La dimensione borghese soffoca i nostri migliori
istinti, la nostra sensibilità (che brutta parola oggi, considerata quasi
scandalosa), la nostra sincerità e si porta via ogni forma di creatività, ogni
volo. La nostra dimensione irrazionale viene completamente annientata.
Il senso dell'affermazione dell'Io divora i
nostri giorni. L'arte è svuotata della sua dimensione spirituale. I media,
persuasori occulti, agiscono sui nostri cuori e sulle nostre menti
addomesticando anche gli spiriti più ribelli, sigillando gli occhi più attenti.
La dimensione spirituale è irrimediabilmente perduta. Il senso del tragico è
ormai sconosciuto. Il corpo viene cancellato. Siamo ormai definitivamente
trasformati in consumatori e, nel medesimo istante, in prodotti, sconvolti da
una guerra mediatica senza precedenti nella storia. Illusi della nostra unicità,
della nostra peculiarità, in realtà pensiamo tutti nello stesso modo,
pronunciamo le stesse parole, abbiamo tutti le stesse esigenze, le stesse
speranze, le stesse ansie, la stessa quotidianità fabbricata in serie. Ci
illudiamo di essere liberi.
"Abbiamo bisogno di invocare ancora
Dionysus
dagli alti clamori, che grida evoé, Protogono, dalla duplice
natura,
generato tre volte, signore Bacchico,
selvaggio, indicibile,
arcano, con due corna, due forme,
coperto di edera, dall'aspetto di toro,
marziale, Evio, santo,
che mangia carne cruda, Trieterico,che produce
grappoli,
dal manto di germogli, Eubuleo, dai molti consigli,
generato
dalle unioni indicibili di Zeus e Persefone,
demone
immortale"
Note di regia
Abbiamo deciso di creare
uno spettacolo che indaghi nel profondo il mistero di Dioniso,
assaporandone
l'essenza più pura, abbandonandoci alla vertigine delle Baccanti di Euripide,
lasciandoci ipnotizzare dal dio dell' Irrazionale, dal dio del Mistero, dal dio
del Teatro.
La prima domanda: dov'è Dioniso oggi? Dove si cela?
Da circa
25 anni continuo il lavoro sulla vocalità e sul suono nelle sue più diverse
forme, in stretta collaborazione con il Dottor Marco Podda, medico foniatra e
compositore.
Questo lavoro passa da tecniche foniatriche sofisticate,
dall'analisi e riproduzione di canti etnici del mondo, dalle tecniche
riabilitative e rieducative del linguaggio, dallo studio dell'espressione sonora
nel periodo prenatale, nel parto e nei primi anni di vita, dall'analisi dei
suoni prodotti nelle sedute di trance regressiva e nelle danze tribali,
dall'indagine sugli effetti delle frequenze sonore sul cervello umano
(Psicoacustica).
Nel Dionysus si è mirato ad un lavoro sul suono estremo,
perturbante, utilizzando suoni privatissimi, poco utilizzati nel quotidiano ed
altamente significanti, suoni di false corde, falsetti estremi, stimbrati,
sgranati e vocalità ipercinetiche non usuali.
Si tenta quindi di utilizzare
il mezzo vocale in modo non convenzionale, non solamente al servizio del
linguaggio (soprattutto nei cori). Ma attenzione però: penso ad una recitazione
non stilistica, senza elementi esibiti o innaturali. Questo lavoro sul suono non
è fine a stesso, non ha intenti dimostrativi, anzi è celato all'interno della
struttura linguistica. Penso ad una recitazione senza tracce di elementi
borghesi: le parole di Euripide sono radicate nel corpo e celate nella "macchina
attoriale" più antica. Gli stati emotivi sono soprattutto stati vocali e fisici.
Il coro, qui, agisce in stato di trance perenne, come i protagonisti di "Cuore
di vetro" di Werner Herzogh. Le Baccanti non comunicano solo attraverso il
linguaggio ed i suoi significanti, ma attraverso un lavoro teso alla ricerca di
una vocalità antica e di una fortissima emotività. L'emotività: ecco il punto
focale di questo lavoro. Dal mio punto di vista, è proprio la tanto vituperata
emotività il veicolo che rende possibile ancora oggi la fruizione del tragico e
della catarsi.
E' profondamente necessario per un interprete della tragedia
greca, lavorare al raggiungimento di temperature emotive elevatissime,
compromettere la voce ed il corpo per raggiungere degli stati davvero
perturbanti. Non troverete quindi in questo lavoro elementi spettacolari
esibiti, soluzioni visive bizzarre o avanguardistiche tese a stupire l'uditorio.
Credo fermamente che l'elemento della "ricerca" teatrale contemporanea sia da
celare all'interno di una struttura apparentemente lineare dello spettacolo,
senza compiacimenti o citazioni visive e sonore del teatro di ricerca anni '70 -
'80. Nel mio lavoro, seguendo l'esempio di molti artisti europei contemporanei,
miro invece a ricostruire una possibile via ad un teatro di interpretazione, ad
un teatro di attori/interpreti, che sappiano avvicinarsi con umiltà ad un testo,
che lo possano decodificare e che possano indagare e ricostruire i meccanismi
compositivi e di scrittura di quel testo, senza sovrapporre soluzioni gratuite
od arbitrarie a buon mercato e soprattutto senza mettersi in competizione con
l'autore. Tutto ciò che vedrete dunque, parte dal testo e ritorna al testo,
passando per una percezione visiva e sonora contemporanea. Non troverete
sovrapposizioni intellettualistiche, esibizioni tecnologiche o meravigliose
"idee del regista". Abbiamo deciso di creare uno spettacolo complesso,
perturbante ed emozionante partendo da Euripide e ritornando ad
Euripide.
