Firenze, 8 Giugno 2016
VINCE
MIRCEA CĂRTĂRESCU
conAbbacinante. Il corpotraduzione di Bruno MazzoniVoland
Mircea Cartarescu ph Alessandro Moggi_ |
È Mircea Cărtărescu con Abbacinante. Il corpo - Voland, traduzione di Bruno Mazzoni – il vincitore della decima edizione del Premio Gregor von Rezzori per la migliore
opera di narrativa straniera tradotta in Italia.
Lo
scrittore romeno è stato premiato oggi alla presenza del Sindaco di Firenze Dario Nardella. Ad annunciare il vincitore,
nel corso di una cerimonia che si è svolta nel Salone dei Cinquecento in
Palazzo Vecchio, la giuria composta da Ernesto
Ferrero, Beatrice Monti della Corte,
Edmund White, Alberto Manguel, Paolo Giordano e Andrea Bajani.
Questa
la motivazione con cui la giuria ha assegnato il Premio a Mircea Cărtărescu:
"Uno dei libri più travolgenti e originali della nostra
epoca, Abbacinante brulica di insetti che sembrano il prodotto di
allucinazioni, esseri semi-umani, bachi e farfalle, come nel Pasto nudo
di Burroughs. Si tratta di un’autobiografia mitica, come il Paradiso di
José Lezama Lima. Opera originale e inventiva come Cent’anni di solitudine;
come quella, sarà di ispirazione per innumerevoli altri scrittori in una
miriade di lingue. Ma fare paragoni di questo genere è un esercizio senza senso,
perché Abbacinante. Il corpo è assolutamente originale. Unico. È un
libro caratterizzato da un tema conduttore medico che ci accompagna nelle tante
visite alle cliniche – assolutamente inadeguate — di Bucarest, dove il
narratore si frigge il cervello quando si auto somministra degli elettrochoc.
Condivide il reparto con due ragazze psicopatiche e sadiche che, ogni qualvolta
siano presenti infermieri o medici, ostentano un comportamento normale, mentre
invece complottano tra loro per riuscire a umiliarlo e ferirlo. Il narratore ha
un attaccamento morboso per sua madre nei cui confronti ha fantasie grottesche.
Viene spesso spinto giù per misteriosi scivoli (ai piedi di un albero, nel
sottosuolo dell’ospedale), per finire in mondi abbaglianti abitati da migliaia
di mostri ibridi. La storia della Romania e la vita insignificante di Mircea si
svolgono in sequenza e si intrecciano, sempre in versioni da incubo. Tutto
obbedisce a una logica onirica – con improvvisi salti di scala, di probabilità,
di luogo e di generi. Un momento ci troviamo in un grattacielo che sembra un
condominio in architettura di stile sovietico, una struttura servita da un
inquietante ascensore (un incubatoio di farfalle) che attraversa piani
misteriosi e senza inquilini; e subito dopo siamo in un parco pubblico, a
osservare le statue degli eroi nazionali. La scrittura è talmente elettrica e
imprevedibile che il lettore non riesce a voltar pagina con sufficiente
rapidità. Il libro che stiamo leggendo viene spesso evocato, mentre viene scritto.
Si contrasta la vita cittadina della Romania con quella rurale. Il
narratore bambino possiede una sua percezione mitica del bombardamento di
Bucarest nella seconda guerra mondiale. Sacrifici umani, fantasie su New
Orleans, eresie religiose, urla senza fine – questo libro si pone sull’orlo
della follia, come Les Chants de Maldoror. Forse è tenuto insieme dal
suo narratore, innocente, alla ricerca, giovanile, che tutto teme, tutto
accetta, tutto studia. È un libro delle meraviglie, un circo popolato da belle
e da bestie, un testo che sfonda le porte della percezione e ci stupisce con
prodigi dell’invenzione e dell’immaginario. Con la sua perenne alternanza tra
malvagità e incantesimo, risulta sempre nuovo e imprevedibile. Cartarescu è il
moderno Hieronymus Bosch in prosa, e Abbacinante è il suo Giardino delle
Delizie".
Gli altri finalisti erano: Dany Laferrière, Tutto
si muove intorno a me, 66thand2nd
(traduzione di Giuseppe Girimonti Greco e Francesca Scala), Yiyun Li, Più gentile della solitudine, Einaudi (traduzione di Laura Noulian), Dinaw Mengestu, Tutti i nostri nomi,
Frassinelli (traduzione di Mariagiulia Castagnone) e Lorrie Moore, Bark, Bompiani (traduzione di Alberto Pezzotta).
Nel corso della cerimonia è stato conferito il premio per la
migliore traduzione di opera straniera. La giuria
composta da Ilide Carmignani e Leonardo Marcello Pignataro, presieduta
da Martina Testa, ha attribuito il premio per la traduzione a Fulvio Ferrari
per L’arte di collezionare mosche di Fredrik Sjöberg, edito
da Iperborea
Questa la motivazione con cui la giuria gli ha assegnato
il Premio:
"L’arte
di collezionare mosche di Fredrik Sjöberg, uscito originariamente in
Svezia nel 2004, tradotto in una decina di lingue e accolto da unanime consenso
critico e successo di pubblico, è stato un inatteso caso letterario. È merito
di Iperborea, casa editrice indipendente che da più di vent’anni svolge un
prezioso lavoro di mediazione culturale rispetto all’ambito letterario del Nord
Europa, aver pubblicato quest’opera in Italia affidandola alle mani sapienti di
Fulvio Ferrari, scandinavista di profonda esperienza che affianca all’attività
accademica quella di traduttore (dalle lingue nordiche, ma anche dal fiammingo
e dal tedesco) e ha al suo attivo decine di titoli, fra cui testi di autori
ormai classici come Cees Noteboom e Knut Hamsun. Nelle pagine de L’arte
di collezionare mosche l’autore parla della sua esperienza di entomologo
dilettante e rievoca la storia di un suo illustre predecessore, lo scienziato
svedese René Malaise, dando vita a un’opera ibrida che intesse aneddoti, dati,
riflessioni: un affascinante esempio di narrative non-fiction in cui la
tematica autobiografica si mescola a quella scientifica e storico-biografica in
un racconto disteso e suggestivo. La traduzione di Ferrari unisce la
scorrevolezza e la spontaneità richieste dal tono discorsivo della prosa
all’estrema precisione imposta dai punti in cui prevalgono i dettagli storici e
scientifici. In mancanza di una vera trama, la forza del libro si concentra nella
voce narrante, autorevole e confidenziale al tempo stesso, che riesce a rendere
appassionante un argomento a prima vista peregrino e forse addirittura noioso.
