12 dicembre 2014
Concerto dell'Orchestra Sinfonica del Conservatorio "Tartini" di Trieste (venerdì 12 dicembre)
TEATRO COMUNALE DI MONFALCONE
Concerto dell’Orchestra Sinfonica del
Conservatorio “Tartini” di Trieste
(venerdì 12 dicembre)
L'Assessorato alla Cultura del Comune
di Monfalcone e il Conservatorio "Giuseppe Tartini" di Trieste presentano,
venerdì 12 dicembre alle ore 18.00, presso il Teatro Comunale di
Monfalcone, il concerto dell'Orchestra Sinfonica degli Studenti del
Conservatorio "Tartini", diretta per l'occasione dal M° Antonino Fogliani. Ad
affiancare l'imponente Orchestra di circa 60 elementi, al pianoforte, il giovane
e talentuoso Nicola Losito.
Ad aprire la serata è il Concerto n° 5 in mi bemolle maggiore op. 73 "Imperatore" per pianoforte e orchestra di Beethoven; nel segno di Leonard Bernstein, invece, la seconda parte della serata, con l’esecuzione, dal celeberrimo West Side Story, di Symphonic Dances.
L'ingresso è libero.
Ad aprire la serata è il Concerto n° 5 in mi bemolle maggiore op. 73 "Imperatore" per pianoforte e orchestra di Beethoven; nel segno di Leonard Bernstein, invece, la seconda parte della serata, con l’esecuzione, dal celeberrimo West Side Story, di Symphonic Dances.
L'ingresso è libero.
11 dicembre 2014
NASCE A SAVONA IL MUSEO DELLA CERAMICA GRAZIE ALLA FONDAZIONE A. DE MARI E AL COMUNE DI SAVONA | INAUGURAZIONE MARTEDÌ 16 DICEMBRE 2014 | INGRESSO GRATUITO FINO AL 6 GENNAIO 2015
Grazie all’impegno e
alla collaborazione tra Fondazione A. De Mari e Comune di Savona
NASCE A SAVONA IL
MUSEO DELLA CERAMICA
nello storico edificio
quattrocentesco del Monte di Pietà, aperto per la prima volta al pubblico dopo
i restauri ed ora collegato all’attigua Pinacoteca Civica, a creare un grande
polo museale nel centro storico cittadino
Inaugurazione:
martedì 16 dicembre ore 17.00
Ingresso gratuito
fino al 6 gennaio 2015
Savona ha un nuovo gioiello
d’arte e cultura nel cuore del suo centro storico: è il Museo della Ceramica,
la cui realizzazione è stata fortemente attesa ed è oggi arrivata a compimento
grazie all’impegno e alla stretta collaborazione che ha visto la Fondazione A.
De Mari e il Comune di Savona operare fianco a fianco nella creazione di un
polo museale senza precedenti dedicato alla ceramica ligure, in particolare
savonese e albisolese, con un migliaio di opere di grande valore
artistico, dal XV secolo al
contemporaneo, accuratamente selezionate dalle curatrici Cecilia Chilosi ed
Eliana Mattiauda.
Sede del Museo è il magnifico
edificio quattrocentesco del Monte di Pietà - di proprietà della Fondazione A.
De Mari - fondato nel 1479 dal Papa savonese Sisto IV e restaurato dalla stessa
per l’occasione, con un intervento progettuale mirato da un lato a conservare e
valorizzare le parti storiche preesistenti e, dall’altro, a favorirne una nuova
fruibilità pubblica. Nella rinnovata veste di Museo della Ceramica, gli spazi
restaurati e allestiti su quattro piani vengono riaperti per la prima volta al
pubblico e collegati direttamente, con questo intervento, all’adiacente
Pinacoteca Civica di Savona - ospitata nell’edificio di Palazzo Gavotti di
proprietà del Comune - con i suoi straordinari dipinti antichi, prima fra tutte
la Crocifissione di Donato de' Bardi, un unicum nel panorama dell'arte
rinascimentale, e opere di celebri artisti contemporanei presenti nella
collezione della Fondazione Museo di Arte Contemporanea Milena Milani in
Memoria di Carlo Cardazzo, fra cui Picasso, Fontana, De Chirico, Magritte e
Mirò.
