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22 febbraio 2017

Warhol vs Gartel. Hyp Pop
Lu.C.C.A. - Lucca Center of Contemporary Art, Lucca
25 febbraio – 18 giugno 2017
a cura di Maurizio Vanni

Andy Warhol, Drag Queens 2, 1974, Polaroid, 10,8x8,6 cm, Collezione privata  1

Circa 90 opere comporranno la mostra “WARHOL vs GARTEL. HYP POP”, curata da Maurizio Vanni e organizzata dal Lu.C.C.A. – Lucca Center of Contemporary Art in collaborazione con Spirale d’Idee, EF Arte, Artelite, MVIVA e Associazione MetaMorfosi, che allestita nel museo lucchese dal 25 febbraio al 18 giugno 2017Si sfideranno due artisti americani: il padre della Pop Art Andy Warhol (Pittsburgh 1928 – New York 1987) e il padre dell’Arte Digitale Laurence Gartel (New York 1956). “Andy Warhol e Laurence Gartel

Dual Personality, 1979, stampa digitale, 70x106

– spiega il curatore della mostra Maurizio Vanni – sono due di quegli artisti eletti, nati per fare e rimanere nella storia, cresciuti per modificare gli equilibri culturali e sociali di un luogo in un determinato momento storico. Entrambi sostenitori dell’unione tra arte e tecnologia scientifica, si incontrano negli anni Ottanta e il pretesto è legato al confronto sulle modalità espressive legate al computer. Gartel svela a Warhol i segreti di Commodore Amiga e la loro sintonia è immediata perché sono tantissimi i punti in comune”.
La mostra, creata per svilupparsi su più spazi espositivi, ha la sua seconda sede al MAG MetaMorfosi #Art Gallery di Spoleto dove è visibile al pubblico dal 22 dicembre 2016 al 2 aprile 2017 un corpus di cinquanta opere originali.

Warhol vs Gartel. Hyp Pop
Lu.C.C.A. - Lucca Center of Contemporary Art, Lucca
25 febbraio – 18 giugno 2017
a cura di Maurizio Vanni
Lu.C.C.A. – Lucca Center of Contemporary Art
Via della Fratta, 36 – 55100 Lucca tel. +39 0583 492180
www.luccamuseum.com info@luccamuseum.com
Orario mostra:
Da martedì a domenica ore 10-19
Chiuso il lunedì
Biglietti: intero 9 €; ridotto 7 €
 
#AndyWarhol #LaurenceGartel  #Art 

CINEMA A ROMA "RITRATTI ALLA CASA DEL CINEMA"



Dal 1 marzo al 12 aprile 2017 alla Casa del Cinema “Ritratti”, rassegna dedicata al documentario italiano
 
 
Il documentario fuori programma “Essere Rossana Rossanda” di Mara Chiaretti - focus su un esempio epocale di persona/personalità/politica in proiezione mercoledì 22 febbraio alle ore 17.30 - apre il nuovo spazio Ritratti dedicato al documentario italiano dell’ultima stagione cinematografica curato da Maurizio di Rienzo. Prevista la proiezione tra il 1 marzo e il 12 aprile di cinque documentari italiani del 2016 segnalatisi nell’ambito di festival rilevanti. Documentari capaci di raccontare sia emblematici percorsi professionali e civili (come quello del ribelle Lou Castel, della giornalista di moda Franca Sozzani, del memorabile Piergiorgio Welby) sia storie di vite altrettanto esemplari quanto diverse (da quella di un killer di mafia, ergastolano dal 1982 poi redento, a quella di Enrico, un ragazzo che a distanza di tantissimi anni dall’abbandono del padre decide, da regista, di mettersi sulle sue tracce)
“A pugni chiusi” di Pierpaolo De Sanctis è l’ascolto del cuore di un attore simbolo, legato al folgorante esordio di Marco Bellocchio, I pugni in tasca. È anche il racconto di una vita misteriosa e sincera rielaborata in luoghi e con toni non consueti.
Franca: chaos and creation” del devotamente analitico Francesco Carrozzini è incentrato sul bel lavoro svolto fra Italia e Usa da Franca Sozzani, donna dolcemente ferrea e pragmaticamente inventiva che diede, da giovane direttrice di Vogue Italia, una sterzata anticonvenzionale al rapporto fra editoria e fashion.
“Ero malerba” di Toni Trupia racconta con rigore drammaturgico la storia di chi è cresciuto per diventare uno spietato omicida salvo poi scoprire in carcere una nuova e positiva versione di se stesso.
“Saro” di Enrico Maria Artale è una personalissima ricerca di radici in bilico fra pudore emotivo e impietoso confronto, è la messa in campo di un rapporto mai nato fra genitore e figlio che sfocia nell’apparente fredda semplicità di un confronto a lungo rimandato.
“Love is all. Piergiorgio Welby, autoritratto” di Livia Giunti & Francesco Andreotti, è, infine, un viaggio a più binari narrativi nella parabola di un uomo al quale l’atroce malattia non ha ‘piagato’ l’anima, non ha eroso la semplicità poetica né bloccato l’articolarsi delle relazioni. Il film, coinvolgente quanto antiretorico, è una sorprendente summa di linguaggi, a volte muti.
 
