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19 giugno 2015

Marco Petrus dona un'opera alla Triennale






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Milano | Lunedì 22 giugno 2015, ore 17.00


MARCO PETRUS DONA ALLA TRIENNALE
IL DIPINTO “UPSIDE DOWN”

In occasione di Expo 2015 e a seguito della recente personale che si è tenuta in Triennale – Atlas, trenta dipinti sulle possibili geografie architettoniche della “città ideale” esposti in quello che è considerato il tempio dell’architettura internazionale – Marco Petrus donerà all’istituzione milanese una sua “ricostruzione” dello storico edificio del Palazzo dell’Arte realizzato nel 1933 dall'architetto Giovanni Muzio. L’opera, intitolata Upside Down (2014 – olio su tela, 80 x 60 cm), verrà consegnata lunedì 22 giugno alle ore 17.00, nel corso di un incontro aperto alla stampa, con gli interventi dello stesso Marco Petrus, del Presidente della Fondazione Triennale Claudio De Albertis e del Direttore della Fondazione Triennale Andrea Cancellato.
 
Da più di vent’anni, Petrus lavora sulla rielaborazione delle architetture cittadine, con una fortissima stilizzazione di elementi che tende a volte, nell'estrema ricerca di sintesi di linee e toni cromatici (tra cieli piatti e volutamente monocromi che incombono su una realtà depurata dal caos quotidiano), a sfiorare l'astrazione. Col tempo, il suo lavoro si è via via schematizzato dal punto di vista compositivo "raffreddandosi" in un processo di graduale e progressiva sottrazione di elementi realistici o narrativi, in favore di una sempre maggiore geometria compositiva e strutturale.

Attraverso i suoi quadri prende forma un originale affresco dell'architettura moderna e contemporanea, riletta attraverso una particolare e riconoscibilissima cifra stilistica.

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Marco Petrus (Rimini 1960), dal 2000 ha esposto a Santa Fe, a Milano, Mosca, Venezia, New York, Londra, Roma alternando a importanti gallerie internazionali prestigiosi spazi pubblici (lo Shanghai Art Museum, il Taipei Fine Arts Museum, Palazzo Reale a Milano o il Complesso del Vittoriano a Roma), continuando a concentrarsi, oltre che sul paesaggio urbano italiano, sui palazzi di Londra, Marsiglia, su quelli di New York, o di Shanghai, o delle altre grandi capitali europee ed extraeuropee.

 
  
Intervengono
Claudio de Albertis, Presidente della Fondazione Triennale
Andrea Cancellato, Direttore della Fondazione Triennale
Marco Petrus
 
Ingresso libero

18 giugno 2015

DON'T SHOOT THE PAINTER. DIPINTI DALLA UBS ART COLLECTION | A CURA DI FRANCESCO BONAMI

Comune di Milano, GAM - Galleria d’Arte Moderna di Milano e UBS presentano

DON’T SHOOT THE PAINTER. DIPINTI DALLA UBS ART COLLECTION


 17 giugno - 4 ottobre 2015


A cura di Francesco Bonami



Una grande mostra, omaggio alla pittura contemporanea, riunisce per la prima volta alla GAM di Milano, in occasione di ExpoinCittà, oltre cento tra i maggiori capolavori della UBS Art Collection di novantuno artisti internazionali, dallo sguardo fotografico di Thomas Struth all’arte neo espressionista di Jean-Michel Basquiat.


Milano, 15 giugno 2015 – E’ un omaggio alla pittura, e al suo ruolo cardine nell’arte, quello che dal 17 giugno al 4 ottobre 2015 trasformerà le sale della Galleria d’Arte Moderna di Milano in un’inedita e spettacolare Wunderkammer contemporanea con la grande mostra Don’t Shoot the Painter. Dipinti dalla UBS Art Collection, a cura di Francesco Bonami. Un’esposizione, tra i più importanti appuntamenti del calendario di ExpoinCittà, che Galleria d’Arte Moderna e Comune di Milano con UBS presentano nell’ambito della partnership triennale fra l’istituto bancario e la GAM, esempio virtuoso di collaborazione tra pubblico e privato.



