BERTOLAMI
FINE ARTS
Roma
Monaco Londra
ASTA 22
ARCHEOLOGIA
20 maggio 2016 ore 16,30
Esposizione:
15 – 17 maggio 2016
ore 11.00/19.00
18 – 19 maggio ore 10.00/13.00
Palazzo Caetani Lovatelli
Piazza
Lovatelli, 1 - Roma
Info: Tel. +39 06 32609795 – 06 3218464
e-mail: info@bertolamifinearts.com
By Scarlett Matassi
Un’asta di reperti archeologici di alto pregio a prezzi contenuti. Se gli stessi oggetti fossero posti
all’incanto a Londra o New York verrebbero contesi dai maggiori collezionisti
stranieri e raggiungerebbero valori di mercato ragguardevoli, ma il loro
evidente interesse di carattere archeologico, storico e, per alcuni di essi,
artistico ne impedisce l’esportazione al di fuori dei confini nazionali
calmierandone automaticamente il prezzo. Accade dunque che il vincolo statale
rimetta in gara quei collezionisti italiani – acquirenti per passione e non con
intenti speculativi - solitamente esclusi dal vertiginoso giro d’affari del
grande commercio internazionale di archeologia, creando al contempo un circuito
commerciale perfettamente legale in grado di far emergere beni oggi
immobilizzati e nascosti all’interno delle case.
L’Italia non è un paese per aste di
archeologia. I motivi sono noti e attengono alla complessità e severità del
sistema normativo vigente nel nostro paese in materia di tutela del patrimonio
culturale. Le prime leggi sul tema sono state d’altronde emanate proprio qui da
noi. Nella Roma del Papa Re, già a partire dai primi decenni del ‘400, si
avverte l’esigenza di provvedimenti finalizzati a impedire la demolizione e
spoliazione delle rovine di età romana. Si procede poi alla regolamentazione
degli scavi archeologici, arrivando a creare una carica dello Stato preposta a
vigilare sul patrimonio artistico. L’idea, come è noto, è da ascriversi a Papa
Leone X, che, nel 1515, nomina Raffaello Ispettore
Generale delle Belle Arti . E non solo lo Stato Pontificio si è dotato
prima di ogni altro di un ministro dei beni culturali, ma, intorno alla metà
del ‘600, per primo ha introdotto il divieto di esportazione all’estero delle
opere d’arte di maggior valore. Alla luce di presupposti storici così
impegnativi si comprende come mai l’Italia occupi una posizione del tutto
defilata nell’ambito del grande commercio internazionale di archeologia, un
ramo del mercato dell’arte nei confronti del quale il nostro paese ha
sviluppato un atteggiamento di sedimentata e non sempre giustificata
diffidenza.
lotto 34 |
Come si spiega, allora, l’asta di
reperti archeologici di alto pregio che Bertolami Fine Arts si appresta a
battere nella sua sede romana di Palazzo Caetani Lovatelli? Basta sfogliare
velocemente il catalogo per rendersi conto che la proposta è insolitamente
ghiotta: piccoli tesori in grado di fare
la felicità dei collezionisti più esigenti a valori di stima decisamente
contenuti. Una gara, insomma, che si direbbe aperta a un parterre di
appassionati tutt’altro che ristretto. A fornire la soluzione del mistero è Giuseppe
Bertolami, general manager e fondatore della casa d’aste: ”Il progetto di vendita all’incanto che, con
Andrea Pancotti - capo del nostro Dipartimento di Archeologia – abbiamo a lungo
accarezzato e infine realizzato non contempla alcuna possibilità di
speculazione, né da parte nostra, né da parte dei compratori. Ciò dipende dal
riconosciuto interesse di carattere archeologico, storico e, in alcuni casi,
artistico dei pezzi in vendita, pezzi che, per questa ragione, non possono
uscire dal territorio della Repubblica. Il nostro compratore ideale non è un
mercante, non compra per rivendere, magari all’estero. Abbiamo lavorato per
intercettare collezionisti italiani, appassionati autentici pronti ad
innamorarsi dell’idea di entrare in possesso di un oggetto di speciale
importanza il cui prezzo risulta
calmierato proprio dal riconoscimento da parte dello Stato italiano di
quell’importanza così manifesta.”