Spero saremo in grado di raggiungere i nostri obiettivi.
Daniele Salvo
Trama
Dioniso, dio del vino, del teatro e
del piacere fisico e mentale, era nato dall'unione tra Zeus e Semele, donna
mortale. Tuttavia le sorelle della donna e il nipote Penteo (re di Tebe) per
invidia sparsero la voce che Dioniso in realtà non era nato da Zeus, ma da una
relazione tra Semele e un uomo mortale, e che la storia del rapporto con Zeus
era solo uno stratagemma per mascherare la "scappatella". In sostanza, quindi,
essi negavano la natura divina di Dioniso, considerandolo un comune mortale. Nel
prologo della tragedia, Dioniso afferma di essere sceso tra gli uomini per
convincere tutta Tebe di essere un dio e non un uomo. A tale scopo per prima
cosa ha indotto un germe di follia in tutte le donne tebane, che sono dunque
fuggite sul monte Citerone a celebrare riti in onore di Dioniso stesso
(diventando quindi Baccanti, ossia donne che celebrano i riti di Bacco, altro
nome di Dioniso). Questo fatto però non convince Penteo: egli rifiuta
strenuamente di riconoscere un dio in Dioniso, e lo considera solo una sorta di
demone che ha ideato una trappola per adescare le donne. Invano Cadmo (nonno di
Penteo) e Tiresia (indovino cieco) tentano di dissuaderlo e di fargli
riconoscere Dioniso come un dio. Il re di Tebe fa allora arrestare lo stesso
Dioniso (che si lascia catturare volutamente) per imprigionarlo, il dio però
scatena un terremoto che gli permette di liberarsi immediatamente. Nel frattempo
dal monte Citerone giungono notizie inquietanti: le donne che compiono i riti
sono in grado di far sgorgare vino, latte e miele dalla roccia, e in un momento
di furore dionisiaco si sono avventate su una mandria di mucche, squartandole
vive con forza sovrumana. Hanno poi invaso alcuni villaggi, devastando tutto,
rapendo bambini e mettendo in fuga la popolazione. Dioniso, parlando con Penteo,
riesce allora a convincerlo a mascherarsi da donna per poter spiare di nascosto
le Baccanti. Una volta che i due sono giunti sul Citerone, però, il dio aizza le
Baccanti contro Penteo. Esse sradicano l'albero sul quale il re si era nascosto,
si avventano su di lui e lo fanno letteralmente a pezzi. Non solo, ma la prima
ad infierire su Penteo, spezzandogli un braccio, è sua madre Agave. Questi fatti
vengono narrati a Cadmo da un messaggero che è tornato a Tebe dopo aver
assistito alla scena. Poco dopo arriva anche Agave, munita di un bastone sulla
cui sommità è attaccata la testa di Penteo che lei, nel suo delirio di Baccante,
crede essere una testa di leone. Cadmo, sconvolto di fronte a quello spettacolo,
riesce pian piano a far rinsavire Agave, che infine si accorge con orrore di ciò
che ha fatto. A quel punto riappare Dioniso ex machina, che spiega di aver
architettato questo piano per punire chi non credeva nella sua natura divina, e
condanna Cadmo e Agave a essere esiliati in terre lontane. Con l'immagine di
Cadmo e Agave che, commossi, si dicono addio, si conclude la vicenda.
Info 065881021 Teatro Vascello Via Giacinto
Carini 78 Monteverde Roma
Il Teatro Vascello ha aperto un nuovo
spazio Bar l'ART THEATRE BIO BISTRO' aperto dalle 11 alle 23 propone :
aperitivi, vino, cibo veg, cucina crudista, estratti, centrifughe e smootie,
tanti canapè veg, tisane, tè dal mondo, yoga, , musica, laboratori sensoriali
miele/olio, etica, mostre d'arte; a questo riguardo si è aperta la nuova mostra
di Opere di Maria Grazia Addari pittrice Monteverdina Ritrattista, che sarà
godibile fino a metà marzo 2016 vi aspettiamo!
Come raggiungerci: Il Teatro Vascello si
trova in Via Giacinto Carini 78 a Monteverde Vecchio a Roma sopra a Trastevere,
vicino al Gianicolo.
Con mezzi privati: Parcheggio per
automobili lungo Via delle Mura Gianicolensi, a circa 100 metri dal Teatro.
Parcheggi a pagamento vicini al Teatro Vascello: Via Giacinto Carini, 43, Roma
tel 06 5800108; Via Francesco Saverio Sprovieri, 10, Roma tel 06 58122552; Via
Maurizio Quadrio, 22, 00152 Roma tel 06 5803217, Via R. Giovagnoli, 20,00152
Roma tel 06 5815157
Con mezzi pubblici: autobus 75 ferma
davanti al teatro Vascello che si può prendere da stazione Termini, Colosseo,
Piramide, oppure: 44, 710, 870, 871. Treno Metropolitano: da Ostiense fermata
Stazione Quattro Venti a due passi dal Teatro Vascello