In mostra, visibili per la prima volta al pubblico italiano, oltre 100 tra le maggiori opere della UBS Art Collection dagli anni ‘60 ad oggi di 91 artisti internazionali fra cui John Armleder, John Baldessari, Jean-Michel Basquiat, Max Bill, Michaël Borremans, Alice Channer, Sandro Chia, Francesco Clemente, Enzo Cucchi, Günther Förg, Gilbert & George, Katharina Grosse, Andreas Gursky, Damien Hirst, Alex Katz, Bharti Kher, Gerhard Richter, Thomas Struth, Hiroshi Sugimoto, per citare alcuni nomi. Una vera e propria esplorazione sulla pittura nella contemporaneità


BUIO REALE DI RICCARDO BAGNOLI 18 giugno / 20 settembre 2015 Casa Giulietta, Verona

BUIO REALE DI RICCARDO BAGNOLI
I volti dell’amor di corte, tra Luci e Ombre
 
18 giugno / 20 settembre 2015
Casa Giulietta, Verona

IROKO



Dal 18 giugno al 20 settembre 2015 alla Casa di Giulietta di Verona si terrà la mostra Buio Reale di Riccardo Bagnoli a cura di Roberto Mutti. Esposti circa trenta scatti del fotografo nelle sale del suggestivo palazzo medievale dove si pensa sorgesse la casa di Giulietta, eroina della tragedia di Shakespeare.

Uno sfondo completamente nero. Dal buio, emergono i volti di personaggi reali. Re, regine, cortigiane o uomini di fede. Quello che li lega è l’intensità. Dello sguardo, del sentimento. Dell’amore che portano con sé. Così Riccardo Bagnoli sceglie di portare letteralmente alla luce una corte contemporanea, che nei volti dei suoi protagonisti cela le trame di sentimenti nobili e senza tempo. Quale luogo migliore della Casa di Giulietta per accogliere questi amanti destinati all’eterna peregrinazione tra Luce e Ombra?

"STORIE IN CUCINA": il libro di CATERINA STIFFONI con fotografie di GIANNI BERENGO GARDIN



Caterina Stiffoni




STORIE IN CUCINA



Ricordi, racconti e ricette


Fotografie di Gianni Berengo Gardin


 


Formato: 16x22,4
Pagine: 152
Fotografie: 30 in bianco e nero
Prezzo: 22 Euro
 
 
“Il piacere di cucinare l’avevo già scoperto da piccola, ma raccogliere segreti e rielaborare ricette no. Un piacere che è diventato autentica passione.”
Caterina Stiffoni

Contrasto pubblica Storie in cucina, il primo libro di Caterina Stiffoni, in cui l’autrice racconta la sua passione per la cucina attraverso storie, ricette e menu. Una passione fatta di esperienza, amore e curiosità verso il cibo.

Il volume è diviso in sei parti: Le cucine dell’infanzia, In tempo di guerra, La cucina del viaggio, Nuovi sapori, Una storia, una ricetta, Le mie cucine e i miei menu.

Dalle vecchie cucine di famiglia alle ricette in tempo di guerra, dalla Parigi dei grandi chef alle medine del Marocco fino ai palazzi indiani: 40 storie, oltre 80 ricette e 10 menu raccontano la passione di Caterina Stiffoni per la cucina. Grandi cucine profumate, nonne severe e orti misteriosi fanno da cornice a ricette semplici ma irrinunciabili, legate al territorio e alla memoria, accompagnate da racconti pervasi da affetto, nostalgia e una continua, divertita curiosità. Il libro, pagina dopo pagina, prosegue come un lungo viaggio alla scoperta di nuovi sapori, dove ogni luogo diventa ancora più indimenticabile se legato a un piatto o a una ricetta speciale, magari carpita a un cuoco famoso, per poi cedere il passo alla fantasie e a piccoli racconti ispirati al cibo. Ma non solo, in questo libro c’è anche spazio per un prezioso manuale che raccoglie e suddivide le ricette in antipasti, primi piatti, secondi, contorni e dolci e propone 10 semplici e versatili menu tematici.

 © Gianni Berengo Gardin/Contrasto


Il volume è arricchito dalle fotografie in bianco e nero di Gianni Berengo Gardin, marito dell'autrice, che immortalano di volta in volta fornelli, tavole imbandite e cibo.


“Le storie raccolte in questo libro sono il risultato del mio personale percorso tra i fornelli fin dall’infanzia. Credo che la cucina sia il luogo della casa che colpisce di più la fantasia di un bambino, piena com’è di oggetti e ingredienti seducenti. Un laboratorio dove tutti i sensi vengono messi alla prova e dove il bambino può esprimere la propria creatività, specialmente se i grandi, da cui impara, gli permettono di lavorare in maniera spontanea, senza porre troppi limiti.”

Caterina Stiffoni
 
Caterina Stiffoni nasce a Venezia, dove si occupa già in giovane età di arredamento d’interni. Si trasferisce a Milano nel 1965. Apre uno studio di interior design, realizzando abitazioni e negozi a Milano e Roma. Per molti anni ha lavorato come stylist per l’industria del mobile, occupandosi di pubblicità e cataloghi, e collaborando con numerose testate (Interni, La Mia Casa, Brava Casa, Gap Casa, Casa Amica). Appassionata di cucina e abile cuoca, ha scritto per le riviste A Tavola e Artù, e ha condotto una personale ricerca sulla storia della cucina dal Medioevo al Rinascimento.