In sintesi, l’operazione trova il
suo principale fondamento nella scommessa che l’imposizione di un vincolo
statale non sempre chiuda la partita commerciale, ma possa al contrario
rinnovarla e aprirla a nuovi giocatori. Oggetti come l’eccezionale pisside siciliana a figure rosse del IV
secolo a.C., o il grande altare
votivo in marmo del II secolo d.C. con le vivide effigi di Asclepio, Igea e
Telesforo, o il meraviglioso busto di
Caracalla fanciullo ritratto nelle vesti di Attis, se venduti a Londra o
New York, verrebbero contesi dai più grandi collezionisti e raggiungerebbero
quotazioni ragguardevoli. Accade però che il divieto di esportazione,
abbassandone il prezzo, li metta alla portata di un collezionismo colto e
appassionato, ma assai meno elitario dal punto di vista della possibilità di
spesa.
Si fa fatica a ricordare la data
dell’ultima asta di reperti archeologici di alta qualità tenutasi a Roma, è
però certo che molti dei lotti posti all’incanto il prossimo 20 maggio a
Palazzo Caetani Lovatelli rimarranno a
lungo nella memoria e nel cuore dei conoscitori.
I TOP LOTS
I cinquantasei lotti che saranno
posti all’incanto il 20 maggio a Palazzo Caetani Lovatelli possono essere tutti
considerati dei top lots, top lots di diverse fasce di prezzo. Ne segnaliamo però alcuni per il loro eccezionale
interesse.
1.
Lotto 21 - Grande
pisside skyphoide a figure rosse - Lentini (Sicilia), ca. 350-325 a.C.
alt. cm 29; diam. cm 16,8
€ 18.000-20.000
Riccamente decorata, usualmente utilizzata per contenere
oggetti personali, cosmetici e gioielli. Caratterizzata da scene legate al
mondo femminile ed in particolar modo di tipo prenuziale, poteva far parte di
un corredo matrimoniale.
Il
lotto è stato dichiarato di interesse archeologico particolarmente importante
ai sensi del D.L.gs. 42/04 con D.D.R. del 01/06/2004 della Soprintendenza per i
Beni Archeologici della Toscana.
2.
Lotto 27 - Testa di
giovinetto con berretto frigio I - II secolo d.C.
alt. cm 35; largh. cm 32
€ 70.000-90.000
Testa maschile in
marmo bianco insulare, caratterizzata da folta chioma di capelli ricci e da
copricapo orientale che presenta elementi assimilabili sia al berretto frigio
che ad un elmo.
Il lotto è stato
dichiarato di interesse archeologico particolarmente importante ai sensi del
D.L.gs. 42/04 con D.D.R. del 12/9/2007 della Soprintendenza Archeologica di
Roma.
3. Lotto 33 - Ritratto di Caracalla come Attis - Primo decennio del III secolo d.C. – alt cm
65
€ 120.000-150.000
Il lotto è stato dichiarato di
interesse archeologico particolarmente importante ai sensi del D.L.gs. 42/04
con D.D.R. del 12/9/2007 della Soprintendenza Archeologica di Roma.
4.
Lotto 34 –
Importante gruppo di marmi ed epigrafi dalla Via Latina. Si distingue tra essi
un altare votivo con Asclepio, Igea e Telesforo – I-II Secolo d.C. –
alt m.1,18; diam. cm 55,5
€ 150.000-200.000
Grande altare votivo in marmo da Grottaferrata (Roma).
Raffigura Asclepio, Igea e Telesforo. Probabilmente dedicato nella metà del II
secolo d.C. all'indomani della terribile epidemia di peste scoppiata tra il 165
e il 166 d.C. e nota dalle fonti antiche come "peste Antonina".
Il
lotto è stato dichiarato di interesse archeologico particolarmente importante
ai sensi del D.L.gs. 42/04 con D.D.R. del 26/2/2013 della Soprintendenza per i
Beni Archeologici del Lazio.
5.
Lotto 36 – Grande
gemma magica in eliotropio - II-IV
secolo d.C.
Alt mm24; lungh mm13
€ 1.200-1.500
Eccezionale gemma magica in eliotropio. La gemma magica
era un particolare tipo di gemma gnostica di età ellenistico-romana utilizzata come
talismano in riti propiziatori. Si riteneva che le raffigurazioni e le
iscrizioni su di essa incise le conferissero poteri magici. Di grande fascino e
rilevante valore iconografico.
Nessun commento:
Posta un commento