L'unione delle due realtà museali
offre così l’opportunità di dotare la città di un forte polo di attrazione, il
Museo d'Arte di Palazzo Gavotti, formato da straordinarie collezioni d’arte, a
creare un itinerario culturale e artistico unico, di rilievo internazionale, in
stretto collegamento con le chiese e i palazzi del centro storico cittadino.
Non a caso, il Museo della
Ceramica nasce proprio a Savona. Forte infatti di una tradizione che ha visto
la produzione ceramista caratterizzare per oltre sei secoli l’arte, la storia e
la cultura del savonese, il Museo rappresenta sin dalle sue premesse
l’espressione di un intero territorio e dell’eccellenza che l’ha reso
apprezzato in tutto il mondo. Un connubio – quello tra capacità artistica e
manifattura produttiva – che, a partire dai secoli scorsi fino ai nostri
giorni, ha reso possibili importanti collaborazioni con pittori e scultori
locali e internazionali nell’utilizzo della materia ceramica quale mezzo espressivo
di grande potenziale e valore artistico.
Un patrimonio valorizzato grazie
alla collaborazione tra la Fondazione A. De Mari e il Comune di Savona, che
hanno saputo unire con grande attenzione e lungimiranza competenze
professionali e risorse economiche, collocando il Museo della Ceramica nel più
ampio circuito dei Civici Musei di Savona (MUSA), con l’obiettivo di creare e
amplificare il polo museale cittadino e le sue straordinarie collezioni
invidiabili a livello internazionale.
“Aver realizzato un progetto così
rilevante per la nostra comunità e il territorio è per noi motivo di grande
orgoglio e soddisfazione”- ha commentato Roberto Romani, Presidente della
Fondazione “A. De Mari” – “Riteniamo che aver dato al nostro edificio del Monte
di Pietà la destinazione di sede del Museo della Ceramica debba considerarsi la
naturale evoluzione di un palazzo che rappresenta un capitolo fondamentale
della storia savonese e che diventerà così luogo di conoscenza e
rappresentazione del vissuto economico e culturale del nostro territorio”.
“La nascita del Museo della
Ceramica e la creazione, con esso, di un nuovo polo culturale della ceramica
savonese rappresentano un'importante opportunità per la città – dichiara
Federico Berruti, Sindaco di Savona – per favorire lo sviluppo turistico e
culturale del territorio. A partire dalla realizzazione di un centro espositivo
di questa portata, l'obiettivo è quello di far sì che la nostra città e le sue
storiche peculiarità artistiche possano trovare un ruolo preminente nell'ambito
della ceramica italiana”.
Il Percorso espositivo e le
collezioni
Nel Museo trovano spazio le
raccolte di proprietà della Pinacoteca Civica - l'antica vaseria dell'Ospedale
San Paolo, la prestigiosa donazione del Principe Boncompagni Ludovisi e i pezzi
donati o in deposito alla Pinacoteca a partire dal 2011 (raccolte Folco e
Figliolia) – a cui si aggiungono le
ceramiche acquistate nel tempo dalla Fondazione A. De Mari, come il corredo
della farmacia Cavanna, la collezione Bixio e importanti opere tratte dalle
edizioni della Biennale della Ceramica, realizzate da noti artisti e designer
contemporanei fra cui Michelangelo Pistoletto, Adrian Paci, Yona Friedman,
Alberto Garutti, Ugo La Pietra, Alessandro Mendini, Andrea Branzi, Pekka Harni
e Franco Raggi.
La visita al Museo della Ceramica
inizia in piazza Chabrol, all’ingresso della Pinacoteca Civica e termina nel
Palazzo del Monte di Pietà, con lo scalone aperto su via Aonzo, in prossimità
del Complesso Monumentale della Cattedrale. Il percorso si articola su quattro
livelli ed è organizzato per singole raccolte, cui si alternano sezioni
ordinate secondo una disposizione cronologica e tipologica.