 
EVENTO FUORI PROGRAMMA 
 
MERCOLEDì 22 FEBBRAIO, ORE 17.30
ESSERE ROSSANA ROSSANDA
di Mara Chiaretti, 2016, 60’
Programma della rassegna
MERCOLEDì 1 MARZO, ORE 17.30
A PUGNI CHIUSI
di Pierpaolo De Sanctis, 2016, 76’
replica 5 marzo
MERCOLEDì 8 MARZO, ORE 17.30
FRANCA. CHAOS AND CREATION
di Francesco Carrozzini, 2016, 80’
replica 12 marzo
MERCOLEDì 16 MARZO, ORE 17.30
ERO MALERBA
di Toni Trupia, 2016, 73’
replica 19 marzo
MERCOLEDì 29 MARZO, ORE 17.30
SARO
di Enrico Maria Artale, 2016, 67’
replica 2 aprile
MERCOLEDì 12 APRILE, ORE 17.30
LOVE IS ALL. PIERGIORGIO WELBY, AUTORITRATTO
di Francesco Andreotti, Livia Giunti, 2016, 60’
replica 15 aprile

CASA DEL CINEMA
Spazio culturale di Roma Capitale – Assessorato alla Crescita culturale
Gestione Zètema Progetto Cultura
Direzione Giorgio Gosetti
in collaborazione con Rai; Rai Cinema 01 distribution
sponsor tecnici Deluxe; Kodak
INDIRIZZO Largo Marcello Mastroianni, 1
INFO tel. 060608 www.casadelcinema.it www.060608.it
L’accesso in sala sarà garantito fino ad esaurimento dei posti disponibili

#casadelcinema
#cinema
#roma
#RossanaRossanda 

ARTE A LOS ANGELES "THE INTERIOR AND THE CARPET"

 
The Interior and The Carpet
Alan Belcher, Walter Dahn, Jirí Georg Dokoupil, Liam Gillick,
Ilya ed Emilia Kabakov, Joseph Kosuth, Ken Lum, Jonathan Monk, Peter Nagy,
Julião Sarmento, Rob Scholte, Rosemarie Trockel, Heimo Zobernig
Inaugurazione:
22 marzo 2017, dalle 17.00 alle 21.30


 Pacific Design Center, Los Angeles
22 marzo-23 giugno 2017


The Interior and The Carpet è una mostra di #tappeti d’artista realizzati in edizione limitata prodotti da Petra Grunert Singh di Equator Production, New York (www.equatorproduction.com), che include i lavori di 13 artisti internazionali: Alan Belcher, Walter Dahn, Jirí Georg Dokoupil, Liam Gillick, Ilya ed Emilia Kabakov, Joseph Kosuth, Ken Lum, Jonathan Monk, Peter Nagy, Julião Sarmento, Rob Scholte, Rosemarie Trockel, Heimo Zobernig.
La mostra, allestita al Pacific Design Center di Los Angeles, importante distretto per il design contemporaneo progettato dall’architetto argentino Cesar Pelli nel 1975,  inaugurerà in coincidenza con “Westwerk”, l’evento annuale dedicato al #design industriale del Pacific Design Center.
Il progetto espositivo The Interior and The Carpet ha l’obiettivo di mostrare l’evoluzione del concept che sta alla base del lavoro di Equator Production. L'esposizione presenta la prima lista di artisti a cui vennero commissionati tappeti d’autore tra il 1985 e il 2003: Walter Dahn, Jiří Georg Dokoupil, Peter Nagy, Rob Scholte e Rosemarie Trockel, così come una serie di tappeti più recente (dal 2014) realizzati da Alan Belcher,


Alan Belcher


Liam Gillick, Ilya ed Emilia Kabakov, Joseph Kosuth, Ken Lum, Julião Sarmento, Heimo Zobernig.