CULTURA DI STRADA: ALL'IDROSCALO (MI) ARRIVA LO STREETFOOD VILLAGE


Il 20 e il 21 giugno a Segrate (Mi) arriva il cibo di strada marchiato Streetfood
Musica, arte e naturalmente cibo. Lo Streetfood Village fa di nuovo tappa in Lombardia per All you can street, il Festival delle tradizioni di strada in collaborazione con Circolo Magnolia. Oltre 50 specialità di strada degli Artigiani del Gusto

Lo Streetfood incontra la StreetArt e la StreetMusic allIdroscalo


Crescentina nella tigella 


Lo Streetfood Tour arriva alla sua 14esima tappa. Questa volta, a ospitare lo Streetfood Village, sarà lIdroscalo di Segrate (Milano) dove dal 20 al 21 giugno è in programma il Festival dellarte, della musica e del cibo di strada. All you can street è il titolo dellevento organizzato dal Circolo Magnolia in collaborazione che ospiterà al suo interno lo Streetfood Village e in contemporanea artisti e musicisti di strada.
Una grande festa sulle rive dell'Idroscalo e per tutto il Circolo Magnolia dove il cibo di strada marchiato con la tendina, avrà di contorno musica con formazioni buskers e itineranti, marching band e corner sonori, artisti di strada, clown, giocolieri, pittori en-plein-air e tutto quello che in una grande festa in un grande parco potete immaginare.

LETTI DI NOTTE,pronti ad accendere l’estate!

#Lettidinotte
la notte del libro e della lettura in tutta Italia

La notte del 20 giugno non è una notte qualunque.
È una notte magica dove tutto può accadere intorno ai libri.
Festa della lettura diffusa e simultanea lungo tutto lo stivale, Letti di notte è ormai un fenomeno di costume.

Anche quest’anno migliaia di persone accenderanno la notte di inizio estate nelle librerie e nelle biblioteche, nelle piazze e nei parchi della loro città.
Nata nel 2012 da un’idea di una casa editrice indipendente e di una libreria indipendente, grazie alla regia di Letteratura rinnovabile, Letti di notte è diventata una grande notte a cui partecipa tutto il mondo del libro e da quest’anno anche alcuni comuni e ben 10 festival culturali.

17 giugno 2015

Zanghi e Pettena in mostra alla GAM




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GAM PALERMO
DAL 27 GIUGNO AL 7 SETTEMBRE  2015
GIANNI PETTENA/ MARC WILLIAM ZANGHI
IMMAGINARI DI UNO STARE



Inaugurazione: venerdì 26 giugno 2015, ore 18.30

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Alla Galleria d'Arte Moderna di Palermo, dal 27 giugno al 7 settembre 2015, sarà ospitato un originale dialogo tra la pittura di Marc William Zanghi, uno tra i più importanti rappresentanti della giovane arte siciliana, la cui figurazione s’inserisce sul sentiero tracciato dai protagonisti della cosiddetta “Scuola di Palermo”, e gli interventi architettonici di Gianni Pettena uno degli esponenti più accreditati dell'architettura radicale, sorta a Firenze alla fine degli anni Sessanta.

Il progetto si inserisce all’interno del ciclo di mostre realizzate nello spazio temporaneo della GAM di Palermo per valorizzare il circuito di artisti contemporanei attivi in Sicilia. Questa ulteriore tappa ha la peculiarità di creare una maggiore attenzione al confronto tra oggetto osservato e osservatore, contenuto e contenitore – che Zanghi ha da sempre sottolineato nella sua ricerca – grazie alle installazioni di Gianni Pettena che per l'occasione propone alcuni degli lavori nati nel 1968 proprio nel capoluogo siciliano.

L’esposizione, curata da Lorenzo Bruni, presenterà 30 dipinti e sculture di Marc William Zanghi posti negli spazi del museo palermitano, appositamente modificati da tre interventi di Gianni Pettena.
Il percorso espositivo scandito dalle opere di Marc William Zanghi prende avvio da sei nuove tele di grandi dimensioni, con soggetti di foreste tra l'esotico e il fantasy e continua con quattro esili sculture installative, teste in miniatura che evocano reperti archeologici, realizzate con resina poliuretanica e acrilico, e si chiude con quindici quadri appartenenti a cicli della produzione precedente, associati in un'originale riflessione sulla figura dell'antieroe. Oltre a questi, saranno esposti due lavori inediti su carta e due teche contenenti altre sculture/teste che, dialogando con gli interventi monocromi realizzati su tre pareti, stabiliscono una relazione particolare con la visita/scoperta del luogo da parte dell'osservatore.

