L’ARTE DEL SORRISO.
LA CARICATURA A ROMA DAL SEICENTO AL
1849
Museo di Roma Palazzo Braschi9 giugno - 2 ottobre 2016
DOMENICA 12 GIUGNO
2016, ore 16.00
MUSEO DI ROMA
PALAZZO BRASCHI
Prendendo spunto
dalla mostra
L’ARTE
DEL SORRISO. LA
CARICATURA A ROMA DAL SEICENTO AL 1849
IL
NANO BAJOCCO.. VA IN SCENA
Storytelling
al Museo di Roma
La storia del nano
Bajocco raccontata con l’animazione
teatrale di Dodo Gagliarde, Monica Carpanese, Edoardo Terzo.
Testo e regia
Alberto Macchi
Sarti, cappellaie e rammendatrici di calze,
accanto a soffiatori di vetro, burattinai e musicisti. Ma anche servitori gobbi
che fanno bella mostra di sé, sono le 120 opere esposte nella mostra
L’Arte del sorriso. La caricatura a Roma dal Seicento al
1849, al Museo di Roma dal 9 giugno al 2 ottobre 2016, e
provenienti da diverse istituzioni culturali (Palazzo Chigi di Ariccia,
Accademia Nazionale di San Luca, Archivio Storico Capitolino, Galleria Nazionale
d’Arte Antica di Palazzo Barberini, Istituto Centrale per la Grafica di Roma,
Museo del Risorgimento di Roma e la Collezione d’Arte della Fondazione
Cassa di Risparmio di Lucca) oltre che dal Gabinetto delle Stampe di Palazzo
Braschi.
L’esposizione, promossa da Roma
Capitale - Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali, è a cura di
Angela Maria D’Amelio, Simonetta Prosperi Valenti Rodinò,
Simonetta Tozzi, con i servizi museali di Zètema Progetto
Cultura. Catalogo a cura di Campisano Editore.
A lungo ritenuta un genere minore, la
caricatura è tuttavia presente nella produzione di molti grandi artisti, da
Leonardo ad Annibale Carracci, a Gian Lorenzo Bernini che per molti aspetti è
considerato il vero iniziatore di questo peculiare tipo di ritratto irriverente.
Ma è solo nel Settecento che l’arte della caricatura ha iniziato ad affermarsi acquisendo
una maggiore impostazione intellettualistica.
Come già nel secolo precedente, la
caricatura a Roma nel XVIII secolo mirava a ‘colpire’ non la collettività ma
il singolo personaggio, com’è evidente nella prolifica produzione di Pier
Leone Ghezzi (1674-1755), protagonista indiscusso di questo genere,
soprannominato il ‘Cavaliere delle caricature’ per la sua abilità nel ritrarre
con arguzia natura e costumi degli uomini di ogni ceto sociale.
Altro magnifico interprete fu l’architetto
pontificio Carlo Marchionni (1702-1786) che, con la sua penna bonaria, si
dedicò alla caricatura per svago e diletto ma con grande qualità grafica e
profondità d’introspezione psicologica. Anche un suo allievo, Giuseppe
Barberi (1746-1809), coltiverà assiduamente questo genere parallelamente
alla quotidiana attività di architetto raffigurando, oltre i membri della
propria famiglia, molteplici personaggi tra nobili, intellettuali, diplomatici,
collezionisti, prelati, artigiani e venditori ambulanti.
Con differente stile i tre artisti ci
offrono una capillare e sagace cronaca della loro epoca non solo attraverso le
caricature ma anche, e soprattutto, con le annotazioni manoscritte poste a
margine dei disegni, relative alla vita pubblica e privata dei personaggi
ritratti. Una sorta di “diari figurati” che, con le loro microstorie, ci
regalano uno spaccato sociale assolutamente inconsueto e
affascinante.
Con la fine del Settecento si conclude la
fortunata stagione della caricatura a Roma, gradualmente soppiantata dalla
vignetta satirica quale illustrazione di una stampa politica e strumento di
critica sociale. Sull’esempio dei primi due giornali satirici francesi La
Caricature (1830-35) e Le Chiarivari (1832-93) - entrambi fondati a
Parigi da Charles Philipon e aperti alla collaborazione di disegnatori quali
Honoré Daumier, Grandville, Paul Gavarni - a Roma ne nascono molti simili, tra i
quali spicca il notissimo Don Pirlone. Di stampo socialista e
anticlericale, esso abbandona definitivamente il tono indulgente della
caricatura settecentesca per uno assai più immediato e incisivo, di forte
impegno civile.