Presentazione del libro
NAWAL - L’angelo dei
profughi
giovedì 21 maggio 2015, alle ore 18.30 -
Libreria Paoline Multimedia di Via del Mascherino, 94 - ROMA
Intervengono
NAWAL SOUFI, Protagonista
del libro
DANIELE BIELLA,
Giornalista, autore del libro
MONS. GIAN CARLO PEREGO,
Dir. Generale Fondazione Migrantes
Modera ELISA STORACE, Giornalista
di TV2000
Introduce Romano Cappelletto,
Ufficio Stampa Paoline
Il giorno prima, mercoledì 20
maggio, alle ore 18, Nawal e Daniele Biella saranno alla Casa
internazionale delle donne (Roma, via della Lungara, 19), per un incontro a
cui interverranno anche Mauro Biani, vignettista e blogger, e
Fouad Roueiha, blogger italo-siriano. Modererà Joshua
Evangelista, resp. editoriale Frontiere News.
IL LIBRO
Nawal è l’angelo dei siriani in fuga
dalla guerra. Ventisette anni, di origini marocchine, è arrivata a Catania da
piccola: da lì aiuta in modo volontario migliaia di migranti a sopravvivere al
viaggio della disperazione nel Mediterraneo e a non cedere al racket degli
“scafisti di terra”. Vive con il cellulare sempre all’orecchio. E a Catania, ma
anche lungo tutto lo Stivale, col tempo molti si sono uniti a lei in quest’opera
di soccorso e di sostegno.
Con alle spalle una vita di impegno
civico e solidarietà, nonostante la giovane età, oggi è un punto di riferimento
per quegli sfortunati e le loro famiglie, ma anche per le autorità che si
occupano degli immigrati (sebbene non l’abbiano mai incontrata ufficialmente) e
per molti media - locali, nazionali e internazionali – che, occupandosi degli
sbarchi di profughi, la contattano, la intervistano, parlano di lei (ultimamente
ne hanno parlato, tra gli altri, il Times, Al Jazeera, Repubblica, RaiTre).
Daniele Biella, sposato e padre di due
figli, giornalista (fa parte del team della testata Vita), impegnato anche
nell’educazione e nel sostegno di ragazzi in difficoltà, ce la fa conoscere più
da vicino.
Il libro è arricchito dalla prefazione
del cardinale Francesco Montenegro, vescovo di Agrigento, presidente
della Fondazione Migrantes, che scrive: “Mentre a livello politico si discute o
si cambiano strategie, la povera gente – tra cui potrebbero esserci mio padre,
mia madre o mio fratello – continua a morire ed essere trattata in modo disumano
prima della partenza, durante la traversata e, qualche volta, anche dopo
l’arrivo. Nawal ha deciso di entrare in questa storia. Ha deciso di farlo con le
capacità che si ritrova. Sa di non essere né un politico né la responsabile di
una organizzazione non governativa. È una cittadina che ha deciso di stare dalla
parte dell’uomo. Le è bastato dare il numero del cellulare a qualcuno per dare
inizio a una storia lunghissima di salvataggi, di salvezza. Le pagine del libro
raccontano non una storia romanzata ma una storia vera: una vicenda di
solidarietà che nasce da una profonda compassione”.
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