Completano la visita gli
strumenti multimediali, realizzati da “Mizar per la divulgazione scientifica”,
di Paco Lanciano, tra cui emerge la quadrisfera, una struttura che permette di
assistere a una suggestiva narrazione della storia e degli sviluppi della
ceramica ligure. Una vetrina interattiva multimediale dà invece vita a racconti
che ci introducono ai diversi segreti della lavorazione della ceramica.
L’intervento di restauro e
architettonico
Autori del progetto di restauro
sono stati Armellino & Poggio Architetti Associati, lo Studio di
Architettura Fallucca e l’Architetto Marco Ricchebono, chiamati dalla
Fondazione A. De Mari alla ridefinizione degli spazi individuati per ospitare
il nuovo museo sia dal punto di vista strutturale sia allestitivo. L’ubicazione
del museo all'interno del quattrocentesco Palazzo del Monte di Pietà ha infatti
reso necessaria l’adozione di soluzioni architettoniche indirizzate in primis
alla conservazione e al recupero delle parti originarie dell'edificio, con
l’inserimento di nuovi elementi architettonici contemporanei con suggestive
strutture in vetro e acciaio per valorizzare in maniera adeguata e allo stesso
tempo scenografica gli oltre mille pezzi in esposizione.
Photo credit Fulvio Rosso.
FUOCO NERO: MATERIA E STRUTTURA ATTORNO E DOPO BURRI
21 dicembre 2014 – 29 marzo 2015
inaugurazione sabato 20 dicembre 2014 ore 18.30
Salone delle Scuderie, Palazzo della Pilotta Piazzale Bodoni 1, Parma
inaugurazione sabato 20 dicembre 2014 ore 18.30
Salone delle Scuderie, Palazzo della Pilotta Piazzale Bodoni 1, Parma
Il giorno sabato 20 dicembre a Parma, al Salone delle Scuderie in Pilotta alle ore 18,30 si inaugurerà la mostra: Fuoco nero: materia e struttura attorno e dopo Burri. Prima di tutto spieghiamo il titolo: “Fuoco nero” perché si mette a confronto la ben nota sequenza di Aurelio Amendola che fotografa Burri mentre crea una Plastica col fuoco con il grande Cellotex di Alberto Burri, appunto nero, punto di partenza della mostra.
Lo CSAC dell’Università di Parma ha ricevuto in dono, circa 40 anni fa, un importante Cellotex (1975) di Alberto Burri. Attorno a questa opera, in occasione anche dell’approssimarsi del centenario della nascita dell’artista (1915-1995), si è pensato di chiedere, negli ultimi due anni, a significativi pittori, scultori, fotografi, giovani e meno giovani, almeno un’opera che essi pensassero comunque collegata o riferibile alla ricerca di Alberto Burri. L’idea era anche quella di chiedersi, oggi, che cosa è vivo, che cosa resta, nella memoria dell’arte, del grande creatore scomparso. A questo invito hanno risposto generosamente, e con importanti opere, in molti. Fra essi ricordo:
Bruno Ceccobelli e Nunzio, Mimmo Paladino e Luca Pignatelli, Marcello Jori e Alberto Ghinzani, Pino Pinelli e Giuseppe Maraniello, Giuseppe Spagnulo e Emilio Isgrò, Attilio Forgioli e Mario Raciti, Medhat Shafik e Franco Guerzoni, Luiso Sturla e Renato Boero, Raimondo Sirotti e Davide Benati, Concetto Pozzati e Enzo Esposito, Gianluigi Colin e William Xerra. Agli artisti è stato anche chiesto di illustrare le ragioni per cui l’opera donata si collegava alla ricerca di Burri; anche queste loro parole appaiono un contributo storico significativo.
Si disegnava dunque un panorama certo stimolante del dialogo degli artisti di oggi col pittore di Città di Castello, ma si apriva anche un problema: come raccontare il rapporto con Burri di molti artisti dagli anni ’50 in poi, come ricostruire il tessuto del dibattito in anni cruciali.