L’itinerario di Gianni Pettena corrisponde a tre interventi spaziali volti a scardinare il normale rapporto di contenitore e contenuto su cui si fonda l'architettura occidentale. Questo è evidente con le “sedie indossabili” - utilizzate per una performance/happening nel centro urbano di Minneapolis nel 1967 - che, durante l’inaugurazione, vestiranno alcuni studenti in un'azione “surreale”. Le stesse saranno successivamente esposte, sospese al centro della sala per dare vita ad un'insolita installazione/scultorea.

L'opera APPLAUSI, una valigia portatile con la luce che si accende a intermittenza - creata per la prima volta nel 1968 per il VI Festival della Musica d'Avanguardia, tenutosi al Teatro Biondo di Palermo, quindi presentata alla VI Biennale di Berlino nel 2010 - animerà il secondo ambiente. In questo caso il lavoro, nato come sfida ironica all'allora nascente pubblico televisivo, acquista una dimensione amara rispetto all'attuale assenza di pubblico nel mondo globale digitale, dal momento che tutti gli utenti si considerano protagonisti attivi. L'installazione MILITE IGNOTO, le cui lettere saranno visualizzate tramite sagome in cartone alte due metri ciascuna, organizzeranno lo spazio di una sala della GAM in maniera unica. All’esterno del museo saranno visibili due oggetti scultorei recanti le scritte CARABINIERI e GRAZIA&GIUSTIZIA, realizzati per la prima volta a Palermo nel 1968 durante una performance che prevedeva una processione per le vie della città.

Come scrive Lorenzo Bruni nel testo contenuto nel volume che accompagna la mostra, “...Il loro coesistere in questa mostra è reso possibile dalla simile volontà dei due artisti di mettere in discussione proprio il ruolo di pittore (per Marc William Zanghi) e di architetto (per Gianni Pettena) in cui hanno scelto di iscrivere da sempre il loro vocabolario e campo di azione. Così, visitando la mostra appare evidente che per Gianni Pettena è fondamentale stabilire un confronto/scontro con il pubblico per stimolarlo a percepire in maniera differente il luogo che attraversa, più che a fornirgli una delimitazione dello spazio fisico per fini solo funzionali. Mentre, per Marc William Zanghi si tratta di un'infinita attrazione/repulsione per la superficie pittorica, che da sempre ha aggredito per renderla una dimensione magmatica e allucinatoria per mezzo del colore denso e i dei toni squillanti sul rosa”.

La mostra si inserisce nel progetto di indagine sull'arte contemporanea realizzato dalla Galleria d'Arte Modena con ArsMediterranea nell'ultimo triennio. L’esposizione è realizzata in collaborazione con la Galleria Giovanni Bonelli e si avvale del sostegno di Elenka quale main sponsor dell'evento.
Si ringraziano: Cantina Settesoli, Hotel Principe di Villafranca e Hotel Plaza Opera di Palermo, C&S congressi ed eventi.
Il catalogo, con testi di Leoluca Orlando, Andrea Cusumano, Antonella Purpura, Lorenzo Bruni, è pubblicato da Afa/Glifo Edizioni.
 
Note biografiche
 
William Marc Zanghi (Wichita, Kansas, 1972; Vive e lavora a Palermo) è noto per i suoi quadri caratterizzati da personaggi che manifestano, tramite la particolare narrazione di un paesaggio e l'uso del colore fluido e squillante, un forte valore psicologico. L'artista, al di là dell'apparente staticità delle immagini, punta sempre a rappresentare il conflitto tra desiderio di nuovo e preservazione della memoria collettiva, conflitto che va al di là del collegamento alla dimensione allucinatoria o al riferimento al caos post apocalittico. L'ultimo ciclo di opere 2014/2015 è caratterizzato da uomini e animali che si muovono come visioni in paesaggi artificiali dai colori acidi, in un istante di tempo dilatato che è espressione della vita stessa. Principali mostre personali: Strade perdute, a cura di Lorenzo Bruni, Artabled, Palermo (2013); Matteo Bergamasco | William Marc Zanghi, Villa Manin, Passariano di Codroipo, Udine,(2012); Bring there, Bianca ArteContemporanea, Palermo (2011); Glue, Mito Contemporary Art Gallery, Barcellona (2011); Principali collettive: Il volo della Fenice, Palazzo Panichi, Pietrasanta, Lucca (2014); Come una bestia feroce, a cura di A. Bruciati, D. Capra, F. Mazzonelli, A. Zanchetta, BonelliLAB, Canneto sull’Oglio, Mantova; L’esperienza inganna, l’apparenza insegna, a cura di Alessandro Romanini, Villa Bottini, Lucca; Die Grosse NRW, Kunstpalast, Düsseldorf, Germania; XXS, Galleria Pasaža, Lubiana, Slovenia (2012); 54. Esposizione Internazionale d’Arte, Padiglione Italia sezione Accademie, a cura di Vittorio Sgarbi, Biennale di Venezia (2011); T.R.I.P. to Heaven, a cura di Maria Chiara Valacchi, Istituto degli Innocenti, Firenze (2010)