Heimo+Zobernig+Carpet+Rug,+2015


Questa selezione è stata curata da Cornelia Lauf per Equator Production in un progetto gestito da #GoldenRuler, Roma (www.goldenruler.eu).
Il tappeto concepito da Jirí Georg Dokoupil, Ohne Titel (unique) del 1986, e quello di Rob Scholte, Mens Erger Je Niet del 1988, sono i primi pezzi d’autore prodotti da Equator Production. Spiral, un tappeto che rappresenta l’immagine di una spirale con piccole figure disegnata a mano libera su fondo bianco di Walter Dahn e Disease and Decoration di Peter Nagy, sono invece esemplari del 1991, quando l'azienda produttrice proseguiva già da qualche anno la sua avventura nel settore. Sempre del 1991 è Plus Minus, un tappeto che presenta una superficie ossessivamente punteggiata di segni positivi e negativi realizzato dall’artista tedesca Rosemarie Trockel.
Tra i manufatti più recenti ci sono il tappeto di Joseph Kosuth, Remarks on the Foundation of Mathematics (2015), intrecciato a Katmandu, Nepal, che fa riferimento a un libro di filosofia della matematica pubblicato nel 1956 da Ludwig Wittgenstein (in tedesco: Bemerkungen über die Grundlagen der Mathematik); il tappeto di Ken Lum, The Path from Shallow Love to Deeper Love (2015), che si appropria di un'immagine readymade e ne fa il soggetto dell’opera: un antico pattern decorativo greco-romano, di origini cinesi, pensato per simboleggiare l'infinito. Utilizzando colori caldi per tracciare il disegno labirintico, Lum usa un titolo poetico per suggerire un tortuoso, e a volte mistificante, viaggio nei sentimenti umani; il tappeto di Heimo Zobernig, Carpet / Rug (2015), che giocando, come a volte gli artisti fanno, con il linguaggio, pone la questione ancora aperta se è il tappeto è un semplice oggetto per coprire il pavimento o se è un oggetto d’arte.
Il Lihotzky Carpet (2015) di Liam Gillick, artista britannico particolarmente noto per il suo uso del colore applicato a strutture in acciaio inox e plexiglass, riproduce, come fosse un manifesto, l'immagine di un disegno della cucina di Francoforte progettata nel 1926 dall'architetto austriaco Margarete Schütte-Lihotzky, corredandolo di segni che alludono a percorsi domestici. L'obiettivo della cucina di Francoforte era semplice: creare uno spazio il più possibile efficiente, che fosse igienico e che facesse risparmiare tempo e denaro. È importante sottolineare che questo disegno separava la cucina dallo spazio della vita quotidiana, creando una linea di demarcazione tra il lavoro (la cucina) e il tempo libero (il soggiorno).
Nel tappeto Hole in the Wall (2016) di Ilya ed Emilia Kabakov il decoratore nepalese ricrea con la lana un disegno che Ilya Kabakov ha realizzato nel 1970 per un portfolio di 72 stampe. L’immagine assomiglia alla mappa di un luogo in un campo rosso, forse un idillio di epoca sovietica in cui una delle figure rappresentate risiedeva. Blocks (2016) di Julião Sarmento si basa sui blocchetti di costruzione di un insieme architettonico. Di solito Sarmento crea architetture concettuali nei suoi dipinti, o paesaggi di memoria. In questa sottile fusione di spazio, matematica applicata all'architettura e arte tessile, l’artista trasforma le forme più basilari in materiali elementari. , è un originalissimo tappeto realizzato con i residui del giocattolo di pezza che il piccolo terrier dell'artista, Milo, ha masticato giocando. L’opera di Belcher è un esempio perfetto della società liquida in cui viviamo, un oggetto che va oltre il suo immediato riferimento aneddotico per dare forma a nuovi simboli culturali. È la sintesi rappresentativa di un oggetto prodotto in massa in Cina (il giocattolo), ricomposto al computer dall’artista nel suo studio, a Toronto, infine delegato via New York e Roma alla produzione in Asia, dove le pazienti mani dei tessitori di Katmandu hanno realizzato un tappeto la cui immagine finale ricorda un mandala.