Ferrari ha saputo restituire questa voce nella nostra lingua con magistrale
grazia ed efficacia, conquistando il lettore fin dalle prime pagine. La giuria
è lieta di premiare un libro significativo di questa stagione editoriale, un
traduttore di indiscussa competenza, un lavoro di mediazione linguistica tanto
delicato quanto brillante".
Biografie dei vincitori
MIRCEA CĂRTĂRESCU
Mircea Cărtărescu, nato a Bucarest nel 1956, è uno dei
più interessanti e raffinati scrittori dell’Est Europa, e sicuramente il più
importante autore romeno contemporaneo. Tradotto in tutte le maggiori lingue
europee e acclamato dalla critica, ha ricevuto numerosi riconoscimenti: nel
2012 gli è stato conferito a Berlino l’Internationalen Literaturpreis- Haus der
Kulturen der Welt, l’anno successivo, in Svizzera, lo Spycher-Literaturpreis
Leuk, e più di recente il Premio di Stato per la Letteratura Europea 2015 da
parte della Repubblica Austriaca. Di Mircea Cărtărescu Voland ha già
pubblicato Travesti (2000), Abbacinante. L’ala sinistra (2008), Perché
amiamo le donne (2009) e Nostalgia, di cui è uscita una nuova
edizione completa nel 2012 e con il quale l’autore si è aggiudicato anche il
prestigioso Premio Acerbi, e a maggio 2016 Abbacinante. L’ala destra.
Abbacinante. Il corpo - Voland – traduzione di Bruno Mazzoni
Nel
pieno incubo della Romania degli anni ’50-’60, la storia di Vasile – il bambino
senza ombra nella pittoresca Bucarest del XIX secolo – si fonde e si congiunge,
come in un nastro di Möbius, con quella dell’autore stesso, Mircea, e con il
ritratto poderoso di un’infanzia densa di figure, sogni, suggestioni, angosce.
Dagli uomini-statua che popolano le viscere di una Amsterdam grottesca e
stupefacente, agli artisti di un circo che trovano nello strabiliante Uomo
Serpente un’incarnazione dell’anima meravigliosa dell’antica India, questo
secondo volume della trilogia cominciata con Abbacinante. L’ala sinistra (Voland
2008) è una instancabile invenzione di creature, incubi, allucinazioni,
alchimie, tratte in parte da una sconfinata realtà caleidoscopica, in parte da
una fantasia intellettuale ed eversiva che è stata accostata spesso ad autori
quali Kafka e Borges.
FULVIO FERRARI
Fulvio
Ferrari è nato a Milano nel 1955. Ha studiato presso le università di Torino,
Milano e Stoccolma. Dal 1981 svolge l’attività di traduttore letterario,
traducendo prima dal tedesco (Hölderlin, Klaus Mann), poi dallo svedese (Sven
Delblanc, August Strindberg, Göran Tunström, Stig Dagerman, Fredrik Sjöberg),
dal norvegese (Knut Hamsun) e dal nederlandese (Cees Nooteboom, Adriaan van
Dis). Sempre nell’ambito dell’attività di traduzione ha curato le versioni
italiane di alcuni testi medievali di area nordica (Saga di Oddr l’arciere,
Saga di Egill il monco) e nederlandese (Storia di re Carlo e di Elegast, La
meravigliosa e veritiera storia di Mariken di Nimega). Nel 1992 ha preso
servizio come ricercatore di Filologia germanica presso l’Università di Trento,
dove ha poi lavorato come professore associato dal 1998 e come professore
ordinario dal 2005. I suoi studi di filologia germanica si sono principalmente
incentrati sulle saghe leggendarie islandesi, sulla letteratura svedese
medievale e sulla ricezione della leggenda nibelungica nella cultura moderna e
contemporanea. È stato presidente dell’Associazione Italiana di Filologia
Germanica dal 2009 al 2014 e membro del Comitato scientifico dell’Istituto Italiano
di Studi Germanici dal 2012 al 2016. È membro dell’accademia Kungliga
Humanistiska Vetenskaps-Samfund di Uppsala. È attualmente direttore del
Dipartimento di Lettere e Filosofia dell’Università di Trento.
Il Festival degli Scrittori, nato dall’esperienza della
Fondazione Santa Maddalena presieduta da Beatrice Monti della corte, moglie di
Gregor von Rezzori - è promosso e sostenuto dal Comune di Firenze nell’ambito
delle attività del Gabinetto Scientifico Letterario G.P. Vieusseux ed è
realizzato con il determinante contributo dell’Ente Cassa di Risparmio di
Firenze.