Prendendo spunto dalla componente strutturale che sempre articola, fin dagli anni ’40, l’opera di Burri, si sono dunque individuatidue percorsi in qualche modo sempre collegati e comunicanti, quello della ricerca sulla materia e quello della articolazione delle strutture. Per mettere in evidenza questa vicenda si è dunque attinto alle raccolte dello CSAC puntando, ad esempio, su alcune figure del Gruppo Origine (1950-1951), con opere di Colla, Ballocco, Guerrini, e ancora del Gruppo 1 con Biggi.Era inoltre necessario provare a restituire, almeno per cenni, le esperienze dei due centri principali della ricerca di quegli anni, da una parte Roma con, ad esempio, Gastone Novelli e Toti Scialoja che dialogano con Cy Twombly e con l’Abstract Expressionismamericano, e, a Milano, Lucio Fontana.
Si è quindi ritenuto indispensabile ricostruire, almeno per poli, dalla Lombardia a Napoli, dalla Liguria all’Emilia, le proposte di alcuni dei molti protagonisti della ricerca sulla materia, ed ecco quindi, fra le altre, le opere di Tavernari e Spinosa, di Pierluca eMorlotti, di Mandelli e Bendini, di Arnaldo Pomodoro e Zauli, di Mattioli e Padova, di Zoni, di Lavagnino e Ruggeri, di Olivierie Vago, di Guenzi e Carrino, di Ferrari, Repetto, Chighine.
Distinto da questo filone di ricerca nel quale prevale il peso, la lunga durata della materia e che la critica ha definito prevalentemente come “informale”, si pone un altro modello, quello della indagine sulla struttura, un percorso che in mostra si individua attraverso opere di Perilli, Pardi, Garau, Toti Scialoja.
Era inoltre importante provare a definire, sia pure solo per cenni, il significato dell’opera di Burri fuori dei confini, così ecco la presenza in mostra di un pezzo di Joe Tilson e, a contrappunto, un grande collage di Louise Nevelson legato alla ricerca americana degli anni ’50, a cui si sono aggiunti un gruppo di collage della statunitense Nancy Martin attenta al filone astratto dopo Josef Albers.
Prendendo spunto dalla componente strutturale che sempre articola, fin dagli anni ’40, l’opera di Burri, si sono dunque individuatidue percorsi in qualche modo sempre collegati e comunicanti, quello della ricerca sulla materia e quello della articolazione delle strutture. Per mettere in evidenza questa vicenda si è dunque attinto alle raccolte dello CSAC puntando, ad esempio, su alcune figure del Gruppo Origine (1950-1951), con opere di Colla, Ballocco, Guerrini, e ancora del Gruppo 1 con Biggi.Era inoltre necessario provare a restituire, almeno per cenni, le esperienze dei due centri principali della ricerca di quegli anni, da una parte Roma con, ad esempio, Gastone Novelli e Toti Scialoja che dialogano con Cy Twombly e con l’Abstract Expressionismamericano, e, a Milano, Lucio Fontana.
Si è quindi ritenuto indispensabile ricostruire, almeno per poli, dalla Lombardia a Napoli, dalla Liguria all’Emilia, le proposte di alcuni dei molti protagonisti della ricerca sulla materia, ed ecco quindi, fra le altre, le opere di Tavernari e Spinosa, di Pierluca eMorlotti, di Mandelli e Bendini, di Arnaldo Pomodoro e Zauli, di Mattioli e Padova, di Zoni, di Lavagnino e Ruggeri, di Olivierie Vago, di Guenzi e Carrino, di Ferrari, Repetto, Chighine.
Distinto da questo filone di ricerca nel quale prevale il peso, la lunga durata della materia e che la critica ha definito prevalentemente come “informale”, si pone un altro modello, quello della indagine sulla struttura, un percorso che in mostra si individua attraverso opere di Perilli, Pardi, Garau, Toti Scialoja.