Gianni Pettena (Bolzano, 1940; vive e lavora a Firenze) è tra i fondatori, alla fine degli anni '60, del movimento “architettura radicale” a Firenze insieme a Superstudio, Archizoom e UFO. Nel 1972 realizza la sua prima mostra personale alla John Weber Gallery a New York. Negli anni successivi si dedica sia all'attività di artista, che a quella accademica, la quale lo porterà ad insegnare per un lungo periodo negli anni Settanta nelle Università americane, dove incontrerà i protagonisti della Land Art, della musica sperimentale e dei movimenti studenteschi. I linguaggi sulla ricerca ‘spaziale’ dell’arte e della conceptual art sono da lui adottati e condotti in territori inusuali, soprattutto per la dimensione performativa dominata dalla casualità dell'esperienza diretta. Il suo lavoro è stato presentato in musei e istituzioni come la Biennale di Venezia, il Mori Museum di Tokyo, il PAC di Milano, il Barbican Center di Londra, il Gamec di Bergamo, i centri Pompidou di Parigi e Metz, la Biennale di Berlino, il Padiglione Italia all’Expo 2010 di Shangai; UMOCA Salt Lake City (2013), FRAC Lorraine Metz (2014), e al Los Angeles Comtemporary Exibitions. Principali mostre personali: Radical Tools- Gianni Pettena, performance, Base Spazio per l’arte, Firenze (2014) Architecture ondoyante, installazione, Frac Lorraine, Metz (2014); Gianni Pettena. Forgiven by Nature, UMoCA, Salt Lake City (2013); Gianni Pettena. Vers une rétrospective, Galleria Mercier & Associés, Parigi (2011); Gianni Pettena. Acquisizioni per la collezione del museo, Centro per l’arte contemporanea Luigi Pecci, Prato (2010). Principali mostre collettive: Les Turbulences. Relief(s) – Designing the Horizon, Frac Centre, Orléans; Soleil politique. Il museo tra luce e ombra, MUSEION, Bolzano (2015); Lo spettatore emancipato, a cura di Angela Madesani, Galleria Giovanni Bonelli, MilanoBeyond environment, LACE (Los Angeles Contemporary Exhibitions), Los Angeles; Le statue calde, Museo Marino Marini, Firenze(2014); Paint it Black, Le Plateau, Frac Ile-de-France, Parigi (2013); Véhicules rȇvés, Frac Centre, Orléans, Vienna e dintorni. Abraham/Hollein/Peintner/Pettena/Pichler/Sottsass, Galleria Giovanni Bonelli, Milano, (2012).
 

 
GIANNI PETTENA / MARC WILLIAM ZANGHI. IMMAGINARI DI UNO STARE
Palermo, GALLERIA D'ARTE MODERNA (via sant'Anna, 21)
27 giugno - 7 settembre 2015
 
Inaugurazione: venerdì 26 giugno 2015, ore 18.30
 
Orari: martedì-domenica, 9.30 - 18.30 (la biglietteria chiude alle ore17.30); lunedì chiuso;
 
Biglietti mostra: intero € 6,00; ridotto € 4,00;
Biglietto cumulativo mostra + museo: € 9,00
Informazioni: tel. 091.8431605
Catalogo: Afa/Glifo Edizioni (96 pp, euro 15); testi di Leoluca Orlando, Andrea Cusumano, Antonella Purpura, Lorenzo Bruni
Progetto: Ars Mediterranea, Galleria Giovanni Bonelli
 
Patrocini istituzionali: Città di Palermo, Assessorato alla Cultura Città di Palermo, Galleria d'Arte Moderna di Palermo, Distretto Culturale di Palermo

Dal 20 giugno apre il Grande Bo



Da sabato 20 giugno aperto alle visite l’intero complesso del Bo,
storica sede dell’Università di Padova.


Eccezionalmente visitabili gli spazi novecenteschi, con i loro
capolavori di arte, architettura e design.


Dal 20 giugno, l’intero complesso monumentale del Bo, storica sede dell’Università di Padova, sarà aperto alle visite. Sarà così anche domenica 21 giugno e, di seguito, ogni fine settimana.


L’apertura della parte novecentesca sarà infatti possibile solo nei fine settimana, ovvero tutti i sabati e le domeniche, dato che nel percorso di visita sono compresi uffici, aule e sale che nei giorni lavorativi continuano ad ospitare la consueta attività didattica e gestionale dell’Ateneo.


