Ha inaugurato il 12 maggio scorso negli
spazi della Galleria Bianconi di Milano (via Lecco, 20) la mostra
Omaggio a Roberto
Paolini
organizzata da Archivio
Paolini in occasione di Expo 2015 e visibile sino al 16 giugno
2015.
Come scrive Adriana Polveroni nel testo
di presentazione della mostra intitolato “Le mani e le cose”:
“Roberto Paolini è stato un ‘artista del fare’, che con le mani
creava autentici capolavori. Che fossero piatti ingegnosi, quando ancora non si
parlava di food, ma il cibo poteva essere comunque un gesto inventivo
[…] E sia che fossero gioielli, più
simili a sculture da indossare. Elaborate, imprevedibili, preziose. Opere
uniche. E Paolini era abile con le mani anche quando realizzava oggetti di
arredamento, oggi rubricabili sotto l'egida del design, dove la semplice gamba
di un tavolo è essa stessa una scultura, rivelatrice di un pensiero preciso
dell'abitare quello spazio”.
“Tutto aveva origine nelle mani” prosegue Adriana Polveroni “un'abilità che da tempo l'arte che frequentiamo ha messo in secondo piano a favore dell'idea. […] Quasi una sfida, un insulto, verso qualcosa che evidentemente si ama molto: un materiale sgualcito, piegato, deformato e poi restituito in una forma nuova. Che racconta, quasi fosse un libro spaginato, il complesso corpo a corpo ingaggiato con esso dall'artista. […] i materiali per Roberto Paolini erano importanti, andavano rispettati ma soprattutto esplorati, fino a tirarne fuori le potenzialità, le soluzioni meno ovvie che trattenevano al loro interno".
Ne sono espressione la serie di
inedite sculture in edizione limitata realizzate per volontà, disegno e secondo
le istruzioni del Maestro Roberto Paolini, presentate il giorno
dell'inaugurazione nella Galleria Bianconi e, in contemporanea, presso il
bookshop di Palazzo Fortuny, in occasione dell’apertura della
56 Biennale di Venezia.
Creature minerali in cui
alita il soffio della vita, scontrosamente discrete, nelle quali la diversità
dei loro tagli e l’ordine delle loro dimensioni si apprezzano, sia nello schema
installativo triangolare, capace di rintracciare nel simbolismo una componente
umana e molteplice, sia nell’opera singolarmente considerata: la forma perfetta
dell’uovo primigenio, modellato come un golem dalla terra, diviene, per
mezzo di uno squarcio netto eseguito dalla mano dell’uomo, ritratto, volto
dell’artista e del singolo, nell’individualità e moltitudine ad un
tempo.
Un gesto che rivive oggi
dotandosi della stessa volontà esploratrice Uomo/opera che fu propria
dell’Artista. Un nucleo che si dischiude grazie alla mano del Maestro, solitario
sensibile plasmatore e indica poeticamente sull’argilla i modi d’accesso alla
sua opera, portando l’universo interiore della poetica alla sua
Rivelazione.
Roberto Paolini
(1934 – 2012) è stato artista poliedrico e duttile, capace di comunicare l’arte
attraverso molte delle sue risultanti: artista, designer originale e pragmatico,
chef dagli arditi accostamenti.
Stile e geometria, pattern seriali e cromatismi ripetuti denotano la produzione del Maestro Roberto Paolini. Le sue creazioni - frutto della sua instancabile ricerca personale svolta all'interno del suo atelier - svelano un ritmo nella composizione quasi contrappuntistico. Quest’anima vibrante ebbe nel costruttivismo stilistico e nel rigoroso geometrismo la sua chiave di lettura più pregnante, che insistette sempre sul primato della sue intuizioni rispetto al gusto contemporaneo.
Stile e geometria, pattern seriali e cromatismi ripetuti denotano la produzione del Maestro Roberto Paolini. Le sue creazioni - frutto della sua instancabile ricerca personale svolta all'interno del suo atelier - svelano un ritmo nella composizione quasi contrappuntistico. Quest’anima vibrante ebbe nel costruttivismo stilistico e nel rigoroso geometrismo la sua chiave di lettura più pregnante, che insistette sempre sul primato della sue intuizioni rispetto al gusto contemporaneo.