Era inoltre importante provare a definire, sia pure solo per cenni, il significato dell’opera di Burri fuori dei confini, così ecco la presenza in mostra di un pezzo di Joe Tilson e, a contrappunto, un grande collage di Louise Nevelson legato alla ricerca americana degli anni ’50, a cui si sono aggiunti un gruppo di collage della statunitense Nancy Martin attenta al filone astratto dopo Josef Albers.
In mostra la fotografia avrà una parte significativa. Prima di tutto con le immagini di Aurelio Amendola che hanno suggerito il titolo della mostra: quelle di Burri che crea col fuoco una Plastica a confronto col “nero” del Cellotex dello CSAC. Di Nino Migliori ecco un gruppo di pirogrammi degli anni ’50 di recente ristampati; di Mimmo Jodice un importante “muro”; di Giovanni Chiaramonte una ricerca degli anni ’70 su una casa distrutta; di Mario Cresci una sequenza sulle rocciose spiagge di Sicilia. A queste opere si aggiungono due ricerche diverse, legata al filone concettuale quella di Brigitte Niedermair, attenta alla lingua dell’astrazione quella di Gianni Pezzani.
Alla generosità degli artisti, o dei loro eredi, e si pensi alle opere di Domenico Spinosa, si sono ora aggiunte le donazioni di due sensibili galleristi: si deve a Matteo Lorenzelli quella della scultura di Pierluca e del torso ligneo di Tavernari, e a Giorgio Marconi quella del collage di Louise Nevelson e della grafica di Antoni Tàpies.
La mostra, curata da Arturo Carlo Quintavalle, proporrà oltre settanta dipinti e altrettante fotografie e ancora un gruppo di opere grafiche per un totale di 172 pezzi tutti riprodotti in un ampio catalogo che verrà edito da Skira.
La esposizione resterà aperta dal 21 dicembre 2014 al 29 marzo 2015.Orari: tutti i giorni dalle 10 alle 18. Chiuso lunedìIngresso gratuito
Libri: Cervelli che contano: incontro con Giorgio Vallortigara e Nicla Panciera
Quali sono le basi neurobiologiche
della nostra conoscenza del numero? Sottostanti le capacità matematiche
simboliche e discrete che si sono sviluppate in alcune società umane, giacciono,
incarnate nell'attività dei sistemi nervosi, le radici non-simboliche della
rappresentazione della numerosità. Basate sulla stima della quantità e sul
continuo, esse sono osservabili anche nelle creature prive di linguaggio
simbolico, i bambini più piccoli e gli animali.
Incontro con gli autori
Giovedì 18 dicembre, ore 18.30
Palazzo delle esposizioni, Sala Cinema
Scalinata di via Milano 9a - Roma
Ingresso libero fino ad esaurimento posti
Giovedì 18 dicembre, ore 18.30
Palazzo delle esposizioni, Sala Cinema
Scalinata di via Milano 9a - Roma
Ingresso libero fino ad esaurimento posti
10 dicembre 2014
"ROMA SPARITA" tornano i celebri acquerelli di ETTORE ROESLER FRANZ - dal 17 dicembre a Trastevere
LA
ROMA DI ETTORE ROESLER FRANZ
TRA FASCINO PER IL
PITTORESCO E MEMORIA FOTOGRAFICA
Al Museo di Roma in
Trastevere, dal 17 dicembre al 28
giugno 2015, tornano
40 dei celebri acquerelli a confronto con 48 foto vintage. Inoltre,
grazie ad un touchscreen, sarà possibile ammirare l’intera serie corredata da
apparati introduttivi e una mappa d’epoca
#RoeslerFranzRoma
Il
Museo di Roma in Trastevere invita cittadini e turisti a rivivere le atmosfere
della Roma di fine Ottocento attraverso l’esposizione di 40 acquerelli della serie Roma pittoresca. Memoria di un’era che passa (3 dei quali non
esposti da diversi decenni), 48 foto
vintage, due preziosi album fotografici di fine Ottocento e della presentazione
dell’intera serie di 120 acquerelli attraverso un touch screen, arricchito con
schede di approfondimento, foto e una mappa d’epoca.