Le visite saranno guidate e avranno una durata di un’ora e 15 minuti. Ogni turno di visita prevede la partecipazione massima di 40 persone. Le lingue utilizzate sono l'italiano e una lingua straniera (scelta dalla guida di turno in base alla maggioranza dei turisti presenti).
Gli orari di partenza delle visite sono stati fissati, le mattine, alle 10 e alle 11.30, nei pomeriggi, alle 14.45 e alle 16.15. Le visite sono sospese nei HYPERLINK "http://www.unipd.it/scadenze-calendario-accademico"giorni di chiusura dell’Ateneo.


È possibile riservare ai gruppi (minimo 10 persone) il primo turno di visita della mattina e del pomeriggio (ore 10.00 e ore 14.45). La biglietteria apre 15 minuti prima dell'inizio del turno di visita presso la biglietteria nel Cortile Nuovo di Palazzo Bo (atrio del bar). L’ingresso per le visite avviene dal portone su via San Francesco.


Il costo del biglietto di ingresso (comprensivo di visita guidata) è di 8 euro che scende a 5 euro per i gruppi, a 4 per gli studenti sino a 26 anni, a 2 per studenti e dipendenti dell’Ateneo padovani. E’ infine previsto un biglietto famiglia (2 adulti e sino a 3 figli entro i 18 anni) al costo di 20 euro. Ulteriori informazioni e dettagli del percorso di visita su www.unipd.it cercando “visita Grande Bo”.


“Nella percezione del turista, ma anche del padovano, il Bo è solo quello “storico”, ovvero il comparto più antico del Palazzo concentrato intorno al Cortile Antico - afferma il Rettore professor Giuseppe Zaccaria.

Non molti percepiscono innanzitutto che anche la parte “storica” è in realtà solo parzialmente “originale” avendo subito diversi interventi che l’hanno fortemente modificata. A partire dalla stessa facciata che solo dagli anni ’40 del ‘900 ha visto l’apertura del porticato e lo spostamento del portale originario.

Così come non è affatto comune l’idea che il “nuovo Bo” sia, ormai, esso stesso, sede storica e non meno importante del Bo “antico”, sia in termini di architettura che di contenuto artistico.
Certo pesa il marchio dell’epoca in cui il nuovo Bo è stato pensato e realizzato, il Ventennio Fascista. Oggi, al di là del giudizio ideologico, si ammirae ciò che la volontà del Rettore Carlo Anti, unita alla creatività di Gio Ponti, ci ha lasciato. Qui e al Liviano si concentrano pagine fondamentali della storia dell’arte, del design e dell’architettura italiana della prima metà del Novecento, pagine sconosciute ai più che riteniamo doveroso svelare alla città e a chi visita Padova.”

