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21 marzo 2016

LA TELA VIOLATA: ARTISTI DELLA TERZA DIMENSIONE A LUCCA

La tela violata
Fontana, Castellani, Bonalumi, Burri, Scheggi, Simeti, Amadio e l'indagine fisica della terza dimensione
Lu.C.C.A. - Lucca Center of Contemporary Art, Lucca
fino al 19 giugno 2016
a cura di Maurizio Vanni

Paolo Scheggi- Intersuperficie curva, 1968


 “La tela violata. Fontana, Castellani, Bonalumi, Burri, Scheggi, Simeti, Amadio e l'indagine fisica della terza dimensione”, a cura di Maurizio Vanni, organizzata dal Lu.C.C.A. – Lucca Center of Contemporary Art e prodotta da MVIVA in collaborazione con Spirale d’Idee.
Tema centrale lo Spazialismo con particolare attenzione a Azimuth, rivista fondata da Piero Manzoni e Enrico Castellani che coinvolgeva intellettuali, critici d’arte e artisti nel dibattito su cosa rappresentasse l’arte, e Azimut, spazio espositivo fondato sempre da Manzoni e Castellani, in collaborazione con Agostino Bonalumi.

Azimut/h hanno avuto un eco e un effetto domino quasi inimmaginabile per mezzo di una dirompente sperimentazione e una dissacrazione degli strumenti del fare arte che propone allo spettatore il ruolo  di completare il lavoro dell’artista chiamato a violare la tela. La genesi di questa rivoluzione concettuale si può ritrovare nel manifesto per l’Arte integrale di Lucio Fontana.  Il primo Manifesto dello Spazialismo (1946) propone una nuova arte che avrebbe dovuto essere caratterizzata dallo studio fisico della materia, del colore e del suono in movimento, del ritmo che poteva scaturire da un lavoro nuovo sul palinsesto pittorico. L’obiettivo era di superare i limiti bidimensionali della tela per creare uno spazio che fosse, al tempo stesso, fisico e concettuale.

Lo Spazialismo ha formato i presupposti che hanno portato molti artisti a basare la proposta artistica sul superamento dei confini dell’opera, sulla violazione della tela, sulla necessità di ridiscutere i tempi e i modi del dipingere e sul bisogno di rivedere il ruolo del pittore e dello spettatore. Per questi artisti, il supporto diventa l’anima di tutto il lavoro, l’elemento portante e definitivo e lla scoperta di uno spazio nuovo che la tecnica tradizionale non avrebbe potuto favorire.
  
Tutto ha inizio con Lucio Fontana e il suo Manifesto Blanco. In esposizione nella sala principale del Museo dodici opere. I suoi celebri Tagli, che compaiono nel 1957 e trovano la loro compiutezza in una serie di opere intitolate Concetto spaziale. Attese, sono lavori caratterizzati da uno o più tagli verticali, netti, decisi, perentori, con cui l’artista invade la tela monocroma. Il taglio è un gesto che attraversa la tela, che impiega un tempo a percorrerla, un’attesa, e conferma una continuità tra lo spazio esterno e quello interno del piano.
Il Manifesto Spazialista non poteva passare inosservato a tanti artisti italiani che sentivano l’esigenza di andare oltre il palinsesto tradizionale utilizzato in pittura e Alberto Burri fu tra questi. L’artista umbro, in mostra con 3 opere, prende le distanze dalla superficie pittorica tradizionale intervenendo sulle tele con azioni e stratificazioni che ne riconcepivano l’aspetto – attraverso l’uso di materiali fino allora inediti – in grado di trasformare in opera quello che in passato poteva essere definito supporto. I sacchi di juta, le combustioni di plastiche industriali e i catrami creano uno strumento di dialogo aperto con il pubblico.
Agostino Bonalumi e Enrico Castellani danno vita a un percorso di ricerca sulle infinite possibilità spaziali fornite dall’estroflessione della tela che ormai aveva superato i confini della cornice dialogando in modo diretto con lo spazio. Bonalumi, al quale è dedicata una sala con 10 opere, si inserisce giovanissimo nel clima artistico milanese frequentando lo studio di Enrico Baj dove conosce Lucio Fontana, Piero Manzoni e Enrico Castellani. Quella di Bonalumi è una ricerca che tende a legarsi al design, con il “quadro-oggetto” che, strutturandosi in superfici monocrome a rilievi articolate secondo una simmetria assiale, invade lo spazio circostante arrivando a creare uno “spazio-ambiente”.
Anche Castellani, in mostra con 7 lavori, avvia un percorso rigoroso di studio sulle possibilità di analisi dell’estroflessione delle tele mediante l’utilizzo di chiodi e centine inserite dietro la tela.
Paolo Scheggi, al quale è dedicata una sala con 2 opere, invece, comprende l’importanza del dialogo tra ricerche artistiche e architettura attraverso un percorso creativo che lo porta a indagare lo spazio e a violare la tela attraverso una “progettazione totale”. Ne scaturiscono delle “inter-superfici”, spazi indagati oltre la tela, sopra e sotto il livello della materia-colore, sperimentando per la prima volta le relazioni tra i diversi livelli di spazialità, dapprima sovrapponendo lamiere e dopo utilizzando tele monocrome assemblate le une sulle altre. Strutture diversamente forate in superficie, in forme ellittiche irregolari, seppur con percorsi progettuali studiati. Anche il suo spettatore è chiamato a diventare, al tempo stesso, fruitore e co-autore, scegliendo come interagire con lo sguardo, con il corpo e con la mente.
Per Turi Simeti, presente con 9 opere, la ciclicità spaziale della vita è enfatizzata attraverso armonie plastiche ellittiche che affiorano, in modo raffinato, sotto il supporto bidimensionale della tela. Simeti viola la tela per avere un contatto fisico con la tridimensionalità: inizialmente con applicazioni a rilievo sopra la superficie del supporto, in seguito con l’estroflessione che segna il suo primo passo verso una pittura-oggetto.
Rispetto ai predecessori dell’estroflessione Giuseppe Amadio, in mostra con 8 lavori, viola la tela movimentandone la superficie in modo più irregolare con punti, linee, curve, angoli e varie forme geometriche. Il suo è un lavoro caratterizzato dalla plasticità del segno che si risolve in una sorta di labirinto di linee curve enfatizzate da luci, ombre e tensioni interiori ed esteriori.

La tela violata
Fontana, Castellani, Bonalumi, Burri, Scheggi, Simeti, Amadio e l'indagine fisica della terza dimensione
Lu.C.C.A. - Lucca Center of Contemporary Art, Lucca
19 marzo – 19 giugno 2016
a cura di Maurizio Vanni
Per info:
Lu.C.C.A. – Lucca Center of Contemporary Art
Via della Fratta, 36 – 55100 Lucca tel. +39 0583 492180

Orario mostra:
Dal martedì alla domenica ore 10 - 19
Chiuso il lunedì

Biglietti: intero 9 €; ridotto 7 €

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