La
mostra La Roma di Ettore Roesler Franz. Tra fascino per il pittoresco e
memoria fotografica, promossa da Roma
Capitale, Assessorato alla Cultura, Creatività e Promozione Artistica –
Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali
con l’organizzazione e i servizi museali di Zètema Progetto Cultura, è a cura di Silvana Bonfili e sarà aperta al pubblico dal 17 dicembre al 28
giugno 2015.
La
serie di acquerelli, realizzata tra il 1876 e il 1897, ha l’intento di ritrarre
i luoghi di Roma investiti dalle ristrutturazioni urbanistiche e
architettoniche volute dal Governo italiano dopo il 1870 per adeguare la città
al nuovo ruolo di capitale. Per la loro particolare tipologia tecnica e per via
del supporto su carta, gli acquerelli sono di complessa conservazione e la prolungata esposizione - avvenuta prima degli anni Ottanta del XX secolo
- ha per alcuni di questi precluso
ulteriori esposizioni a parete.
La
Direzione del Museo ha quindi ideato una serie di contenuti multimediali, fruibili tramite un touch
screen, per consentire al visitatore di ammirare tutti i
preziosi e delicati dipinti nel loro splendore. Le immagini saranno
corredate da apparati introduttivi e brevi schede esplicative delle opere e dei
luoghi raffigurati dall’artista e inserite all’interno di una mappa d’epoca di
Roma. Gli acquerelli saranno messi a confronto con le foto storiche degli stessi soggetti selezionate per
l’occasione. Ben dieci gli itinerari da percorrere attraverso la Roma
ottocentesca ritratta e amata dall’artista: le sponde del Tevere, i Prati di
Castello, Borgo, il Campidoglio, l’Aventino, Marmorata, la cosiddetta Salara e Testaccio, il Celio, il Ghetto, Trastevere e
altri luoghi di interesse.
I 40 acquerelli esposti
a parete, selezionati
tra i più celebri ed indimenticabili,
offriranno l’immagine della Roma di fine Ottocento, prima delle grandi
trasformazioni urbanistiche dei piani regolatori del 1873 e del 1883 e della costruzione dei muraglioni lungo
gli argini del Tevere. Si potranno quindi ammirare il “gioiello settecentesco”
del Porto di Ripetta, l’arcata
maestosa di Ponte Rotto o visioni di
paesaggi urbani quali i giardini pensili o le terrazze affacciate sul fiume
Tevere.
Saranno
esposte anche 48 foto vintage delle quali due inserite
in preziosi volumi fotografici di fine Ottocento, appartenenti all’Archivio fotografico
del Museo di Roma, che ritraggono gli stessi luoghi rappresentati da Ettore
Roesler Franz. Molte di queste foto furono commissionate proprio dal Comune, in vista delle imminenti
trasformazioni.
Il confronto tra i
dipinti, che ci riportano all’idea di una Roma
Sparita e dall’atmosfera pittoresca e romantica, e le coeve immagini
fotografiche, alcune delle quali di grande bellezza, offrirà quindi al pubblico
uno strumento ulteriore di approfondimento e di indagine sulla Capitale e sulla
sua memoria storica.
Per l’occasione Palombi editori realizzerà
un volume bilingue italiano-inglese nel quale saranno raccolte le
immagini dei 120 acquerelli riuniti insieme per la prima volta dopo circa 30
anni, con testi critici dei curatori e schede sintetiche delle
opere di Amarilli Marcovecchio e Elena Paloscia.
Mostra
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La Roma di Ettore Roesler Franz. Tra
fascino per il pittoresco e memoria fotografica
|
|
|
Quando
|
dal
17 dicembre al 28 giugno 2015
chiuso 25 dicembre, 1 gennaio, 1 maggio e
lunedì
|
Dove
|
Museo di Roma in Trastevere, Piazza S.