Il nuovo percorso di visita ha inizio dal rinascimentale Cortile Antico, progettato alla metà del Cinquecento dall’architetto Andrea Moroni, impreziosito da migliaia di stemmi di rettori, consiglieri e studenti. Reso omaggio all’effigie di Elena Lucrezia Cornaro Piscopia, prima donna laureata al mondo, si salirà al Teatro Anatomico, uno dei tesori dell’Ateneo. Questo teatro ligneo, voluto da Fabrici d’Acquapendente (1594), è il primo al mondo ed è stato il modello per decine di altre strutture simili create per le osservazioni delle dissezioni anatomiche negli atenei di tutta Europa. Si passerà poi alla Sala dei Quaranta, celebre per le altrettante effigi dipinte di studenti stranieri dell’Ateneo che, tornati in patria, sono diventati personalità di primissimo piano. Doveroso, qui, l’omaggio alla Cattedra di Galileo Galilei, reliquia dei fondamentali anni padovani dello scienziato. Tappa successiva è la grandiosa Aula Magna, in origine sala da pranzo del grande albergo del Bo, acquisito alla fine del Quattrocento dall’Università, che, ricordiamo, risale al 1222 ed è stata la seconda fondata in Italia. E’ del 1856 la trasformazione di questo ambiente in Aula Magna e da allora qui è passata la storia: mitica la conferenza qui tenuta da Albert Einstein nel 1921.
Dalla grande sala successiva, chiamata Basilica per la presenza delle colonne in cemento rivestito di stucco rosso, si entra nel Bo Novecentesco. Sede nel corso del Settecento del laboratorio di fisica, la sala venne trasformata da Gio Ponti e dal pittore Pino Casarini in un luogo di memoria storica e di assoluto fascino visivo. Una occhiata, ma solo dalla porta spalancata, all’Archivio Antico ed in particolare alle librerie, provenienti dalla biblioteca dell’Abbazia benedettina di Santa Giustina. 
Il percorso continua negli spazi del Rettorato, finora non aperti alle visite. Qui, sala dopo sala, si evidenzia il genio creativo di Gio Ponti: tutto è suo, dai disegni dei pavimenti marmorei, ai colori delle pareti, ai mobili, lampadari e ogni genere di arredo, posaceneri e maniglie comprese. Tutto questo complesso è stato conservato senza stravolgimenti, offrendoci oggi una testimonianza unitaria e perfetta di design italiano ai massimi livelli. Così nel Circolo dei Professori, con la Sala di Lettura, la Sala da Pranzo, la Sala del Caminetto e persino nella cucina.
Ponti e il Rettore Carlo Anti chiamarono a lavorare al nuovo Bo artisti di fama, secondo un progetto perfettamente coerente. Nel percorso troviamo tra gli altri Gino Severini, Achille Funi, Ferruccio Ferrazzi, Pino Casarini, Arturo Martini, Carlo Scarpa, Filippo De Pisis, Paolo De Poli, Antonio Fasan. Seguendo il medesimo programma, altri artisti, come ad esempio Massimo Campigli, vennero impiegati ad affrescare altre sedi dell’Ateneo, sempre in questi anni di grande rinnovamento.
Persino lo Studio del Rettore, anch’esso arredato da Gio Ponti, sarà offerto ad uno sguardo del visitatore. Ovviamente uno sguardo dalla porta, visto che l’accesso all’interno non è compatibile con la funzione del luogo.
Non mancheranno di stupire la Sala di Giurisprudenza e la Sala di Medicina, sia per i loro decori (entrambi sono ambienti antichi “rivisitati” negli anni del rinnovo del Bo), sia per il contenuto. Destano curiosità, ad esempio, nella Sala di Medicina, sia il grande affresco di Achille Funi, sia la lunga vetrina dove sono esposti i crani di docenti che hanno offerto il loro corpo per le dissezioni anatomiche. Dall’Atrio degli Eroi si potrà ammirare la Scala del Sapere, denominazione quanto mai appropriata, con il grande affresco di Gio Ponti e ai suoi piedi il Palinuro di Arturo Martini, per passare poi nel Cortile Nuovo progettato da Ettore Fagiuoli. Qui è necessario soffermarsi davanti al grande rilievo di Attilio Selva ma anche alla stele di Gio Pomodoro e alla installazione di Jannis Kounellis, testimonianze di una passione per l’arte che non si è affatto conclusa negli anni Trenta.
Ma è il connubio tra scienza, vicende umane, grande storia, arte, architettura e vita quotidiana, a dare un fascino unico a questa visita che, in una sola ora, conduce attraverso otto secoli di vita di un Ateneo che è stato e continua ad essere una delle eccellenze del nostro Paese.

Info www.unipd.it
Servizio Cerimoniale e manifestazioni
tel. 049 8273047
visiteguidate.bo@unipd.


16 giugno 2015

Luigi Accattoli presenta la nuova Enciclica di papa Francesco

Luigi Accattoli
presenta

LAUDATO SI’
Lettera Enciclica di Papa Francesco sulla cura della casa comune

Martedì 23 giugno 2015 - ore 18.30
Libreria Paoline Multimedia - Via del Mascherino, 94 – ROMA


Pochi giorni dopo la pubblicazione della nuova, attesissima Enciclica di papa Francesco sulla custodia del Creato, il giornalista, scrittore e vaticanista Luigi Accattoli ne traccerà un primo commento “a caldo”. A moderare l’incontro, la giornalista di TV2000 Elisa Storace

CINEMA | Torna Concorto, festival dei cortometraggi | 22-29 agosto, a Piacenza e Pontenure




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Pontenure (PC), Parco Raggio – Piacenza, Palazzo Ex Enel
Dal 22 al 29 agosto

CONCORTO FILM FESTIVAL 2015
IN DUEMILA A CACCIA DELL’ASINO D’ORO



Torna con la sua 14esima edizione, tra Piacenza e la vicina Pontenure, una tra le più importanti rassegne italiane dedicate al cortometraggio: il CONCORTO FILM FESTIVAL. Duemila i film proposti da oltre settanta nazioni, un centinaio quelli ammessi a sfidarsi per l’ambito “Asino d’Oro”. A cui hanno concorso, in passato, anche Werner Herzog, Denis Villeneuve e il premio Oscar Shawn Christensen

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Si avvicina la quattordicesima edizione del Concorto Film Festival, tra le rassegne dedicate al cortometraggio più apprezzate d’Italia, in scena dal 22 al 29 agosto. Nella tradizionale cornice di Parco Raggio a Pontenure (Piacenza) e, per la prima volta, anche nella stessa Piacenza: con il cartellone di incontri con i registi e i protagonisti del festival ospitato nel Palazzo Ex Enel e la serata conclusiva, con proclamazione dei vincitori, nella cornice di Palazzo Farnese.