Infine, l’opera di Jonathan Monk, Untitled (Flying Carpet) (2017) che riproduce su tappeto l’immagine di una celebre copertina della rivista “Flash Art” realizzata da Gino De Dominicis in omaggio al “salto nel vuoto” di Yves Klein, si basa su un’immagine che cattura l’essenza di un momento performativo. L’opera pone la questione dell’intraducibilità di tutte le cose – o al contrario – dimostra che tutto (anche un’opera d’arte), può essere mutato e fatto proprio.
Pacific Design Center, Los Angeles
È la massima risorsa per il design tradizionale e contemporaneo della West Coast degli Stati Uniti. L’intero distretto consiste in un campus di 14 acri con edifici monumentali interamente disegnato dall’architetto argentino Cesar Pelli nel 1975, ed è riconosciuto internazionalmente come centro nevralgico per il design contemporaneo e come luogo per le arti e per l’intrattenimento di tutta la comunità, alla quale fornisce spazi pubblici e privati per proiezioni, mostre, conferenze, incontri, eventi speciali e ricevimenti. Il campus raccoglie quasi 100 spazi commerciali di grandi marchi di design e arredamento e showroom internazionali. In totale circa 2.200 linee di prodotti disponibili per designer professionisti, architetti, facility manager, arredatori e rivenditori.
Equator Production, New York
Dedicata alla produzione di tappeti d’artista in edizioni limitate, Equator Production è stata fondata da Petra e Ranbir Singh con l’imprenditore Reiner Opoku nel 1985. Equator Production collabora con artisti interessati a misurarsi con il mondo dell'artigianato e del design, e volti alla ricerca di nuovi racconti e forme espressive. Commissionando tappeti d’autore ad artisti contemporanei di fama internazionale, e seguendo l’intero processo produttivo, dall’ideazione all'esecuzione (spesso affidata ai maestri tessitori tradizionali), Equator Production mira a creare una sintesi tra i vari approcci artistici. 
Petra Grunert Singh
Nata in Germania, studia all’Accademia di Belle Arti di Dusseldorf e successivamente si trasferisce a Bruxelles dove co-fonda con Ranbir Singh e Reiner Opoku, Equator Production, un’azienda espressamente dedicata alla produzione di tappeti d’artista in edizioni limitate. Nel 2000 si trasferisce a New York portando con sé l’esperienza di Equator Production e impegnandosi nel rinnovamento dell’attività che la porta a collaborare anche con nuove generazioni di artisti contemporanei.
GoldenRuler, Roma
Agenzia che si occupa di progetti curatoriali nel campo dell’arte contemporanea fondata a Roma nel 2012 e specializzata nel rapporto tra arte e artigianato. GoldenRuler collabora con artisti di fama mondiale per realizzare progetti su misura in contesti museali, urbani o per committenti privati. Tutti i progetti sono realizzati in collaborazione con le più qualificate professionalità, dall’ideazione del progetto alla produzione, alla comunicazione.
Varola | Pacific Design Center
Aperto da Helen Varola, curatrice di base a New York, nel 2014, è uno spazio espositivo all’interno del Pacific Design Center di Los Angeles nato con l’obiettivo di presentare mostre e progetti di artisti contemporanei. Varola è un luogo aperto ai linguaggi sperimentali, oltre che un sito di produzione contemporanea che intende il design come una sorta di prolungamento espressivo del linguaggio dell’arte contemporanea.
DesignLAb | Pacific Design Center
È una piattaforma per esplorare l’arte contemporanea che guarda al design. Concepita e diretta da Helen Varola, è resa possibile grazie al supporto di Charles S. Cohen, proprietario e presidente del Pacific Design Center, nonché collezionista e amministratore del MOCA Pacific Design Center.
INFO
The Interior and The Carpet
Pacific Design Center
Varola, Blue Building, Second Floor 8687, Melrose Avenue
Los Angeles, CA 90069 U.S.A.
Inaugurazione:
22 marzo 2017, dalle 17.00 alle 21.30
Date mostra:
22 marzo-23 giugno 2017
Orari per le visite:
dal martedì al venerdì, dalle 11.00 alle 17.00.
Sabato e domenica, dalle 11.00 alle 18.00.
Chiuso il lunedì
Ingresso libero