Egidio 1B
|
Orari
|
Martedì-domenica 10.00-20.00
24
e 31 dicembre 10.00-14.00
La Biglietteria chiude un’ora prima
|
Biglietti
|
€8,50 intero, €7,50 ridotto; gratuito per
le categorie previste dalla tariffazione vigente
|
Enti
proponenti
|
Roma Capitale Assessorato alla Cultura,
Creatività e Promozione Artistica - Sovrintendenza Capitolina ai Beni
Culturali
|
Organizzazione
|
Zètema Progetto Cultura
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Sponsor
Sistema Musei Civici
|
Banche Tesoriere del
|
Con
il contributo tecnico di
|
La Repubblica; ATAC
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Catalogo
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Palombi editori
|
Info
|
Tel. 060608 (tutti i giorni ore
9.00–21.00)
#RoeslerFranzRoma
|
Libri: Come si pianifica un’efficace strategia di visual marketing?
E’ il primo manuale in Italia sull’argomento
Come si
pianifica un’efficace strategia di visual marketing?
Esce oggi su Amazon l’ebook della camaiorese Anna Tartaglia
Come si pianifica un’efficace strategia di visual marketing? Come
porsi obiettivi concreti, misurabili e specifici? Come creare un marchio che
sia semplice e facile da memorizzare? A queste e molte altre domande risponde
il manuale dell’autrice camaiorese Anna
Tartaglia che oggi approda su Amazon con il suo ebook dal titolo “Strategie di visual marketing – Usare le immagini come potente
strumento di coinvolgimento per attrarre il pubblico”.
Edito da Bruno Editore e primo in Italia sull’argomento, l’ebook affronta in modo esaustivo tutti gli aspetti
del visual marketing: come stabilire il target di riferimento, come definire
chiaramente il carattere del business e il linguaggio, come scegliere il social
network più adatto alle esigenze della tua azienda, come analizzare la
concorrenza sui social network per pianificare la corretta strategia, come
creare una strategia complementare tra mondo online e offline.
“In questo ebook vedremo insieme alcuni esempi di grandi brand che
nella storia hanno lasciato il segno proprio attraverso il visual e vi
accorgerete di quanto questo tipo di strategia sia applicabile a tutti i
settori e a tutte le attività." spiega l’autrice.
Il corso "Strategie di Visual Marketing", inoltre, include: Ebook PDF con il Corso di Formazione Digitale completo di tutti i Moduli previsti dal programma, in formato ebook con
pagine ricche di informazioni pratiche, ottimizzato per PC e Mac; File per IPAD con il Corso di Formazione Digitale completo di tutti i Moduli previsti
dal programma, in formato epub
ottimizzato per Ipad, Iphone, Tablet, Smartphone, Ereader; File per KINDLE con il Corso di Formazione Digitale completo di tutti i Moduli previsti
dal programma, in formato mobi
ottimizzato per Kindle e Ebook Reader; Download illimitati e aggiornamenti gratuiti: puoi scaricare i file tutte le volte che
vuoi, su tutti i tuoi dispositivi (pc, tablet, cellulare). L’ebook è
disponibile anche sul sito dell’editore: www.brunoeditore.it.
Anna Tartaglia è esperta diplomata in tecnica della grafica
pubblicitaria e in comunicazione visiva e inizia subito a lavorare presso uno
studio grafico di Lucca. Da allora la sua carriera andrà crescendo tra agenzie
di comunicazione e pubblicitarie, a contatto con clienti e responsabili
marketing. Oggi lavora presso il Franchising Millemotivi (franchising di centri
grafica e stampa) come responsabile immagine, comunicazione e marketing. Per
passione e per lavoro si dedica costantemente al mondo del Marketing, sia
attraverso la formazione personale, sia leggendo e scrivendo in merito. Oggi ha
il suo blog annatartaglia.com nel quale tratta di visual marketing e di
comunicazione visiva. Oltre a questo, scrive per clienti e collaboratori su numerosi
blog.
NOI INUIT. I POPOLI DEL FREDDO ARTICO
NOI INUIT. I POPOLI DEL
FREDDO ARTICO
Fino al 25 gennaio 2015
Fondazione Culturale Hermann Geiger, Cecina
(LI)
Fino
al 25 gennaio 2015 si terrà, alla Fondazione Culturale Hermann Geiger di
Cecina, la mostra Noi Inuit. I popoli
del freddo artico, realizzata dalla Fondazione, ente morale senza finalità
di lucro, con i patrocini di Regione Toscana, della Reale Ambasciata di Danimarca,
del Government of Nunavut e dell’Inuit Circumpolar Council.