"ALTRE AMERICHE": ORA DISPONIBILE IN ITALIA IL PRIMO LIBRO DI SALGADO


Sebastião Salgado

 ALTRE AMERICHE

Progetto e realizzazione

 Lélia Wanick Salgado


 
24x29,9 cm
128 pagine
cartonato con sovraccoperta
48 foto in bianco e nero
35 Euro
Traduzione dallo spagnolo all’italiano: Guia Boni
Traduzione dal francesce all’italiano: Teresa Albanese


"Le fotografie di Salgado catturano di volta in volta la luce e l’oscurità del cielo e dell’esistenza, la tenerezza e il sentimento che coesistono con la durezza e la crudeltà. Salgado è andato a cercare un angolo dimenticato delle Americhe, erigendolo a prisma attraverso il quale può essere osservato il continente nel suo complesso. […] Salgado è il creatore di un archivio, il custode di un mondo, di cui celebra l’isolamento. Così facendo, mira a suscitare emozioni problematiche e contraddittorie. E anche in questo caso, ci riesce in pieno."

Alan Riding


"Non mi meraviglia che Sebastião sia diventato un grande fotografo e rimasto un militante, un militante pacifico passato dall’altra parte dello specchio per cambiare il corso delle cose, rendere il mondo più bello e restituire dignità a coloro che lo abitano."
Claude Nori

Contrasto pubblica per la prima volta in Italia Altre Americhe, il leggendario primo libro di Sebastião Salgado.

Punto di riferimento per la fotografia di documentazione, l’edizione italiana di Altre Americhe contiene i testi originali di Claude Nori, che racconta la genesi del libro, Sebastião Salgado, Gonzalo Torrente Ballester, e l’introduzione di Alan Riding all’edizione americana.


 

© Sebastião Salgado/Amazonas Images/Contrasto
 

Pubblicato per la prima volta nel 1986 dall’editore Contrejour con il titolo Atres Ameriques, il volume raccoglie una serie di fotografie frutto dei numerosi viaggi compiuti da Salgado in America Latina, tra il 1977 e il 1984: un corpus di immagini racconta con grande forza evocativa la persistenza delle culture contadine e indiane in quelle terre. L’intensità delle fotografie in bianco e nero, la loro potenza plastica, l’impaginazione pensata da Lélia Wanick Salado con la maggior parte delle immagini in doppia pagina, decretarono il successo del progetto. Il libro ha ricevuto il Premier Livre Photo, ed è stato un grande avvenimento editoriale.

"Quando ho cominciato questo lavoro, nel 1977, […] il mio unico desiderio era ritornare a casa mia, in quella amata America Latina […]. Armato di tutto un arsenale di chimere, decisi di tuffarmi nel cuore di quell’universo irreale, di queste Americhe latine così misteriose, sofferenti, eroiche e piene di nobiltà. Questo lavoro durò sette anni, o piuttosto sette secoli, per me, perché tornavo indietro nel tempo."

 
Sebastião Salgado

Sebastião Salgado, dopo studi di Economia, comincia la sua carriera come fotografo professionista nel 1973 a Parigi, lavorando con le agenzie fotografiche Sygma, Gamma e Magnum Photos fino a quando, nel 1994, insieme a Lélia Wanick Salgado, ha fondato Amazonas images, un’agenzia creata esclusivamente per il suo lavoro. Ha viaggiato in oltre 100 paesi per realizzare i suoi progetti fotografici. Molti di questi, oltre ad apparire in diverse pubblicazioni sulle riviste internazionali, sono stati raccolti in libri come Other Americas (1986), Sahel: l’homme en détresse (1986), Sahel: el fin del camino (1988), La Mano dell’uomo (1993), Terra (1997), In cammino e Ritratti (2000), Africa (2007). Le mostre itineranti del suo lavoro continuano ad essere presentate in tutto il mondo. Sebastião Salgado ha ricevuto diversi, prestigiosi premi fotografici come tributo per le sue realizzazioni. Inoltre, è stato nominato Goodwill Ambassador dell’UNICEF e membro onorario dell’Accademia di Arti e Scienze degli USA. Nel 2004, Sebastião Salgado ha cominciato il suo lavoro Genesi che ha presentato attraverso numerose mostre in tutto il mondo. Il gruppo di immagini è concepito come un potenziale cammino per la riscoperta della vera identità umana nella natura. Insieme, Lélia e Sebastião hanno lavorato fin dai primi anni Novanta al ripristino di una parte della fascia atlantica forestale del Brasile. Nel 1998 sono riusciti a trasformare questo territorio in una riserva naturale hanno creato l’Instituto Terra. Contrasto ha recentemente pubblicato la sua autobiografia, Dalla mia terra alla terra (2014) e Profumo di sogno. Viaggio nel mondo del caffè (2015). Sebastião Salgado oggi vive a Parigi.