L’esposizione,
curata dal direttore artistico della Fondazione Geiger, Alessandro Schiavetti,
vuole far conoscere al pubblico la storia e la cultura del popolo degli Inuit –
un tempo conosciuto come Eschimese – che è disseminato in una vastissima
estensione territoriale comprendente le regioni e le isole più settentrionali
del Canada, la Groenlandia, la Siberia e l’Alaska.
La
cultura inuit presentava, e per certi versi presenta ancora, tratti
assolutamente originali dal punto di vista antropologico: essa è caratterizzata
da condizioni di vita estreme e da usanze e abitudini millenarie, conseguenza
di un processo di adattamento tanto arduo quanto perfetto.
Anche
nelle comunità più occidentalizzate, gli abitanti dei ghiacci nordici
continuano a conservare molte delle loro usanze e a credere profondamente nei
valori della loro cultura originaria: la ricerca di un equilibrio armonico che
permetta alla comunità di vivere in pace e serenità, ad esempio tramite una
diversa gestione e risoluzione dei conflitti rispetto all’Occidente; un forte
senso di cooperazione e condivisione, indispensabile per la sopravvivenza in un
ambiente così ostile, che ha spesso evitato lo scoppio di aperte rivalità tra
gruppi; un’alta considerazione della famiglia; il rispetto per le persone
anziane; la valorizzazione dell’individuo intesa come coltivazione delle
attitudini e rispetto della libertà decisionale di ognuno, a patto che non mini
la stabilità e l’armonia della comunità.
La
mostra fornisce uno spaccato della vita quotidiana tradizionale degli Inuit,
focalizzandosi sulle attività di sostentamento come caccia e pesca, sulle
modalità di trasporto e di svago, giochi e danze, e sulle credenze legate a
miti e leggende. Sono esposti reperti etnografici di grande importanza storica
e artistica: indumenti, strumenti di lavoro, armi per la caccia, mezzi di
trasporto, giocattoli, oggetti domestici e cultuali, arte e statuette in vari
materiali, frutto delle esplorazioni e delle diverse ricerche etnografiche
condotte tra il Canada, la Groenlandia e l’Alaska in un periodo compreso
approssimativamente fra la fine dell’Ottocento e gli anni Settanta del secolo
scorso.
I
reperti etnografici provengono da musei nazionali e stranieri, tra cui il
Museum der Kulturen Basel, l’Istituto Geografico Polare “S. Zavatti” di Fermo,
il Museo delle Spedizioni (FAI – Fondo Ambiente Italiano, Villa del
Balbianello, Lenno, CO), il Museo degli Sguardi (Musei Comunali di Rimini),
nonché da diverse collezioni private.
Gli
oggetti saranno presentati al pubblico in accattivanti ricostruzioni
scenografiche artiche e contestualizzati attraverso un percorso didascalico - informativo
sulla vita e la storia della popolazione inuit. In mostra anche rarissime
fotografie storiche, provenienti dagli archivi del National Geographic e
dell’Arktisk Institut danese, e proiezioni di video etnografici concessi dal
National Film Board of Canada.
Al
fine di poter meglio contestualizzare le vicende e le dinamiche delle popolazioni
circumartiche, completerà l’esposizione una panoramica sui problemi ambientali
del Polo Nord e le conseguenze negative che essi provocano sugli insediamenti
umani e sul modo di vivere degli Inuit.
Noi Inuit. I popoli del freddo artico
Dal 6
dicembre 2014 al 25 gennaio 2015
Sede
Sala
Espositiva della Fondazione Culturale Hermann Geiger
Piazza
Guerrazzi 32, Cecina (LI)
Apertura
Tutti
i giorni dalle 16:00 alle 20:00
Ingresso libero
Per informazioni
Fondazione
Culturale Hermann Geiger
T. 0586.635011
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